Uno studio del Parlamento europeo ha esaminato l'utilizzo dei fondi di coesione nel settennato 2014-20, evidenziando un abbassamento dei tassi di assorbimento. È necessario riformare il sistema amministrativo a livello nazionale e semplificare le norme che regolano la politica di coesione
Uno studio preliminare , pubblicato dal Parlamento europeo, ha analizzato le principali tendenze a livello europeo nell’uso dei fondi di coesione nel settennato 2014-2020. Lo studio si basa principalmente sul concetto di assorbimento dei fondi, ossia sull’analisi di quanto dei fondi inizialmente previsti dall’Ue viene programmato, assegnato, e soprattutto effettivamente speso dai singoli stati membri.
Il settennato 2014-20 ha confermato alcune tendenze che già erano emerse nel settennato precedente, tra le quali la costante decrescita nel tasso di assorbimento da parte degli stati membri. Questa osservazione vale per la maggior parte dei paesi, soprattutto per quelli più grandi, che alla fine del 2020 mostravano dei tassi di assorbimento inferiori rispetto alla media europea, tra i quali Italia, Bulgaria, Romania, e Croazia.
Le ragioni alla base di questi dati sono diverse: da un lato, paesi come l’Italia - che fanno parte dell’Ue sin dalla sua nascita - presentano in media un livello di sviluppo economico e di coesione territoriale maggiore, fattore che giustificherebbe un uso meno sistematico dei fondi di coesione; dall’altro, paesi che hanno raggiunto lo status di membro dell’Ue più recentemente, e che presentano disparità socio-economiche molto più marcate, sono ostacolati nell’assorbimento dei fondi da problemi strutturali interni, che riguardano l’assenza di sistemi appropriati a elaborare progetti che possano mettere a frutto i fondi che arrivano dall’Ue.
Più nello specifico, lo studio presenta quattro tipologie di sfide che gli stati membri si trovano ad affrontare per incrementare la loro capacità di assorbimento dei fondi. Oltre al già citato bisogno di migliorare le strutture amministrative che, a livello nazionale, sono predisposte alla gestione dei fondi, altri problemi riguardano il ritardo nell’adozione delle linee guida europee, l’instabilità politica e la discontinuità nel sostegno alle politiche finanziate dall’Ue, e una generale inefficienza delle strutture istituzionali, che comprende scarsa formazione dell’amministrazione pubblica e sua insufficiente digitalizzazione.
Lo studio propone poi un focus sulla situazione di diversi paesi, scelti come casi di studio. In Italia, la difficoltà principale sembra essere la riconfigurazione, ossia la riallocazione delle risorse per un migliore allineamento con le richieste e le priorità fissate dall’Ue. Per la Croazia, invece, emergono evidenti limiti e lungaggini nella pianificazione progettuale a causa di una burocrazia ingombrante, oltre a continui reclami che ritardano il raggiungimento degli obiettivi.
Infine, il caso della Bulgaria si caratterizza soprattutto per i rallentamenti nell’approvazione dei progetti infrastrutturali, situazione ulteriormente aggravata dai numerosi ritrovamenti archeologici che bloccano il procedere dei lavori pubblici. Inoltre, l’instabilità politica interna e i continui cambi nelle normative nazionali complicano l’adozione di nuove leggi che allineino il Paese agli standard europei.
A seguito di queste analisi, lo studio suggerisce una serie di possibili soluzioni che gli Stati potrebbero adottare per migliorare la loro performance nei livelli di assorbimento dei fondi di coesione sia nel settennato in corso che nel prossimo. Tra le varie idee proposte, particolare enfasi è data alla necessità che l’Ue semplifichi le proprie norme, mostrando più attenzione alle specifiche esigenze di ogni paese ed evitando di adottare approcci universali e standardizzati.
Gli stati membri sono invece chiamati a rafforzare le loro strutture amministrative, rendendole più efficienti nel gestire la selezione dei progetti a cui destinare i fondi, e a potenziare la coordinazione tra tutte le parti coinvolte nella realizzazione dei programmi mirati a ridurre le disparità socio-economiche dei territori interessati.
Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Energy4Future" cofinanziato dall’Unione europea (Ue). L’Ue non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è unicamente di OBC Transeuropa. Vai alla pagina "Energy4Future"
Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!