Un editoriale del noto giornalista Boris Dežulović nel quale, in modo forte, si denuncia l'utilizzo della tragedia di Vukovar a fini nazionalisti e propagandistici. Per questo scritto Dežulović è stato minacciato di morte, attaccato sui social e via mail e duramente criticato dal ministro dei Veterani Tomo Medved. A difesa del giornalista è intervenuto l'Ordine dei giornalisti della Croazia
(Originariamente pubblicato dal portale dell’emittente N1 , il 2 novembre 2021)
Fanculo Vukovar.
Sono ormai trent’anni che si riempiono la bocca parlando di questa città, ormai da trent’anni la utilizzano per misurare il nostro patriottismo e, dopo trent’anni di questo bisbigliare ipnotico e ossequioso verso la patria, Vukovar – come, del resto, ogni parola che per trent’anni viene ripetuta in continuazione – ha finito per essere svuotata di qualsiasi significato, utilità e senso, un mero lumino funebre, un futile totem di plastica che serve solo ad alimentare il senso di coesione nazionale e a incutere un timore reverenziale verso la patria.
“Abbiamo parlato con gli organizzatori e abbiamo convenuto che la data scelta per lo svolgimento del concerto è inappropriata. Era previsto che il concerto si svolgesse nella settimana in cui ricordiamo la più grande tragedia della recente storia del popolo croato, settimana in cui in tempo di pace e con pietà rendiamo omaggio alle vittime di Vukovar”, ha scritto il sindaco [di Vinkovci] Ivan Bosančić motivando la sua decisione di cancellare il concerto di Rade Šerbedžija che si sarebbe dovuto svolgere il prossimo 15 novembre, quindi nella settimana in cui “in tempo di pace e con pietà rendiamo omaggio alle vittime di Vukovar”, nell’ambito del Festival dell’attore di Vinkovci.
“Nella settimana”.
Ai fini di questo esperimento, supponiamo che il sindaco di Vinkovci abbia cancellato quel concerto organizzato “nella settimana della pietà per le vittime di Vukovar” non perché si tratta di un concerto di Rade Šerbedžija, quindi di un serbo e traditore, bensì perché qualcuno ha osato organizzare un concerto “nella settimana della pietà per le vittime di Vukovar”. Viene quindi da chiedersi: si può vivere “nella settimana della pietà”?
Quando venne avviato il processo di imbalsamazione di Vukovar e la sua trasformazione in una mummia beatificata da ossequiare, le vittime di Vukovar venivano “omaggiate in tempo di pace e con pietà” nel giorno dell’anniversario della caduta della Città Eroina. Ogni 18 novembre, ormai da trent’anni, la Croazia vieta ogni forma di vita ed esprime solidarietà alle vittime di Vukovar compiendo un suicidio rituale e quegli artisti sprovveduti – che organizzano in modo sconsiderato i loro spettacoli, le loro presentazioni e i loro concerti proprio per il 18 novembre – vengono legati alla colonna infame e cosparsi di cenere, in un vero e proprio rituale.
Esattamente dieci anni fa, il 18 novembre 2011, dopo che Kristijan Petrić, l’allora presidente della sezione spalatina dell’Unione dei militari croati invalidi della guerra patriottica (Hvidra), aveva avvertito che sarebbe stato “inappropriato divertirsi nel Giorno del ricordo della caduta di Vukovar, quando in via Vukovarska a Spalato, ormai tradizionalmente, vengono accese candele per ricordare i morti”, il concerto della band The Beat Fleet (TBF) che si sarebbe dovuto tenere alla Spaladium Arena venne annullato.
Un anno dopo, fu cancellata – ora direte che vi sto prendendo in giro, ma non è così – una seduta del consiglio comunale di Dubrovnik, fissata, in modo del tutto sconsiderato, per il 18 novembre 2012. “Protestiamo fortemente contro la convocazione della seduta del consiglio comunale per lo stesso giorno in cui tutti i patrioti croati si recano in pellegrinaggio a Vukovar”, aveva dichiarato l’esponente dell’Unione democratica croata (HDZ) di Dubrovnik Teo Andrić e la seduta, ovviamente, era stata rinviata a data da destinarsi. Al momento della stesura di questo articolo non si sa se la seduta in questione si sia mai tenuta.
Lo stesso giorno a Sinj, più precisamente nella notte tra il 17 e il 18 novembre 2012, si sarebbe dovuta tenere l’ormai consueta “Notte del teatro”. “Perché andare a teatro in questi giorni tristi e inquieti in cui ricordiamo le vittime di Vukovar? Chi mai potrà godere di un programma artistico fatto di spettacoli e altre iniziative? La loro Notte del teatro, caratterizzata da un sentimento di allegria, dovrebbe essere sostituita dalla notte delle candele in cui interrogarsi su dove va la nostra Patria!”, con queste parole autoritarie Filip Ratković, ufficiale dell’Esercito croato in pensione, ammonì i kulturnjaci impauriti dell’Università popolare di Sinj, dopodiché la manifestazione teatrale, ovviamente, venne cancellata.
Qualche anno dopo, nel 2017, l’ormai consueto appuntamento con la Notte europea dei teatri – che vari centri di potere esterni al paese, e questo dovrebbe essere ormai chiaro a tutti, avevano perfidamente programmato per la terza settimana di novembre – si sarebbe dovuta svolgere proprio il 18 novembre. Quella volta a reagire fu Mladen Pavković, reichskulturträger di Koprivnica, avvertendo il governo che, cito testualmente, “mentre alcune persone renderanno omaggio alle vittime croate innocenti, altri si divertiranno guardando alcuni spettacoli, compresi quelli tratti dalle opere degli scrittori serbi”. Il ministero della Cultura rispose con grande serietà, annullando la Notte europea dei teatri per evitare, cito nuovamente, “che coincidesse con il Giorno del ricordo delle vittime di Vukovar”.
“Mentre alcuni cittadini renderanno omaggio alle vittime croate innocenti, altri si divertiranno partecipando al concerto di un attore serbo”, potrebbe essere letta anche così la spiegazione fornita dal sindaco di Vinkovci, solo che questa volta non era previsto che “la festa” si svolgesse il 18 novembre, bensì ben tre giorni prima. Ma pur sempre, come avete già capito, “nella settimana in cui in pace e con pietà rendiamo omaggio alle vittime di Vukovar”.
“Nella settimana”. Così il Giorno del ricordo è stato esteso all’intera settimana. Cosa dobbiamo aspettarci ancora? Che venga esteso all’intero mese?
“Ritengo che, per tutti quelli che nel mese di novembre a Vukovar e nella nostra contea rendono omaggio al sacrificio compiuto da questa città-eroina, sia inopportuno che in quel periodo si svolga un concerto”, ha aggiunto il sindaco di Vinkovci nel comunicato stampa emesso dopo l’annullamento del concerto di Rade Šerbedžija. Così il sindaco ha esteso il Giorno del ricordo delle vittime di Vukovar alla Settimana del ricordo, e poi, subito nella frase successiva, al Mese del ricordo. Visto che “nel mese di novembre viene reso omaggio al sacrificio compiuto dalla città-eroina, è “inopportuno che in quel periodo si svolga un concerto”.
Un mese. Andiamo avanti, chi offre di più? Due mesi, tre mesi? Un’intera stagione? Qualcuno offre l’inverno – “in cui rendiamo omaggio al sacrificio compiuto dalla città-eroina – come “un periodo in cui risulta inopportuno tenere un concerto”? Quindi, abbiamo l’inverno di Vukovar, chi offre di più? Puntiamo all’intero anno solare, chi offre “l’anno in cui rendiamo omaggio a Vukovar”? Un decennio? Due decenni? Tre? Trent’anni come un arco di tempo in cui nessuna forma di vita è ammessa? E uno, e due, e tre, venduto!
Ecco, negli ultimi trent’anni, Vukovar da una città-eroina è stata trasformata in un krampus per punire i cattivi figli della Patria; quando si sente pronunciare la parola Vukovar ci si mette sull’attenti o ci si inginocchia sui chicchi di grano; Vukovar è diventata una risposta a tutte le domande “inappropriate”, una parola che – “in tempo di pace” in cui “rendiamo omaggio” a quella città – i patrioti croati scandiranno durante la partita [di calcio] contro Malta [prevista per il prossimo 11 novembre], ma anche durante le manifestazioni contro la vaccinazione, finendo così per trasformare Vukovar in quell’“ultimo rifugio di canaglie” di cui parla Samuel Johnson.
Fanculo Vukovar.
Lo stesso giorno in cui, a causa della pietà ufficiale nei confronti del cadavere imbalsamato di Vukovar, è stato cancellato il concerto di Rade Šerbedžija, il sindaco di Zagabria, Tomislav Tomašević, ha spiegato, balbettando di fronte alla belva degli hooligan, come la rimozione di un graffito “in onore di Vukovar”, disegnato su una cabina elettrica di trasformazione a Savski Gaj, sia stato un grave errore, affrettandosi a promettere che quel kitsch verrà subito rifatto con i soldi del comune. Difficile che possa esserci un indice più preciso del martirio di Vukovar: la celebre Città Eroina è stata ridotta ad una manciata di croci funebri disegnate maldestramente su una cabina elettrica a Zagabria.
Lo stesso giorno in cui, a causa della pietà ufficiale nei confronti del cadavere imbalsamato di Vukovar, è stato cancellato il concerto di Rade Šerbedžija e in cui il sindaco di Zagabria di fronte agli ultras della Dinamo ha promesso, balbettando, di rifare un graffito in onore di Vukovar eseguito da quegli stessi ultras, l’Istituto nazionale di statistica ha pubblicato le stime ufficiali della popolazione delle città croate, secondo cui oggi a Vukovar vivono 5500 persone in meno rispetto al censimento del 2011: quindi, solo negli ultimi dieci anni – da quel concerto annullato dei TBF ad oggi – dalla Città Eroina, ormai morta, se ne sono andate 5500 persone, un quinto dei suoi abitanti.
Nessuna città croata ha visto emigrare così tante persone, nemmeno da Petrinja, una città ormai trascurata, morente, abbandonata e distrutta dal terremoto, se ne sono andate così tante persone come da Vukovar. Un’intera sala, piena zeppa di giovani, se n’è andata dalla Città dei Morti, una città di cui oggi i croati hanno paura - più di quanta non ne avessero mai avuta i cetnici – quei croati che, sotto ricatto della pietà istituzionale, si apprestano a mettere un lumino rosso sulla finestra, verificando se, per caso, abbiano programmato qualsiasi forma di vita umana per il Giorno, la Settimana o il Mese del ricordo.
Allo stesso tempo, in nessuna città croata sono stati investiti così tanti soldi come a Vukovar. Solo il governo di Plenković – come ha ricordato qualche giorni fa il portale Index – alla vigilia delle elezioni dello scorso anno ha destinato alla contea di Vukovar-Srem e alla città di Vukovar 863 milioni di kune [circa 115 milioni di euro], allocando inoltre quasi 1,5 miliardi di kune [quasi 200 milioni di euro] per un progetto di ristrutturazione delle infrastrutture a Vukovar per il periodo 2019-2022. Ad esempio, il Fondo per la ricostruzione di Vukovar ammonta a 74 milioni di kune, e negli ultimi quattro anni il ministero dei Veterani ha destinato alla Città Eroina oltre 100 milioni di kune e il ministero della Difesa altri 50 milioni. Infine, l’anno scorso il governo ha deciso di concedere ufficialmente a Vukovar lo status di “luogo di particolare pietà”, proclamandola così ufficialmente morta.
Il risultato? Dalla Città Eroina sono scappate, senza volgersi indietro, 5500 persone. Un quinto della popolazione. Un quinto.
Fanculo Vukovar.
Fanculo la particolare pietà patriottica. Fanculo i cortei della memoria, le marce funebri e i plotoni d’onore. Fanculo i lumini, le corone di fiori e i crisantemi di plastica. Fanculo le commemorazioni, i requiem e le messe funebri. Fanculo i minuti di silenzio, i giorni di lutto nazionale e le notti delle candele. Fanculo i memorial calcistici, le recite patriottiche, i canti di Vukovar e i graffiti degli ultras. Fanculo Vukovar.
Fanculo la morte.
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