Lo scorso 28 gennaio, presso il parlamento europeo, OBC ha promosso un incontro di approfondimento sulla libertà dei media in Europa. Pubblichiamo l'intervento della direttrice scientifica di Osservatorio Luisa Chiodi
Vorrei ringraziare il Gruppo dei Verdi/EFA che ci ospita, i membri del Parlamento Europeo e i partner del progetto Safety Net for European Journalists convenuti per questo seminario. Il progetto che mi accingo a presentare è stato finanziato dalla Commissione Europea – DG Connect e ha coinvolto 4 partner: Osservatorio Balcani e Caucaso, 2 organizzazioni di monitoraggio dei media (SEEMO e Ossigeno per l'Informazione), la studiosa Eugenia Siapera e 9 media partner a coprire 11 paesi (Bulgaria, Croazia, Cipro, Grecia, Italia, Macedonia, Montenegro, Romania, Serbia, Slovenia e Turchia).
Negli ultimi 12 mesi, il progetto Safety Net for European Journalists ha cercato di identificare modi per aiutare i giornalisti minacciati in un'area particolarmente vulnerabile del nostro spazio europeo, caratterizzata da gravi problemi nel campo della libertà di informazione. Nel 2014, con le sole eccezioni di Cipro e Slovenia, tutti i paesi che abbiamo monitorato (7 Stati membri UE e 4 paesi candidati dell'Europa sudorientale) sono stati classificati da Freedom House come "parzialmente liberi" o "non liberi".
Attivando un partenariato transnazionale in 10 lingue, Safety Net ha realizzato una serie di attività in tema di libertà di informazione, tra cui: la diffusione di notizie, il monitoraggio e la documentazione delle violazioni, una ricerca comparata sulle esigenze dei giornalisti minacciati e una campagna di sensibilizzazione in Italia, Turchia e sud-est Europa.
Il nostro scopo è stato quello di lavorare dal basso a sostegno dei giornalisti in pericolo, concentrandoci sulle loro principali preoccupazioni e necessità. Safety Net ha esaminato alcuni problemi strutturali noti e persistenti, fra cui la concentrazione della proprietà dei media e gli intrecci perversi tra affari e politica. Il progetto, inoltre, ha fatto luce sulle principali fonti di minacce, quali gli interessi imprenditoriali che ostacolano il giornalismo di qualità, e sui principali meccanismi che mettono in pericolo i giornalisti, come la violenza, ma anche le calunnie o le cause legali infondate.
Questi aspetti sono esaminati sistematicamente dalla studiosa Eugenia Siapera nel rapporto appena pubblicato che prende in esame le prospettive dei giornalisti sulla libertà di informazione sulla base di 110 interviste con professionisti dei media a rischio, effettuate in 11 paesi europei.
Dall'analisi comparativa di Siapera emergono altre tendenze altrettanto nefaste, anche se non così ampiamente dibattute, come la de-regolamentazione delle condizioni di lavoro e la questione della de-professionalizzazione del settore. Infine, l'analisi di Siapera offre rilevanti indicazioni di policy su come sostenere la libertà dei media e i giornalisti in Italia, Turchia e sud-est Europa.
Inutile dire che ogni paese presenta problemi specifici derivanti dal passato autoritario, dai conflitti etnici e dalla corruzione, fenomeno tutt'altro che raro nella regione. Naturalmente, i media riflettono e sono modellati dal contesto socio-politico, dalla performance economica e dalle questioni strutturali di ogni paese.
Tuttavia, molti dei problemi evidenziati, e dei relativi suggerimenti forniti dagli stessi giornalisti a rischio, sono comuni a tutti gli 11 paesi. Il settore dei media sta infatti fronteggiando gli stessi cambiamenti strutturali in tutto il mondo: come sottolineato da Siapera, i vecchi modelli di business che esistevano nei paesi occidentali non sono più sostenibili e stanno diventando obsoleti a causa degli sviluppi tecnologici e del ruolo del web.
L'obiettivo fondamentale di Safety Net for European Journalists era quello di portare alla luce le esigenze dei giornalisti. I nostri interlocutori sul campo hanno evidenziato una serie di aspetti importanti, in primo luogo la necessità di assistenza legale e sostegno finanziario in caso di cause e minacce fisiche.
La trasparenza nella distribuzione della pubblicità pubblica e privata è un altro aspetto cruciale, segnalato dagli intervistati come meccanismo imprescindibile per tutelare i media. Alcuni paesi devono riformulare le norme sulla libertà di informazione. Tuttavia, anche ove le leggi sono adeguate sulla carta, vi sono seri problemi nella loro corretta applicazione.
Fra le preoccupazioni rilevanti, anche se meno ampiamente dibattute, espresse dai giornalisti minacciati troviamo: il bisogno di ottenere solidarietà da parte di altri giornalisti, oltre che dei sindacati e dell'opinione pubblica, e di ri-legittimare la professione lavorando su nuovi codici etici e regole organizzative.
In questi giorni, dopo l'attacco terroristico di Parigi, parlare di libertà dei media e del ruolo del giornalismo nelle società democratiche sembra scontato, quasi banale. Tuttavia, nel nostro anno di lavoro abbiamo scoperto quanto sia difficile suscitare interesse verso il tema della libertà dei media. Prima di Parigi, solo situazioni estreme, come l'oscuramento di Twitter in Turchia, catturavano l'attenzione pubblica.
Ciò che abbiamo rilevato è una percezione generale che la libertà dei media non sia davvero un problema, o perché riteniamo di vivere in paesi democratici o perché ci pare che la questione non meriti attenzione e i giornalisti sono una categoria drammaticamente screditata agli occhi dell'opinione pubblica.
Pertanto il nostro impegno con Safety Net è stato richiamare l'attenzione del pubblico grazie ad una campagna transnazionale di sensibilizzazione, realizzata in collaborazione con 9 media partner e le rispettive comunità virtuali. Ma nella sfera pubblica europea serve impegnarsi a fondo a questo scopo.
E' chiaro che per migliorare la libertà di informazione in Italia, sud-est Europa e Turchia è fondamentale che i giornalisti cerchino alleanze con le rispettive società a cui, in ultima analisi, dovrebbero prestare servizio. Ciò di cui i giornalisti hanno bisogno è riconquistare il sostegno del loro pubblico. Tutelare la libertà di stampa, infatti, richiede cambiamenti socio-politici ampi, per ottenere i quali serve convincere le nostre società e le istituzioni politiche ad impegnarsi per realizzarle.
Non va sottovalutato nemmeno il ruolo delle istituzioni internazionali: OSCE, Consiglio d'Europa, Parlamento europeo e Commissione europea, nonché le ONG e le organizzazioni dei giornalisti europei impegnate in questo campo, svolgono un ruolo cruciale di denuncia delle violazioni della libertà di informazione. Inoltre, possono contribuire ad aumentare il riconoscimento pubblico del ruolo dei media, dando visibilità al giornalismo di qualità e al suo contributo ad un pensiero critico e informato.
In questo senso, allo scopo di promuovere i propri valori, fra cui la libertà di informazione come pilastro della democrazia, l'UE dovrebbe esercitare il suo soft power con una maggiore presenza nei media. Nel sud-est Europa troviamo Al Jazeera Balcani, CNN Balcani e media russi, ma poca Unione Europea.
Grazie ad una partnership editoriale transnazionale mirata a raggiungere il pubblico locale, Safety Net ha contribuito a rendere la libertà dei media e i valori fondamentali dell'UE più presenti nei media indipendenti degli 11 paesi interessati.
L'approccio dal basso del progetto ha caratterizzato anche il lavoro degli organismi di controllo (SEEMO e Ossigeno per l'Informazione), poiché l'attività di monitoraggio non può essere eseguita a distanza: richiede un radicamento a livello locale, relazioni di fiducia con gli operatori dei media e, di conseguenza, la capacità e possibilità di individuare le violazioni della libertà dei media per poterle affrontare.
Infine, per rispondere ai bisogni concreti dei giornalisti e grazie al lavoro di SEEMO, abbiamo pubblicato un manuale pratico in 9 lingue che offre indicazioni su una serie di argomenti, tra cui la protezione delle fonti, la memorizzazione dei dati e dei contatti sui dispositivi mobili, come reagire alle minacce provenienti dal web e molto altro.
Con il manuale pratico, l'attività di monitoraggio, la partnership editoriale transnazionale, la vasta campagna di sensibilizzazione e informazione e la ricerca comparata, il progetto Safety Net ha contribuito dal basso a sostenere i giornalisti minacciati al fine di proteggere la libertà di informazione, condizione necessaria perché la democrazia possa prosperare in Europa.
Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Safety Net for European Journalists. A Transnational Support Network for Media Freedom in Italy and South-east Europe.
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