Baku, Azerbaijan

(Baku, Azerbaijan - Foto di G. Lichfield )

I legislatori europei hanno chiesto il rilascio dei prigionieri politici e un'indagine sulle accuse di corruzione ad alto livello

02/10/2015 -  Afgan Mukhtarli

(Originariamente pubblicato da Institute for War & Peace Reporting  il 25 settembre 2015, titolo originale Azerbaijan's Euro-Exit )

I leader dell'Azerbaijan sono furiosi con l'Unione europea per averli accusati di incarcerare giornalisti e difensori dei diritti umani. Il 10 settembre, infatti, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che richiede il “rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri politici, difensori dei diritti umani, giornalisti ed altri attivisti della società civile” (tra cui Khadija Ismayil  e i coniugi attivisti Leyla e Arif Yunus) e “una rapida indagine sulla morte del giornalista Rasim Aliyev ”.

L'Europarlamento è andato ben oltre le precedenti dichiarazioni, invitando le “autorità dell'UE a condurre un'indagine approfondita sulle accuse di corruzione nei confronti del presidente Aliyev e dei membri della sua famiglia, rese pubbliche dalla giornalista investigativa Khadija Ismayil”. Nella risoluzione si chiede la sospensione dei colloqui su un accordo strategico di partenariato tra Unione Europea e Azerbaijan e si invita la Commissione europea a considerare la sospensione di tutti i finanziamenti al di fuori di quelli in favore di “diritti umani, società civile e cooperazione dal basso”. La risoluzione propone anche delle sanzioni e restrizioni della libertà di movimento per i funzionari azeri e i giudici coinvolti nella persecuzione degli oppositori politici.

In risposta, il ministero degli Esteri dell'Azerbaijan ha cancellato la visita a Baku della delegazione UE affari esteri, e ha convocato il capo della delegazione UE in Azerbaijan, Malena Mard, per consegnarle una nota di reclamo. Riunitosi il 14 settembre scorso, il parlamento dell'Azerbaijan ha inoltre votato per sospendere la partecipazione all'assemblea parlamentare UE-Vicinato orientale (Euronest), organismo istituito nel 2011 come forum di dialogo con i “vicini orientali” dell'UE - Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova e Ucraina. I legislatori azeri hanno inoltre deciso che le sanzioni imposte ai loro funzionari saranno contrastate con un divieto di entrare nel paese per i membri del Parlamento europeo. Il consigliere del presidente Aliyev per gli affari politici, Ali Hasanov, ha dichiarato che l'Azerbaijan non accetterà di essere “dominato” o di essere parte di una relazione non alla pari, ed ha accusato il Parlamento europeo di agire sotto la pressione di forze “islamofobiche” e della propaganda “pro-Armena”.

Al di là della forte reazione diplomatica, il governo dell'Azerbaijan non è però entrato nel merito delle preoccupazioni sollevate dall'Europarlamento, vale a dire sulla persecuzione di oppositori, dissidenti e giornalisti. “Invece di cercare di distogliere l'attenzione dai problemi reali, il governo dovrebbe riflettere sulle ragioni che hanno portato alla risoluzione - ha dichiarato Arif Hajili, leader del Fronte Popolare Azero-Musavat (APFP-Musavat), a Meydan TV - rilasciando i prigionieri politici e perseguendo riforme politiche ed economiche la situazione potrebbe migliorare”. "Il governo non può permettersi di tagliare i ponti con l'UE" ha proseguito “l'Azerbaijan non ha la capacità di sfidare il mondo intero”.

Azer Qasimli, una figura di spicco del movimento di opposizione REAL, sostiene che il governo ha già fatto la sua scelta – quella di abbandonare gli sforzi precedenti per costruire legami con l'Occidente e di tornare a rivolgersi a Mosca. In un contesto come quello azero in cui i membri delle élite politiche controllano monopoli economici chiave, qualsiasi progresso verso l'integrazione europea richiederebbe infatti riforme sistemiche. “Ciò non è accettabile per le autorità azere, che hanno quindi optato per il clientelismo russo piuttosto che divenire membri alla pari nel club delle nazioni democratiche”, ha affermato Qasimli.


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