E’ conosciuto con gli appellativi di “afrodisiaco” o “oro istriano”, ma trattasi più semplicemente del tartufo bianco dell’Istria, un tubero profumato apprezzato già dagli antichi romani e oggi il re incontrastato della gastronomia dell'Istria. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

11/10/2011 -  Tommaso Madia

Dopo il valico di Pozane, attraverso una tortuosa e bellissima stradina interna, salgo e scendo le verdi colline dove si susseguono boschi di querce e conifere costituenti il tipico habitat del tartufo, intervallate da vigneti e uliveti ben curati a ridosso di arroccati e caratteristici borghi.

Raggiungo così il piccolo villaggio di Livade, posto in una bella vallata a metà strada tra Buzet e Buje, dove si tiene, per tutto il mese di ottobre, la “ XVIII Tuberfest”, fiera dedicata all’oro dell’Istria: il tartufo bianco.

I numerosi visitatori girano nei vari stand dove fanno bella mostra le produzioni autoctone quali miele, prosciutto, piante officinali (lavanda), vino, olio di oliva, confetture e poi naturalmente “lui”, con in evidenza la creazione artificiale del più grande tartufo bianco mai trovato al mondo e raccolto qualche anno fa, nei pressi di Buje, ed avente un peso di 1,3kg.

Come mi spiega una giovane venditrice questa annata non è proprio produttivamente eccezionale, causa le poche piogge ed il caldo eccessivo; infatti, le quotazioni sono piuttosto alte, partendo dai 1.900,00 €/kg per il tartufo di 2° categoria, fino a raggiungere gli oltre 2.700,00€//kg per la categoria extra di più elevata qualità.

Ma di certo è maggiore il valore che il tartufo ha dato all’Istria che, grazie al diretto coinvolgimento della popolazione residente, nonché dei produttori siano essi piccoli o grandi, ha determinato il crearsi di un valido e prospero circuito eno-gastronomico e di un turismo verde e “slow”, senza eco-mostri e sconvolgimenti paesaggistici, costituente un valido esempio di sviluppo sostenibile da proporre in altre aree interne dei Balcani.


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