Lavoratori in una salina in Croazia - © Mariocigic/Shutterstock

Lavoratori in una salina in Croazia - © Mariocigic/Shutterstock

Nei Balcani la popolazione diminuisce e cresce il bisogno di manodopera straniera – ma aumentano anche gli episodi di razzismo e sfruttamento. A farne le spese sono soprattutto i molti lavoratori di origine asiatica

16/12/2024 -  Giovanni Vale Zagabria

L’ultimo caso è avvenuto a inizio novembre. A Spalato, quattro lavoratori stranieri sono stati aggrediti nel giro di poche ore da altrettanti cittadini croati, poi arrestati dalla polizia. Si tratterebbe, secondo le forze dell’ordine, di “attacchi a sfondo razziale”, di cui questa volta sono rimasti vittima dei fattorini di origine nepalese e indiana, ma che sono purtroppo sempre più comuni nel paese. 

La Croazia è da anni alle prese con una forte emigrazione e con l’invecchiamento della propria popolazione, scesa da circa 4,3 milioni di abitanti nel 2011 a 3,8 milioni nel 2021. Per far fronte a queste problematiche, a partire dal 2021 Zagabria non impone più limiti al numero di lavoratori stranieri che possono trasferirsi nel paese.

Le imprese possono dunque rifornirsi come credono sul mercato del lavoro globale. Ecco che nel 2023, il ministero dell’Interno croato ha rilasciato permessi di lavoro a quasi 120.000 cittadini di Paesi terzi, con un aumento del 40% rispetto all'anno precedente. Quest'anno la cifra sarà superata, con quasi 150.000 permessi di lavoro rilasciati fino a novembre. 

I lavoratori stranieri sono insomma sempre più presenti e indispensabili all’economia croata e anche per questo le violenze di Spalato hanno costretto il governo croato a intervenire, denunciando degli attacchi “scioccanti e preoccupanti”. L’esecutivo si è impegnato “a non permettere che la Croazia diventi un Paese in cui la violenza e l'odio verso i lavoratori stranieri siano considerati normali”.

“I lavoratori stranieri – ha detto il primo ministro Andrej Plenković in una conferenza stampa – hanno riempito un segmento del mercato del lavoro che noi ovviamente non potevamo riempire”. I settori dell’edilizia e del turismo in particolare dipendono in effetti sempre più da persone provenienti da Nepal, India, o ancora dalle Filippine. Ma per loro la vita in Croazia non è facile.

La Croazia non è un paese per stranieri?

Il caso di Spalato infatti non è isolato. Tra il 2022 e il 2023 il numero di attacchi fisici contro cittadini asiatici o africani riscontrati in Croazia è aumentato del 500%, passando da 228 a 1150. “Gli attacchi sono così tanti che viene da chiedersi se la Croazia non sia un paese sbagliato per gli stranieri”, scrive il settimanale Globus in un recente articolo. Il movente delle aggressioni è spesso venale (per esempio, i fattorini vengono attaccati per essere derubati), ma a volte l’intolleranza e il razzismo hanno un ruolo di primo piano.

È stato questo il caso la notte del 22 agosto, quando tre giovani croati hanno picchiato brutalmente un cittadino indiano di 27 anni nel centro di Zagabria. L’intervento dei passanti ha messo in fuga gli assalitori, poi arrestati; ora rischiano fino a cinque anni di carcere.

"Capisco che viviamo in un'epoca in cui i cambiamenti sono intensi e che ogni comunità ha bisogno del suo tempo per adattarsi, ma voglio anche lanciare un messaggio chiaro: nessuna violenza sarà tollerata”, ha dichiarato qualche giorno più tardi il ministro degli Interni Davor Božinović, invitando i cittadini croati “a resistere all’intolleranza e ai pregiudizi e a denunciare qualsiasi sospetto crimine d’odio”.

Tuttavia, secondo lo storico Hrvoje Klasić, intervistato da Globus, l’intolleranza nella società croata non dovrebbe stupire. "Quando si crea una società in cui è normale che i giovani glorifichino dei militari che hanno ucciso persone di altre nazionalità e glorificato Hitler, perché stupirsi se a un certo punto iniziano a mostrare aggressività verso persone di colore diverso, oppure verso cittadini atei o di diverso orientamento sessuale?”, ha commentato Klasić.

Bulgaria, nuovo paese di immigrazione

La Croazia non è l’unico paese della regione a sperimentare un aumento della forza lavoro straniera accompagnato da inedite violenze a sfondo razziale. Anche la vicina Bulgaria, che ha perso l’11% della sua popolazione negli ultimi dieci anni, sta scoprendo la manovalanza straniera.

Nel 2024 il paese sta assistendo a un'impennata nell'“importazione” di forza lavoro straniera: a fine anno l'aumento sarà probabilmente del 100% rispetto al 2023. Secondo Dobrin Ivanov, direttore esecutivo dell'associazione bulgara dei datori di lavoro BICA, il fenomeno continuerà a crescere nei prossimi anni.

Al momento la Bulgaria attira soprattutto persone provenienti dall'Asia centrale e sudorientale, in particolare dalle ex repubbliche socialiste (Kirghizistan, Uzbekistan, e così via). Recentemente si è registrato anche un notevole afflusso di lavoratori da India, Nepal, Bangladesh, Filippine e Indonesia. 

Nei confronti di queste persone, nota la testata bulgara Mediapool, non sono finora stati registrati gravi incidenti. Nel marzo di quest’anno un cittadino afghano che vive in Bulgaria da oltre vent'anni e parla il bulgaro è stato però picchiato davanti a casa sua: lui e sua moglie, che è bulgara, sono stati aggrediti da un gruppo di giovani e picchiati duramente con tubi di metallo. Hanno sentito i loro aggressori dire che “venivano da troppo lontano”, come ha riportato la sezione bulgara della Deutsche Welle. L'uomo ha quindi chiamato la polizia, che non ha accolto la sua denuncia e ha risposto alla chiamata solo quando è intervenuta la moglie.

Appena tre giorni dopo l’aggressione, alcuni nazionalisti hanno organizzato una protesta nel centro di Sofia con lo slogan “Fuori gli immigrati dalla Bulgaria”. Le manifestazioni d’odio continuano anche online, dove i commenti negativi nei confronti dei lavoratori stranieri sono numerosi sui social network.

Alcune delle lamentele più diffuse, spiega Mediapool, sostengono che gli stranieri starebbero minando il mercato del lavoro per i bulgari e che la Bulgaria si starebbe riempiendo di stranieri – due messaggi che rappresentano una novità per il dibattito pubblico nel paese.

Lavoratori sfruttati nei Balcani occidentali

Emigrazione e immigrazione si rincorrono anche in Serbia, dove nel 2023 sono stati rilasciati più di 52.000 permessi di lavoro a lavoratori stranieri, ovvero il 50% in più rispetto al 2022. Quest’anno, scrive il settimanale NIN , si prevede che il numero di permessi sarà ancora più alto.

I lavoratori stranieri in questo caso provengono perlopiù da India, Pakistan, Sri Lanka, Cuba, Turchia, Nepal e Kenya. Vengono in Serbia alla ricerca di salari migliori, ma per alcuni di loro, commenta NIN, il paese “è solo una tappa di transito verso uno dei paesi dell'Unione Europea dove il tenore di vita è più alto”. 

Il fenomeno si registra anche in Bosnia Erzegovina, anche se lì i numeri per ora restano più bassi. Nel 2023 sono stati rilasciati infatti circa 4500 permessi di lavoro a cittadini di paesi terzi, contro i circa 3800 nel 2022. Si tratta perlopiù di lavoratori provenienti da Bangladesh, Pakistan, India e Nepal.

Tuttavia, come nota Al Jazeera , molto spesso queste persone rimangono solo brevemente nel paese (“un mese, un mese e mezzo”, lamenta un imprenditore), prima di proseguire il loro cammino verso l’Unione europea in qualità di migranti irregolari.

Per il momento sono rari i casi di attacchi a sfondo razziale emersi in Serbia e in Bosnia Erzegovina, ma un’inchiesta pubblicata quest’estate dall’organizzazione svizzera Global Initiative Against Transnational Organized Crime (GI-TOC) ha messo in guardia contro un problema più insidioso e radicato, oltreché comune a tutti i Balcani occidentali: lo sfruttamento dei lavoratori.

“Nel marzo 2024, la stampa locale ha svelato che una società cinese ha portato in Serbia dei lavoratori stranieri con dei contratti di sfruttamento; nel settembre 2023, le autorità montenegrine hanno arrestato sei persone, tra cui un funzionario governativo, per aver sfruttato lavoratori edili turchi; e cittadini taiwanesi sono stati costretti a partecipare a operazioni di frode online nella Macedonia settentrionale e nel Montenegro”, scrive Balkan Insight .

Ci sono anche cittadini dei Balcani occidentali tra le vittime dei casi di sfruttamento segnalati dall’inchiesta di GI-TOC, ma il crescente fenomeno dell’importazione di manodopera straniera in tutti i paesi della regione deve mettere in guardia contro possibili abusi nei confronti di questi lavoratori – un problema che riguarda innanzitutto la Croazia, dato che è il Paese che registra i numeri più alti di permessi di lavoro rilasciati a cittadini di paesi terzi.

 

Questo articolo è stato prodotto in collaborazione con la testata bulgara Mediapool nell'ambito di PULSE, un'iniziativa europea coordinata da OBCT che sostiene le collaborazioni giornalistiche transnazionali.


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