La Galleria Nazionale della Bosnia Erzegovina riapre, ma solo per il tempo di una mostra. A metà dicembre chiuderà nuovamente al pubblico, senza che alcuno dei suoi problemi abbia trovato una soluzione. Lo sconcerto degli artisti che si sono mobilitati a sua difesa. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
La Galleria Nazionale della Bosnia Erzegovina (Umjetnička Galerija Bosne i Hercegovine, UGBiH ) ha riaperto al pubblico lunedì 27 novembre con la mostra Berliner Zimmer, organizzata dal Goethe-Institut. Purtroppo, però, si tratta di una riapertura parziale e temporanea: gli spazi che ospitano la collezione permanente e la biblioteca rimangono inaccessibili, e la chiusura tornerà ad essere totale al termine di quest'evento, il 17 dicembre.
La mostra presenta le opere di dieci artisti provenienti dai Balcani che vivono e lavorano a Berlino, ed è stata ideata come un evento itinerante che toccherà tutti i Paesi da cui provengono gli artisti coinvolti nel progetto. Prima di arrivare a Sarajevo è stata presentata a Salonicco e Bucarest, e si prevede sarà ospitata a Belgrado, Sofia, Tirana, Istanbul e Zagabria.
Berliner Zimmer
Il titolo della mostra, Berliner Zimmer, si riferisce ad un vano caratteristico delle abitazioni della classe medio-alta del tardo '800-primi del '900: una stanza allungata che collega la parte frontale dell'abitazione, destinata ai proprietari, al retro, riservato al personale di servizio. Ispirandosi a questo spazio di intermediazione, le opere esposte riflettono un dialogo con la patria e la tensione tra passato e presente.
Nel comunicato stampa emesso in occasione dell'inaugurazione, la Galleria fa sapere che “l'evento è stato concordato all'inizio dell'estate, quando ancora sembrava fosse possibile trovare una soluzione per il normale funzionamento della Galleria.” La decisione di ospitare l'esposizione, si legge ancora nel comunicato, è stata presa “proprio per il fatto che il nostro Paese, per la volontà e l'impegno dei suoi politici, è stato escluso da qualsiasi network artistico regionale ed europeo. Abbiamo deciso di cogliere l'opportunità di riaprire temporaneamente la Galleria agli artisti ed ai visitatori in modo da essere, almeno per questo breve periodo, parte di un progetto regionale.”
Il disagio degli artisti/occupanti
La notizia della riapertura ha colto di sorpresa gli artisti che da 83 giorni occupano simbolicamente gli spazi della Galleria in segno di protesta contro la chiusura di questo spazio pubblico. Damir Nikšić , artista, curatore e capofila della protesta, ha criticato apertamente la gestione dell'evento. Dal 26 agosto infatti, Nikšić e altri artisti bosniaci si sono mobilitati contro la chiusura dell'istituzione culturale. L'occupazione della Galleria ha portato alla nomina di un ministro della Cultura alternativo, un gesto che denuncia la mancanza di questo ministero a livello statale. Le questioni che riguardano la Galleria Nazionale, così come altre istituzioni culturali, sono di competenza del ministero degli Affari Civili della BiH.
Domenica 27 novembre Nikšić, ministro alternativo (in bosniaco Mini-star, gioco di parole che allude alla notorietà dell'artista) ha comunicato in un video (Okupacija galerije - 83. dan ) la fine dell'occupazione, sottolineando la gravità del fatto che nessuno degli artisti mobilitati negli scorsi mesi sia stato informato dell'imminente riapertura.
“Se come dice la curatrice della mostra, Birgit Hoffmeister, l'accordo è stato raggiunto due mesi fa, siamo stati imbrogliati - afferma Nikšić. Avremmo dovuto essere informati che c'era un termine alla chiusura. Mentre noi, gli artisti che hanno partecipato alla protesta, sapevamo che la chiusura era senza termine. L'hanno saputo tutto il tempo, non hanno comunicato la riapertura nemmeno durante la conferenza stampa. Questo è stato un bluff, un'astuzia e un inganno verso il pubblico e verso noi artisti. […] Questo silenzio informativo è stato una manipolazione dei fatti e un insulto all'intelligenza degli intellettuali locali.”
Dalla Galleria arriva il rammarico per ciò che sembra una rottura dei rapporti con l'artista che più di tutti si è speso per la riapertura di questo spazio. “Ci dispiace per questa polemica. Si tratta di una mostra ospitata nei nostri spazi, con la quale l'istituto culturale di un paese europeo (il Goethe Institut) vuole richiamare l'attenzione sulla situazione allarmante della cultura in questo Paese. Questo dimostra che all'estero c'è consapevolezza dell'importanza della Galleria Nazionale della BiH.”
La Galleria resta chiusa
Se è vero che numerose istituzioni straniere si sono mobilitate a sostegno della Galleria firmando un'apposita petizione , non si può sostenere che la mostra Berliner Zimmer sia stata pensata ad hoc per questo scopo. L'iniziativa è stata infatti realizzata a partire da gennaio 2011, molto prima che si sapesse della chiusura della Galleria Nazionale. Certamente è apprezzabile che quest'esposizione abbia permesso di riaprire anche per poco la Galleria, ma rimane il problema che ciò sia reso possibile soltanto grazie a fondi e sforzi organizzativi che arrivano dall'esterno.
Allo stesso tempo, le ragioni della chiusura rimangono: mancano ancora le nomine per il consiglio d'amministrazione ed il direttore, i ministeri e le autorità locali competenti non sembrano interessati al destino della Galleria mentre le responsabilità continuano ad essere rimbalzate fra il livello statale e quello cantonale. In questo quadro, la riapertura temporanea appare come un palliativo, che non segna alcuna svolta significativa ma dissimula la gravità della situazione, escludendo gli artisti locali senza alcuna spiegazione.
Un ridimensionamento del problema tanto più preoccupante se si pensa che la Galleria Nazionale non è l'unica istituzione a trovarsi in una situazione di stallo. Nel giorno in cui Nikšić lamenta la mancata informazione sulla riapertura della Galleria Nazionale, il quotidiano Oslobodjenje riporta l'intervento del generale Jovan Divjak contro la stagnazione del progetto Ars Aevi, fermo da anni.
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