Un quarto di secolo dopo la sua morte, Josip Broz Tito è ancora ben presente sulla scena della ex Jugoslavia. Mentre molti lo rimpiangono, e altri lo dileggiano, un noto regista croato sta pensando di girare un documentario sul celebre maresciallo
In Croazia il 4 maggio di quest'anno alle 15.05 non sono suonate le sirene come si era fatto per alcuni anni in seguito al 1980. In quel modo si commemorava l'anniversario della morte di Josip Broz Tito, presidente della Jugoslavia, che guidò il Paese dalla fine della Seconda guerra mondiale 1945, alla sua morte appunto nel 1980. Ma, nel suo paese natale, Kumrovac, un villaggio nella provincia croata, sul versante nord occidentale della Croazia, le sirene hanno fischiato ugualmente, e un folto numero di persone si è ritrovato davanti al suo monumento, per commemorarne il venticinquesimo dalla morte. Il presidente dell'Unione dei combattenti antifascisti, Kresimir Piskulic, parlando davanti alla statua di bronzo di Tito, ha detto che "i monumenti si possono distruggere, ma non si può distruggere l'opera del compagno Tito".
Il monumento in questione, realizzato da Antun Augustincic, uno dei più noti scultori croati, è ritornato al suo posto, davanti alla casa natale di Tito a Kumrovac, l'11 aprile di quest'anno. Prima era stato per diversi mesi in riparazione in modo da cancellare le conseguenze causate dall'esplosione di alcuni ordigni, fatti saltare ai piedi della statua di Tito il 27 dicembre dello scorso anno. Benché il colpevole non sia mai stato scoperto, è chiaro che il monumento sia stato minato da coloro che considerano Tito un "nemico dei Croati" che non merita alcuna commemorazione.
Ma sono molti anche coloro i quali a tutt'oggi hanno una buona idea di Tito. Anzi, l'impressione è che ve ne siano sempre di più e che dall'epoca della sua morte stia montando una nostalgia sempre più forte per lui e per il periodo nel quale ha governato. Nell'anniversario della sua morte, la Casa dei fiori (Kuca cvijeca), la tomba di Tito nel quartiere di Dedinje, a Belgrado, nelle immediate vicinanze del complesso di ville lussuose dove è vissuto, è stata visitata da oltre 300 Croati, giunti per rendergli onore. Sono arrivati a Belgrado su sette autobus ed ha fatto loro da guida il rappresentante dell'Unione dei combattenti antifascisti Tomislav Badovinac.
Solo alcuni giorni prima del 25 anniversario della morte di Tito, a Labina, in Istria, una delle più sviluppate regioni della Croazia, in una delle piazze principali, è stato posto un busto di Josip Broz Tito. Il prefetto Ivan Jakovcic, parlando durante la cerimonia, ha spiegato il senso in Istria dell'erigere un monumento a Tito:
"Noi non rimpiangiamo né il comunismo né la Jugoslavia, né in questo modo vogliamo rispondere alla posa del busto di Tudjman a Osijek. Lo facciamo perché rispettiamo una personalità di rilievo mondiale quale è stato Tito" ha dichiarato Jakovcic. Ha inoltre affermato che Tito, a ragione, è benemerito per il fatto che la Jugoslavia, e con essa la Croazia, si sia trovata dalla parte dei vincitori, della coalizione antifascista nella Seconda guerra mondiale. Aggiungendo che proprio su queste basi è stata costruita anche l'attuale Europa, di cui vorrebbe essere parte costituente anche la Croazia: "Oggi l'Europa è fondata sulla tradizione antifascista. Noi siamo pronti ad edificare l'Istria e la Croazia proprio su quell'eredità".
"Ricordo volentieri Tito, perché al tempo in cui governava si stava bene. Avevamo la pace, tutti vivevamo in un Paese che solo lui era in grado di tenere insieme. Ma, ancora più importante di questo è che, a differenza dei miei figli che da anni cercano un posto di lavoro, noi avevamo dove lavorare. Si viveva in modo modesto, non c'erano differenze come quelle di oggi, dove alcuni hanno tutto e gli altri nulla", racconta un'anziana signora giunta a Kumrovac per portare gli onori a Tito.
Benché fosse croato, Tito dopo la costituzione dello stato croato nel 1991 finì sulla lista nera del governo Tudjman. E non tanto per volere dello stesso Franjo Tudjman, primo presidente croato, quanto a causa della gente che gli stava vicino, in particolare la diaspora croata che nel 1990 fece ritorno in patria. Quelli che durante la Seconda guerra mondiale lottarono contro i partigiani di Tito, e che furono dalla parte degli ustascia di Ante Pavelic, ritenevano infatti che Josip Broz fosse un "boia" che aveva messo la Croazia nella "gabbia del popolo", come veniva definita la Croazia sotto la dominazione di Belgrado.
All'inizio degli anni novanta molte vie e piazze della Croazia recanti il nome di Tito cambiarono nome, ma Tudjman si oppose affinché ciò venisse fatto anche a Zagabria, dove tutt'oggi vi è la Piazza Maresciallo Tito. Nonostante molti oppositori di Tito abbiamo protestato per questo motivo, e alcuni con atti violenti abbiano tolto la targa sulla quale c'è scritto il suo nome, la piazza non ha mai cambiato denominazione.
Tudjman - che è stato un generale di Tito ed insieme a lui ha lottato contro gli ustascia di Pavelic - era affascinato dal Maresciallo. Non lo ha mai dichiarato in pubblico, per non irritare i suoi collaboratori provenienti dalle fila della diaspora, ma lo ha fatto trapelare tra ristretti e intimi circoli, dove affermava che Tito era stato un grande croato e una brillante personalità di rilievo mondiale. I collaboratori di Tudjman affermano pure che in molte situazioni aveva tentato di imitarlo, e come prova più evidente portano il fatto che anche Tudjman, proprio come Tito, amava apparire con l'uniforme.
Nonostante ci siano stati dei tentativi di trasferire i resti di Josip Broz da Belgrado alla Croazia, non si è mai giunti alla realizzazione di tale idea. I sostenitori affermano che la terra natale di Tito sia la Croazia e che quindi dovrebbe essere sepolto "in patria", con tutte le onorificenze destinate alle grandi personalità. Gli oppositori invece contestano a Tito di non essersi mai comportato da vero Croato, anzi al contrario, di aver smorzato ogni velleità di uno stato croato indipendente. I realisti però indicano che un'eventuale tomba per Tito in Croazia potrebbe innescare nuovi conflitti ideologici, e che potrebbe pure essere un luogo di azioni terroristiche, come quelle accadute lo scorso dicembre al suo monumento a Kumrovac.
Nel frattempo uno dei registi croati più famosi, Antun Vrdoljak, ha annunciato che a breve inizierà a girare un film documentario su Josip Broz Tito. Vrdoljak era uno stretto collaboratore del defunto presidente Tudjman, ma prima della dissoluzione della Jugoslavia aveva girato alcuni film in cui si esaltavano i partigiani di Tito durante la Seconda guerra mondiale. Uno di questi è il noto film "Sulla montagna cresce il pino verde" (U gori raste zelen bor), per il quale ha ricevuto numerosi premi.
Ma già il fatto stesso che il film verrà girato da Vrdoljak ha suscitato accesi dibattiti, per nulla sporadici quando è in questione la figura di Tito. I suoi compagni d'armi sopravvissuti ritengono che Vrdoljak non sia la persona adatta per girare un film obiettivo su Tito, ed hanno addirittura chiesto che gli venga vietato. Il regista ha risposto direttamente ed a modo suo: "Lo stesso Tito mi ha ordinato come presidente della repubblica di fare il film ' Quando senti la campana', e l'organizzazione dei combattenti antifascisti per quel film mi ha consegnato il premio annuale. Quella gente non ha la minima idea di chi sia stato Tito, ne di chi sia Vrdoljak".
Litigi e controversie sul ruolo di Tito continuano anche a distanza di 25 anni dalla sua morte.
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