Il 9 ottobre in Azerbaijan si terranno le settime elezioni presidenziali. 10 i candidati in lizza, ma uno solo è il favorito: il presidente uscente Ilham Aliyev. Tra gli elettori sembra esserci voglia di cambiamento ma in pochi credono sia possibile
Per essere un paese che deve eleggere il suo prossimo presidente in meno di un mese, l’atmosfera pre-elettorale è incredibilmente calma, se non addirittura indifferente.
La maggior parte degli azeri prosegue con le proprie attività quotidiane e presta poca - per non dire nessuna - attenzione ai poster elettorali che decorano le vetrine di molti negozi, banche e istituzioni. Nel migliore dei casi, i poster sono messi in ombra da manifesti pubblicitari che reclamizzano viaggi a Dubai o da qualche altra parte, un nuovo ristorante, un centro commerciale, oppure, le immagini del defunto presidente Heydar Aliyev che sorride a chi lo guarda.
Per alcune persone, il 9 ottobre sarà solo un giorno come gli altri. Forse non c’è da incolparli: hanno smesso di credere che sia possibile avere elezioni libere ed eque. O forse la situazione è tale per cui gli azeri sono sicuri che la notorietà dell’attuale presidente Ilham Aliyev e l'impopolarità che grava sugli altri 9 candidati risulterà certamente in una nuova vittoria del primo. È attraverso le urne che si deciderà il vincitore in appena un paio di settimane. Sarà così?
Mentre in patria l’atmosfera pre-elettorale è abbastanza tranquilla, le lobby, come api instancabili, non si lasciano sfuggire occasione per sostenere l’immagine del presidente all’estero. Una piccola pubblicità apparsa sul numero del New York Times dell’8 settembre rassicura gli elettori circa la vittoria di Ilham Aliyev nelle prossime elezioni. L’inserto, intitolato “Azerbaijan: un Paese che va incontro al futuro con sicurezza” indica vari fatti illustri riguardanti il paese.
Dall’atteso raddoppiamento del PIL agli effetti dei contratti per lo sfruttamento delle risorse energetiche, alla popolarità dell’attuale presidente, una lunga lista di successi è il risultato del duro lavoro di Ilham Aliyev in questi anni. Invece, gli abusi nel campo dei diritti umani, la corruzione, l’assistenza sociale insufficiente, i problemi nel settore dell’istruzione e molte altre questioni urgenti vengono decisamente lasciate fuori.
A Baku, anche il vice presidente e segretario esecutivo del partito Nuovo Azerbaijan, Ali Ahmadov, in un suo intervento , salta il noioso capitolo dei diritti umani e va dritto al punto: non serve che il presidente Aliyev partecipi alla campagna elettorale, afferma Ahmadov, e aggiunge che il presidente è l’uomo del popolo, costantemente in contatto con la sua gente, accanto alla gente e per la gente. Per non sottrarre il presidente ai suoi importanti obblighi, quindi, un team di zelanti membri del partito e di sostenitori provenienti da tutto il paese condurranno la campagna elettorale per lui, spiega Ahmadov.
Mio Presidente
Non c’è allora da stupirsi nel vedere il flashmob/video promozionale preparato da entusiasti sostenitori di Aliyev che ballano sulle note di una canzone dedicata al presidente in carica. L’iniziativa si chiama “Mənim Prezidentim”, cioè Mio Presidente (non per niente anche la canzone del video si chiama “Mio Presidente”). Ci sono anche un sito , una pagina Facebook con 128 mila like (nel momento in cui viene scritto questo articolo) e un account Twitter @MPrezidentim. L’obiettivo principale è mostrare i risultati della vincente politica decennale portata avanti da Ilham Aliyev. La cosa che colpisce di più è il paragrafo che introduce la pagina e che si può tradurre all'incirca così:
“Sono sicuro: il Mio Presidente è il protettore dell’indipendenza di questo paese;
Penso: che il Mio Presidente ci spinge a pensare alla nostra patria;
Credo: che il Mio Presidente libererà le nostre terre;
So: che il Mio Presidente pensa ad ogni singolo cittadino (le parole di Ali Ahmadov lo ricordano);
Sono sicuro: che il Mio Presidente è colui che ci procura la salute e un futuro brillante;
Io ritengo: che il Mio Presidente, giovane nello spirito, sia sempre dalla parte dei giovani;
Sono orgoglioso: che il Mio Presidente sia Ilham Aliyev.”
Tuttavia, sembra esserci un fraintendimento più ampio, perché il Presidente tende a scegliere solo alcuni dei cittadini di cui occuparsi e solo alcuni dei giovani dalla cui parte schierarsi. Non molto tempo fa, otto giovani membri di un altro movimento giovanile, il N!DA (che significa punto esclamativo), sono stati arrestati con false accuse. Il più giovane tra loro ha appena compiuto 18 anni e il più vecchio ne ha 28. Secondo gli avvocati che seguono il caso, il 13 settembre contro questi attivisti sono state aggiunte altre imputazioni. Inizialmente gli otto giovani erano stati accusati di possesso illegale di armi e droga; secondo le nuove accuse avrebbero organizzato e preso parte a disordini di massa.
Limitata la voce dell’opposizione
Ad oggi, non ci sono canzoni o video dedicati a nessuno degli altri candidati registrati (ora sono in tutto 10, dagli iniziali 21), in corsa per la carica di presidente alle imminenti settime elezioni presidenziali. Infatti, il dibattito pre-elettorale è assente. La Commissione Elettorale Centrale (CEC), l’istituzione dello stato responsabile dello svolgimento delle elezioni, ha recentemente annunciato gli spazi radio-tv assegnati ai candidati: tre volte a settimana in TV alle 19 (sei minuti per candidato) e tre volte a settimana in radio, alle 21 (la durata è a discrezione del programma). Purtroppo, mentre assegnava gli spazi, alla CEC deve essere sfuggito un piccolo dettaglio: nessuno guarda la TV alle 7 di sera, perché la maggior parte degli Azeri che lavorano a quell’ora sono bloccati nel traffico all’uscita dal lavoro; allo stesso modo pochi - o nessuno - ascoltano la radio alle 9 di sera, perché è l’ora in cui probabilmente le famiglie finalmente si siedono a tavola per cena.
Il primo dibattito TV tra i candidati e i loro sostenitori è andato in onda il 17 settembre. Ma la discussione non era strutturata, non c’erano temi specifici su cui i candidati avrebbero dibattuto ed espresso le loro opinioni. È stata solo un’esibizione di dichiarazioni e di accuse.
Un sondaggio condotto dal centro sociologico Adam nell’ambito del progetto “Democrazie ed elezioni presidenziali in Azerbaijan 2013” ha posto 22 domande a 1000 persone residenti nei 6 distretti amministrativi. Il sondaggio ha rivelato che il 54,6% degli intervistati vuole un cambio di leadership in Azerbaijan. Il 49,3% crede che ciò sia difficilmente realizzabile perché non ci saranno elezioni democratiche. Il 33,2% ha affermato che non protesterebbe se sapesse che i risultati sono stati truccati, perché non ha senso protestare (di contro, il 29,9% ha detto che lo farà). Sempre nella medesima pubblicità del New York Times, a differenza di questi sondaggi, gli autori affermano che, secondo sondaggi non ben specificati, il presidente in carica gode “del sostegno della maggioranza degli elettori”.
Circa cinque milioni di azeri possono votare il 9 ottobre. 10 candidati in lizza sono il numero più alto di candidati tra tutte le elezioni tenute finora. Il partito al governo ha già affermato che non c’è un nome realisticamente in grado di sfidare il presidente in carica; l’atmosfera politica rimane quindi tesa e molti analisti affermano che la situazione nel paese non è tale da permettere che si tengano elezioni libere ed eque. Secondo Anar Mammadli, presidente del Centro per il Monitoraggio Elettorale e gli Studi Democratici (EMDC): “Le restrizioni delle libertà politiche, specialmente con riferimento alle libertà di parola e di assemblea, non corrispondono agli standard internazionali necessari per tenere elezioni libere”.
“C’è poi, in tutto il paese, una diffusa sfiducia nel processo elettorale in generale”, aggiunge Mammadli. Avendo presente questo, è molto improbabile che ci si possa aspettare un cambiamento.
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