Chiusa a Sarajevo la conferenza internazionale in cui si incontravano Ue e Balcani occidentali. Con poco di nuovo. Ribadita la prospettiva europea dell'intera regione, ma niente date e nessuna accelerazione. Un commento
Dieci anni dopo il summit di Zagabria e sette anni dopo quello di Salonicco, l’Unione torna a ribadire che la prospettiva di integrazione dei Balcani occidentali è reale. Due gli obiettivi della conferenza internazionale interamente dedicata ai Balcani occidentali che si è tenuta a Sarajevo il 2 giugno scorso: dimostrare che i 27 membri dell’Ue non intendono affatto calcare la mano sulla “fatica di allargamento”; ribadire che la prospettiva di inclusione dei Balcani occidentali nell’Ue è essenziale per la stabilità e lo sviluppo della regione.
L’Ue riconosce ai Balcani occidentali di aver compiuto grandi passi avanti, sia per quanto riguarda le riforme politiche che quelle economiche. Al contempo non manca di sottolineare l’approccio rigoroso con cui si valuterà il rispetto delle condizionalità dettate dal Processo di stabilizzazione e associazione, alla quali i paesi dovranno scrupolosamente attenersi. L’Unione sottolinea inoltre che molte sono ancora le sfide che questi paesi devono affrontare, soprattutto nell’ambito dello stato di diritto, della lotta alla corruzione e alla criminalità, della libertà di espressione e del ritorno dei rifugiati.
Tra le note positive, a dir il vero poche, della Conferenza di Sarajevo, da sottolineare la presenza di rappresentanti di tutti i paesi dei Balcani occidentali, compresi Kosovo e Serbia, quest’ultima indecisa fino all’ultimo se e a che livello partecipare vista la presenza del ministro degli Esteri kosovaro.
E' stata inoltre ribadita in termini favorevoli la proposta della Commissione europea di abolizione dei visti per Bosnia Erzegovina e Albania, senza però che si facesse menzione ad una data certa.
Ha fatto sicuramente piacere ai paesi dei Balcani occidentali sentirsi dire che il “loro futuro è nell’Unione europea”. Soprattutto in un momento di grave crisi per la stessa Unione. Tuttavia quali siano i prossimi passi per questi paesi lungo il cammino europeo resta ancora una domanda inevasa. Così come non è stato indicato alcun riferimento temporale per i prossimi ingressi. Quando e come entreranno nell'Unione questi paesi? A questa domanda il ministro degli Esteri spagnolo Moratinos ha risposto brevemente: “Non possiamo indovinare cosa succederà, ma possiamo affermare in termini più generali che l’integrazione seguirà il modello regata”. Vale a dire che il campo di gara è l'intera regione, ma poi ciascun paese dovrà pensare solo a se stesso.
È evidente che l’Ue in questo momento non ha molto più da offrire ai vicini balcanici, se non la riconferma ufficiale della prospettiva di integrazione. Sulla tempistica e sulle modalità però resta tutto in sospeso. Nel documento redatto dalla presidenza spagnola, al termine della conferenza, si ribadisce che “i Balcani occidentali, ora che sono fermamente ancorati al processo di allargamento dell’Ue, dovranno intensificare i loro sforzi per adempiere ai criteri stabiliti e creare le condizioni necessarie al loro cammino verso l'adesione all'Ue”. Per poi ribadire, se non era già chiaro: “Il progresso di ogni paese dipenderà dai propri meriti”.
E' emerso quindi un accordo generale sul futuro europeo dell'area, tra l'altro non del tutto scontato nella delicata fase che sta attraversando l’Unione, con paesi come la Germania e il Belgio (prossimo presidente di turno dell’Ue) che non vedono di buon occhio un ulteriore allargamento. Tuttavia si rilancia la responsabilità dell'integrazione tutta sui Balcani, e sulla loro capacità di procedere lungo il percorso europeo. Allargamento ci sarà quindi, ma di accelerare il passo l’Unione sembra non volerne sentire. Non è un caso che quasi 500 ong della Serbia, Albania, Macedonia, Kosovo, Montenegro e Bosnia Erzegovina abbiano redatto un documento per chiedere all'Ue il proseguimento e l’accelerazione del processo di integrazione europea.
Negli ultimi tempi le repubbliche ex jugoslave hanno dimostrato di voler voltare pagina rispetto al loro anche recente passato.Gli incontri formali e informali tra vertici politici, le scuse reciproche, le dichiarazioni parlamentari, il desiderio di trovare accordi bilaterali per procedere lungo la difficile strada della riconciliazione, sono stati segnali importanti che la regione ha inviato a Bruxelles oltre che alle rispettive opinioni pubbliche. I Balcani quindi si stanno muovendo, seppur con fatica, verso un futuro migliore. L’Unione invece dove sta andando?
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