Gruccione comune (Merops apiaster) fotografato nella provincia di Ruse, Bulgaria (© Shutterstock)

Gruccione comune (Merops apiaster) fotografato nella provincia di Ruse, Bulgaria (© Shutterstock)

L’ultimo report dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) ha evidenziato una situazione ambientale critica, che necessita di maggior attenzione da parte dei paesi dell’Unione per invertire le tendenze attuali. Il punto sul sud-est Europa

24/11/2020 -  Pietro Stefani

Lo stato di salute della natura nell’Unione europea è a rischio: lo dice un recente rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente. L’esistenza e la conservazione di molti habitat, specie o ecosistemi è minacciata dall’impatto che le attività socio-economiche hanno sull’ambiente.

Tra i principali fattori che contribuiscono a questo declino si trovano l'inquinamento, l'agricoltura non sostenibile, l'urbanizzazione e la silvicoltura. Secondo i ricercatori dell'Agenzia il declino di diverse specie e habitat è preoccupante, tanto che servirebbero misure urgenti e un maggior impegno da parte dei paesi membri.

Nonostante le criticità evidenziate dal rapporto, non mancano alcune note positive e alcune tra queste provengono proprio dalla penisola balcanica.

Per la Croazia ad esempio, il più giovane paese membro dell’Unione, questo report rappresenta un ulteriore passo in direzione di una maggiore integrazione anche in materia ambientale. Si tratta infatti del primo rapporto europeo sull’ambiente in cui sono raccolti e analizzati anche i dati provenienti da Zagabria. Inoltre, nonostante la significativa parzialità dei dati trasmessi, alcuni dei risultati evidenziati sembrano essere incoraggianti se confrontati con quelli di altri paesi membri. Notevole è ad esempio la cosiddetta copertura terrestre dei siti di Natura 2000 (37%), network dei siti ambientali di interesse comunitario. Copertura terrestre che è rilevante anche per altri paesi balcanici come Slovenia (38%) e Bulgaria (36%) che, assieme alla Croazia, sono nelle prime tre posizioni in questa particolare statistica. Ben si distanziano ad esempio dall’Italia, dove le aree protette comprese nella rete Natura 2000 coprono invece circa il 20% del territorio. Un dato importante quindi, che conferma la ricchezza del territorio dei paesi del sud-est Europa.

Nonostante questo importante riconoscimento, la difficoltà nella raccolta e nell’analisi dei dati ambientali resta un punto critico per la Croazia: è infatti tra i paesi europei con le percentuali più elevate di dati “sconosciuti” sia in termini di stato di conservazione delle specie (circa la metà dei dati risulta sconosciuta, 47%) che per quanto riguarda lo stato di conservazione degli habitat (10%), mancanze che si riscontrano anche nell’assenza di proiezioni per quanto riguarda lo stato delle popolazioni di uccelli migratori. Nel rapporto si evidenzia inoltre come un ulteriore sforzo sia poi necessario anche per quanto riguarda l’implementazione delle politiche ambientali, con particolare attenzione alle misure volte alla conservazione delle specie, per cui la Croazia riporta un numero di misure “identificate ma non ancora implementate” ancora troppo elevato. 

Difficoltà nella raccolta dei dati si ritrovano anche per la vicina Slovenia in cui non è a disposizione più del 40% dei dati riguardanti lo stato di conservazione delle specie. Tra l’altro buona parte dei dati presentati non riportano alcun trend positivo. Nonostante ciò la Slovenia ha riportato importanti risultati riguardo allo stato di conservazione del lupo grazie allo SloWolf Project , un ambizioso progetto che ha registrato progressi incoraggianti grazie ad azioni volte a  migliorare la coesistenza tra uomo e lupo, come ad esempio l’installazione di recinti elettrificati o cani pastore per proteggere le greggi di pecore. Inoltre, può vantare anche il completamento del processo di designazione delle Zone Speciali di Conservazione (SAC), siti di importanza comunitaria in cui sono state applicate misure di conservazione necessarie al mantenimento o al ripristino degli habitat naturali e delle popolazioni delle specie.

Al contrario della Slovenia, una delle percentuali più basse di completamento del processo di designazione delle Zone Speciali di Conservazione (SAC) è stata riportata dalla Bulgaria (meno del 20%) che inoltre, proprio insieme alla Slovenia, è uno degli unici tre paesi a non riportare alcun trend positivo per quanto riguarda la conservazione delle specie. Il paese con sbocco sul Mar Nero può però vantare importanti risultati in termini di conservazione degli habitat. La Bulgaria ha infatti riportato la maggior parte dei casi in Europa di miglioramento nello stato di conservazione degli habitat di diversi tipi di foresta (37 su 73 totali a livello comunitario) e vanta l’implementazione di più del 90% delle misure individuate come necessarie; misure che infatti portano la Bulgaria ad essere uno dei soli 5 paesi membri a riportare un miglioramento dello stato di conservazione per più del 20% dei propri habitat e uno dei soli tre stati nell’Unione europea in cui il numero degli habitat che presentano un incremento positivo in termini di conservazione ha superato il numero di quelli che presentano invece trend deterioranti. 

Come la Bulgaria, anche la Grecia rientra in queste ultime due statistiche circa il buono stato di conservazione degli habitat e può vantare inoltre un trend superiore alla media per quanto riguarda il miglioramento nello stato di conservazione delle proprie foreste. Dati positivi sono stati riportati per la Grecia anche in termini di conservazione delle specie con incoraggianti progressi nella collaborazione con Estonia, Finlandia, Ungheria e Norvegia per il monitoraggio e la protezione delle rotte migratorie di diverse specie di uccelli. Il buono stato di conservazione degli habitat è testimoniato inoltre dall’elevata percentuale di habitat in cui non si sono rese necessarie particolari misure volte alla conservazione, la percentuale più alta a livello comunitario assieme a Cipro e Romania. 

Romania che condivide con la Grecia e Cipro anche il dato che li vede tra gli unici paesi a riportare un buono stato di conservazione per più del 40% dei propri habitat. La Romania riporta una delle percentuali più basse nella designazione delle Zone di Conservazione Speciali (SAC) con meno del 20% del processo completato ma può comunque vantare la presenza sul proprio territorio di due tra i tre principali siti del network Natura 2000 per estensione: il delta del fiume Danubio e la vicina area lacustre Razim-Sinoie. 

Oltre a condividere con Grecia e Romania dei buoni dati circa lo stato di conservazione dei propri habitat, Cipro raccoglie infine risultati importanti anche per quanto riguarda lo stato di conservazione delle specie riportando la percentuale più alta di specie in Europa con un buono stato di conservazione. Un dato però che potrebbe essere inficiato dal fatto che Cipro non ha raccolto informazioni su ben il 75% dell’analisi complessiva sullo stato di conservazione delle specie nel paese.

In conclusione, i dati sul sud-est Europa evidenziano che ancora in quest'area vi sono ampie aree ben conservate e che si sono fatti anche dei piccoli ma significativi passi in avanti. Il rapporto non manca però di sottolineare importanti mancanze sia in termini di raccolta dei dati che per quanto riguarda l’implementazione delle politiche necessarie e denuncia una certa inattività da parte delle autorità e dei governi.

Questo articolo è pubblicato in associazione con lo European Data Journalism Network  ed è rilasciato con una licenza CC BY-SA 4.0

Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!