Tutela dell’avifauna, corridoi ecologici che colleghino l’area dinarica alle Alpi, condivisione di buone pratiche: l'associazione ecologista BIOM racconta della sua esperienza pluriennale e della creazioni di reti verdi nella regione
BIOM è un’associazione croata impegnata nella protezione e conservazione della natura, dal 2018 partner di BirdLife international. Su richiesta della Commissione Europea, nel periodo di pre-adesione della Croazia, BIOM ha collaborato con altre ONG nazionali per preparare una lista di potenziali aree protette da inserire nel network ecologico Natura 2000. Oltre al livello nazionale, BIOM lavora anche a livello regionale: recentemente è entrata a far parte del forum delle ONG per l’attuazione dell’Agenda Verde per i Balcani occidentali. Fa inoltre parte del network BioNet il quale riunisce organizzazioni della società civile dei Balcani occidentali impegnate nella protezione e tutela della biodiversità. Abbiamo intervistato la direttrice Zeljka Rajkovic e l'attivista Marina Grgić.
La Croazia è stata l'ultimo paese ad entrare nell'UE, nel 2013: può essere vista come un esempio dai paesi candidati, in particolare per vedere cosa possono fare le organizzazioni della società civile nel contesto dell'integrazione nell'UE?
Le ONG non sono mai state realmente prese in considerazione dal governo ma si sono unite in un'iniziativa chiamata Zeleni Forum (Forum verde) grazie alla quale hanno seguito diversi aspetti legati all’adesione all’Ue.
Nel periodo pre-adesione su richiesta della Commissione europea BIOM ha collaborato con altre ONG nazionali per preparare una "lista ombra" di potenziali aree protette da inserire nel network ecologico Natura 2000.
Per quanto riguarda il recepimento della legislazione, le ONG hanno promosso vari progetti specifici ma - ripeto - mai presi realmente in considerazione da parte governativa.
Guardando al tema della tutela ambientale, ritiene che la natura transnazionale delle sfide ambientali favorisca relazioni che vadano oltre i confini nazionali tra i paesi della regione?
Come BIOM aderiamo a varie iniziative per i Balcani occidentali o l'Europa sud-orientale. In particolare partecipiamo alla stesura dei documenti strategici di Bionet, rete focalizzata sulla conservazione della natura. Di recente abbiamo anche aderito al Forum delle ONG per l'agenda verde per i Balcani occidentali.
Un altro aspetto rilevante è l'attuazione congiunta di progetti, spesso finanziati nel contesto di Interreg, quindi di progetti europei su scala transfrontaliera. Per quanto ci riguarda siamo stati per la prima volta coinvolti in questo tipo di attività con il progetto Dinalpconnect.
Che tipo di scambi avvengono tra le ong della regione e con altre ong europee?
In questi anni abbiamo collaborato ad esempio con la fondazione tedesca EURONatur: loro lavorano molto nei Balcani e come noi sono particolarmente interessati alla tutela dell’avifauna. Con loro abbiamo promosso visite di scambio, in cui condividere conoscenze ed esperienze.
Inoltre, organizziamo anche workshop: ad esempio, due anni fa, siamo riusciti a organizzare un workshop sugli aspetti giuridici della tutela ambientale dell'UE. L'abbiamo organizzato principalmente per noi, come stato membro dell'UE, ma abbiamo anche invitato le ONG regionali a discuterne assieme. E questo direi accade abbastanza frequentemente: scopriamo che alcune ONG hanno esperienza in un certo campo e ci rendiamo visita a vicenda.
Ci sono talvolta difficoltà in questo tipo di lavoro con partner di altri paesi?
Una delle cose più importanti è l'ammissibilità di diversi programmi quando si tratta di paesi non UE. Poi a volte non è facile nel nostro lavoro transfrontaliero trovare una controparte oltre confine. Infine, per quanto riguarda la collaborazione regionale, in alcuni paesi il governo ha un ruolo forte e si possono incontrare pressioni altrettanto forti a livello politico.
Ha citato il progetto Dinalpconnect. Di cosa si occupa?
Innanzitutto l'obiettivo è quello di rafforzare la cooperazione transnazionale e nazionale al fine di migliorare la connettività ecologica sulle montagne dinariche e collegarle con le Alpi consentendo la conservazione della natura a lungo termine di queste due aree.
Poi stiamo sviluppando piani d'azione a tal fine in alcune regioni pilota e infine stiamo sviluppando una rete di stati interessati a livello transfrontaliero. Attualmente ci sono undici partner provenienti da Italia, Slovenia, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Albania e Grecia.
Parlando di più della legislazione europea sulla biodiversità, in che modo questo progetto contribuirà all'adozione di nuove direttive?
Non so se ciò che verrà prodotto a livello regionale alimenterà alcune raccomandazioni a livello dell'UE, anche se dovrebbe. Noi ci proviamo, anche attraverso l’organizzazione di una conferenza internazionale sulla connettività ecologica in cui i partner presenteranno la strategia su cui stiamo lavorando. Tra gli ospiti della conferenza dovrebbero esserci responsabili politici nell'Unione europea, e ci auguriamo possa servire.
Dall’attuazione di questo tipo di progetti possono nascere delle comunità di lavoro?
Collaboriamo molto strettamente e tutti i partner condividono tra loro conoscenze e competenze. Vogliamo anche produrre un elenco di soggetti interessati che lavorano in tutte e quattro le regioni pilota e collegarli tra loro.
Questo approccio transnazionale ha a mio avviso sicuramente senso, e purtroppo non è per niente scontato. Penso sia poi importante coinvolgere in queste dinamiche i paesi candidati all’adesione all’UE. Ad esempio come Croazia facciamo parte del partenariato BirdLife e abbiamo proposto alle istituzioni dell'Unione europea di aggiungere i paesi candidati all'adesione all'UE alle nostre task force politiche, in modo che possano effettivamente imparare e vedere come funzionano le cose. Penso che il fatto che la Croazia sia membro Ue e abbia un passato almeno in parte in comune e molte relazioni con gli stati della regione, possa aiutare i paesi candidati a capire meglio le dinamiche dell’Ue.
Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Work4Future" cofinanziato dall’Unione europea (UE). L’Ue non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è unicamente di OBC Transeuropa. Vai alla pagina "Work4Future"
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