In Azerbaijan vi sono le tasse universitarie più alte di tutto il Caucaso. Ed in effetti sono migliaia ogni anno gli studenti costretti all'abbandono
(Pubblicato originariamente da OC Media il 17 settembre 2019)
Umman Safarov questo settembre non proseguirà con i suoi studi universitari presso la Facoltà di giornalismo dell'Università di Baku. Non può permettersi la retta. “Dovevo pagare ma non ho soldi a sufficienza. Magari prima o poi riuscirò a finirla”, racconta ad OC Media. “Del resto studiare in Azerbaijan per me era solo una perdita di tempo, specialmente alla facoltà di giornalismo. È stato facile decidere di abbandonare. Se non hai soldi, non hai scelta”.
Safarov è tra le migliaia di studenti dell'Azerbaijan che, negli ultimi anni, hanno abbandonato l'università per motivi finanziari.
Ogni anno, quando i termini di iscrizione stanno per scadere, i social network del paese vengono inondati di post in cui gli studenti chiedono aiuto ad amici, parenti e anche ad estranei per riuscire a pagare le loro rette universitarie.
Secondo il Centro statale per gli esami per l'anno accademico 2019/2020 sono stati ammessi agli studi universitari 42.000 nuovi studenti. Di questi 18.000 otterranno borse di studio statali mentre gli altri 24.000 devono pagarsi di tasca propria gli studi. Le rette presso le università dell'Azerbaijan vanno dai 1.000 manat all'anno (circa 590 dollari) ai 6.500 (3.800 dollari), quasi il doppio della media della regione.
Problemi sistemici
Attualmente sono circa 160.000 gli studenti iscritti presso le università dell'Azerbaijan. Di questi circa il 70% si paga gli studi mentre il 30% è coperto da budget statale.
Kamran Asadov, è a capo del Centro per l'analisi e la ricerca sui servizi educativi, una ong con sede a Baku. A suo avviso le rette universitarie nelle università dell'Azerbaijan sono più alte di molti altri paesi del mondo, in particolare di quelli con uno sviluppo economico simile. Contemporaneamente la qualità delle università del paese non è all'altezza: nessuna università dell'Azerbaijan rientra nelle classifiche mondiali del Times Higher Education .
Il governo dell'Azerbaijan attualmente copre con borse di studio esclusivamente alcune materie. Inoltre vengono integrati i costi di studenti provenienti da situazioni particolarmente svantaggiate, persone con disabilità e dei figli di persone riconosciute “Eroi nazionali” dell'Azerbaijan.
Kamran Asadov sottolinea come negli ultimi cinque anni a più di 7.000 studenti è stato negato il diritto di studio perché non erano in grado di pagare le rette universitarie. A suo avviso uno dei problemi principali è la mancanza di prestiti d'onore per lo studio, di cui si fa garante lo stato.
“Non ci sono prestiti d'onore per gli studenti in Azerbaijan”, chiarisce. “L'unico fondo esistente è il 'Maarifchi Loan Student Fund' ma è privato e attualmente non ha budget”.
Nell'agosto scorso quest'ultimo ha annunciato ai media locali l'accordo stretto con 15 università e la concessione di 247 prestiti ad altrettanti studenti. Numeri molto inferiori rispetto agli abbandoni attesi per difficoltà finanziarie. Inoltre, aggiunge Asadov, nonostante le alte rette le università non provano nemmeno ad alleviare le precarie condizioni economiche degli studenti.
“Purtroppo in Azerbaijan i 160.000 studenti che studiano nelle 54 università del paese non ricevono alcun sconto su nulla. Altrove nel mondo è invece normale che gli studenti ottengano sconti negli abbonamenti per i trasporti, nelle mense, nei negozi di libri o a volte per gli alloggi”, aggiunge il ricercatore.
Asadov contesta anche l'approccio delle università rispetto alle rette: “Le rette si basano sugli stipendi degli insegnanti e sui costi di mantenimento dell'università. Ma governo e università dovrebbero anche tener conto dei salari medi dei laureati che poi usciranno da quelle specifiche università”. Con il livello attuale dei salari, spiega infatti, servono dieci anni per rientrare sui costi degli studi.
Come conseguenza, sottolinea, la frequenza delle università è bassa e i corsi con pochi studenti sono obbligati ad alzare ulteriormente le rette. Questo causa un circolo vizioso che spinge sempre più studenti all'estero, creando ulteriori vuoti nel sistema universitario del paese.
“Gli studenti possono andare all'estero dove ottengono un'istruzione migliore pagando meno. Stiamo creando le condizioni affinché sempre più persone se ne vadano all'estero”, chiosa Asadov.
Dibattito politico
Natig Jafarli, segretario del partito ReAl, opposizione, ha lanciato una raccolta firme – nel novembre 2018 - per introdurre una legge che garantisca una libera formazione universitaria. Secondo la normativa dell'Azerbaijan se una proposta di legge popolare raggiunge le 40.000 firme può essere presa in esame dal Parlamento. La proposta di legge sopra menzionata è stata però bloccata dalla Commissione elettorale centrale che ha sostenuto che un certo numero di firme tra quelle presentate non erano autentiche e che quindi la soglia delle 40.000 firme non era stata superata.
Jafarli, comunque, ritiene che la petizione sia stata un successo: “Prima della nostra iniziativa solo a 12-15.000 studenti veniva garantita una formazione universitaria per la quale non dovevano pagare, quest'anno ci si è alzati a 20.000”, ha dichiarato ad OC Media.
Ma, secondo Jafarli, questo è solo un primo passo. Chiarisce infatti che è necessario creare le condizioni per un libero accesso agli studi universitari non solo a vantaggio degli studenti dell'Azerbaijan ma dello sviluppo del paese.
“In molti paesi l'educazione universitaria è del tutto gratis – sottolinea Jafarli – un alto numero di laureati ha un impatto significativo sulla crescita del Pil, sulla crescita economica ed in generale sul benessere dei cittadini”.
Fazil Mustafa, parlamentare eletto tra le fila del “Grande partito dell'istituzione” ha dichiarato ai media locali che alcune università dovrebbero essere privatizzate e dovrebbero competere una con l'altra. In questo modo a suo avviso “sarebbero capaci di creare profitto” e la concorrenza abbasserebbe salari e costi amministrativi.
Kamila Aliyeva, membro del Comitato parlamentare sulla scienza e l'educazione ha dichiarato che spetta a chi si vuol iscrivere all'università aver presente i suoi costi: “Se le risorse finanziarie della famiglia dello studente sono basse non dovrebbero iscriversi ad università non coperte da borse di studio.”
La deputata è l'autrice di una proposta di legge per l'introduzione di prestiti d'onore, ciononostante è lei stessa ad affermare che i prestiti non bastano. “A mio avviso il modo più realistico di affrontare la questione è quella di tagliare di metà le rette”, ha affermato.
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