Un'immagine dal musical Arshin Mal Alan

Un'immagine dal musical Arshin Mal Alan

La lunga storia del cinema azero, dal documentario del 1898 sui pozzi di petrolio alla desolazione attuale, passando per il musical sovietico. Il governo cerca di aiutare l'industria locale vietando le serie straniere, ma è meglio sperare nei giovani registi

05/09/2012 -  Arzu Geybullayeva Baku

"Faresti meglio a scrivere un articolo su Narnia", ha commentato sarcasticamente un amico di Baku facendo riferimento alla nota serie fantasy quando mi sono rimboccata le maniche per scrivere di cinema azero contemporaneo. Sicuramente 30 anni fa avrei ricevuto reazioni molto diverse: il cinema azero era molto più ricco, più attivo e vivo di quanto non sia ora. Ma anche il panorama televisivo si è complessivamente deteriorato nel corso degli ultimi due decenni. È difficile dare la colpa all'economia: l'Azerbaijan è in rapida crescita e le ricchezze da canalizzare in investimenti in cinema e industria televisiva ci sarebbero. E allora perché questo buco nero?

I tempi d'oro

Il primo film girato in Azerbaijan mostra pozzi di petrolio ed è stato girato da Alexandre Michon nel 1898, appena tre anni dopo il primo film dei fratelli Lumière. Michon fu il primo regista straniero a girare diversi film sull'Azerbaijan: fu il suo lavoro a far conoscere il cinema in Azerbaijan. Nel '900 diversi documentari, per lo più incentrati sulla propaganda sovietica, hanno ritratto i campi petroliferi di Baku e il lavoro nelle raffinerie.

Arshin Mal Alan - 1965 

La cinematografia locale inizia con "Nel regno del petrolio e dei milioni” (1915) di Boris Svetlov. Sulla base dei motivi di una operetta popolare del tempo, Svetlov girò nel 1916 la commedia musicale "Arshin mal alan " ("L'ambulante di stoffe"), in origine un film muto con le parti musicali eseguite in studio e i ruoli femminili interpretati da attori maschi. Il film fu rifatto nel 1945, ottenendo grande successo, e poi di nuovo nel 1965 (si vedano gli estratti dalla versione del 1945 e del 1965). Nel 1920, l'Azerbaijan fondò il primo studio di cinematografia. Alcuni dei temi comuni della cinematografia di allora erano i pregiudizi, la libertà delle donne, la lotta contro l'ignoranza, la produzione di petrolio e così via. Nel 1935, B.V. Barnet diresse il primo film sonoro , "Sulle rive di un mare blu". Nel 1960 arriva la prima pellicola a colori sulla leggenda popolare di "Koroglu", un guerriero-eroe che da solo combatte gli invasori stranieri e salva la sua patria.

Nonostante l'abisso fra la produzione cinematografica di allora e di oggi, l'Azerbaijan ha celebrato il 110° anniversario del cinema nel 2008. Un anno prima, il defunto presidente Heydar Aliyev aveva firmato un decreto [in azero] con cui incaricava il ministero della Cultura e del Turismo di fornire il necessario sostegno finanziario e tecnologico allo studio "AzerbaijanFilm" e rinnovare sale e infrastrutture. Il decreto sollecitava inoltre il ministero della Pubblica Istruzione a promuovere l'insegnamento e l'arte di fare cinema nel paese.

Film e TV oggi

Il secolo azero del cinema è finito con l'indipendenza e le difficoltà della neonata repubblica. Vent'anni dopo la caduta dell'URSS, la situazione generale della TV e del cinema è ancora desolante. Il successo internazionale più significativo di questi anni è stato “Sole ingannatore” (1994), diretto da Nikita Mikhalkov e co-sceneggiato dall'azero Rustam Imbrahimbeyov, che ha vinto il Gran Premio della giuria a Cannes e un Oscar come miglior film in lingua straniera.

Ad oggi, pochi produttori sono pronti a investire in un film, poiché i ricavi di proiezioni in sala e vendite in DVD non coprono neanche lontanamente le spese di produzione, per non parlare di generare profitti. Altri problemi sono la carenza di quadri professionali e il ritardo di conoscenze e tecnologie della moderna cinematografia.

L'industria televisiva del paese non è certo in forma migliore. Le TV locali trasmettono con orgoglio programmi volgari che vanno dai giochi delle coppie a dibattiti raffazzonati. Khalisa, abitante di Baku, dice: "i programmi televisivi sono terribili. Ci sono uno o due dibattiti, ma sono di scarsa qualità e non fanno altro che instillare pregiudizi e ulteriore ignoranza". Secondo Sabir, "Non c'è nessuna cultura televisiva in Azerbaijan". Un altro intervistato dice di non guardare la TV locale da oltre otto anni.

Tutte le serie TV straniere, comprese le amatissime serie turche, sono state bandite dall'etere a partire da maggio 2012, ufficialmente nel tentativo di sostenere cinema e TV locale , ma anche per "proteggere i valori morali " del pubblico. Chi se lo può permettere guarda la TV via cavo.

Che l'obiettivo fosse proteggere l'industria locale o i valori morali, l'iniziativa non ha suscitato alcuna protesta. Piuttosto, in molti si sono rivolti a pacchetti via cavo che offrono l'accesso alla maggior parte dei popolari canali televisivi turchi. Con il governo soddisfatto del divieto e lo spettatore medio riunito con i suoi programmi preferiti, la vita continua con il suo ritmo normale.

Sperando nel futuro

Sia il cinema che la TV in Azerbaijan si trovano ad affrontare momenti difficili. Una ristrutturazione completa è indispensabile per l'industria televisiva locale, ma è tutto da vedere se accadrà effettivamente. Per quanto riguarda il centenario cinema azero, le speranze risiedono soprattutto sulla nuova generazione di registi di talento come Ilqar Safat, Gold Award al California Film Festival 2011 con "Precinct", Ilgar Najaf , vincitore del 5° Premio Asia Pacific nel 2011 con "Buta", o Shamil Aliyev , premiato con una menzione speciale al Festival del film e del documentario di Philadelphia nel 2012 con "Tracce di Fortezza" film (Iz Qala). E altri successi, si spera, arriveranno presto.


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