In Georgia esiste un campionato di calcio femminile solo dal 2016. Ma ora le poche coraggiose giocatrici che sfidano lo stigma sociale si stanno preparando ai mondiali che verranno organizzati a Tbilisi nel 2020
(Pubblicato originariamente da Chai Khana nel febbraio 2019)
Essendo cresciuta a Zemo Alvani, Ana Mozaidze non avrebbe mai pensato di giocare a calcio. Come molte altre ragazze del suo paese di 3000 anime nell'est della Georgia, ha studiato musica.
“Lo stadio è di fronte alla scuola di musica. Avevo 10 anni e prima di ogni lezione mi fermavo a guardare i ragazzi allenarsi e per questo ero spesso in ritardo. Ma allora mai avrei pensato che io ragazza avrei potuto giocare a calcio”, riflette Ana, che ora ha 17 anni.
Con il tempo, c'è riuscita. Dopo aver guardato gli allenamenti per un anno, l'allenatore della squadra locale si è accorto di lei e le ha chiesto di unirsi. Tutti, inclusa la sua famiglia, credevano che questa sua passione sarebbe scomparsa con il tempo: in fondo, il calcio è per gli uomini, non per le donne. Ana ha dimostrato a tutti che si sbagliavano e ha scambiato il suo pianoforte per un pallone con cui ora gioca sul campo come difensore del Norchi Dinamoeli, una squadra di calcio femminile nella capitale, Tbilisi. Ricopre lo stesso ruolo nella nazionale femminile under-19, che si sta preparando per i campionati femminili under-19 della “Union of European Football Associations” (UEFA) che avranno luogo a Tbilisi nel 2020.
A partire dall'ottobre 2019, 48 squadre si affronteranno in turni di qualificazione e 7 di esse nel luglio 2020 si recheranno a Tbilisi per le finali. La Georgia, in quanto stato ospitante, è qualificata automaticamente come ottava squadra nel torneo. L'evento significa molto per giocatrici come Mozaidze, e non solo perché spera di giocare ma anche perché rappresenta un riconoscimento formale per il calcio femminile, uno sport che in Georgia ha sempre avuto difficoltà ad essere riconosciuto come tale.
Eka Kartsivadze sa cosa significhi fin troppo bene. La direttrice sportiva della squadra femminile di Tbilisi ha sempre dovuto lottare per tutto: per trovare allenatori, fondi, strutture e l'attrezzatura.
La mancanza di fondi non è certo l'unica difficoltà e l'aver portato delle ragazze a calciare un pallone su un campo può essere considerata già di per sé una vittoria. Come nel villaggio natale di Mozaidze, nell'intera Georgia si vede il calcio come uno sport esclusivamente maschile.
Mozaidze si ricorda bene quando i suoi professori le comunicavano il loro sdegno nel vederla giocare, un tipo di atteggiamento che molte ragazze come lei devono affrontare.
Nel sostenere HeforShe, una campagna globale di solidarietà promossa da UN Women, l'agenzia Onu che si batte per i diritti delle donne, Vasili Liparteliani, direttore della sezione di ricerca e analisi del ministero della Gioventù e dello Sport sottolinea che si deve "cambiare la mentalità secondo cui certi sport sono solamente appannaggio delle donne ed altri solo degli uomini. Il coinvolgimento delle donne nello sport dovrebbe dipendere esclusivamente da una loro decisione, e non dovrebbe essere soggetta al giudizio pubblico."
È più facile a dirsi che a farsi, visto che spesso il problema nasce proprio in famiglia.
"Conosco ragazze che sono vittime di abusi da parte delle loro famiglie, le quali si vergognano ad avere figlie che giocano a calcio," afferma Eka Kartsivadze, aggiungendo che non sono considerate abbastanza 'femminili'. "Molti genitori semplicemente non vengono alle partite."
Non riguarda solo il calcio: un rapporto dell'agenzia Onu UN Women ha rilevato come "in alcuni sport, tra cui scacchi, scherma e tiro con l'arco, le donne in Georgia sono famose a livello internazionale, ma che solamente il 10% delle ragazze e delle donne georgiane pratica attivamente uno sport. Una delle ragioni richiama ad uno stereotipo diffuso che divide gli sport di tipo maschile da quelli di tipo femminile".
La nazionale femminile di calcio della Georgia ha giocato la sua prima partita nel 1999, contro la Serbia. Il paese non ha avuto un campionato nazionale femminile fino al 2016, in quanto non c'erano abbastanza squadre per farlo partire. Fino al 2003 quindi la Georgia ha avuto essenzialmente solo una squadra femminile, puntualizza Nino Sordia, a capo della divisione femminile della Federazione di Calcio della Georgia (GFF). Già allora, circa 30 ragazze erano coinvolte attivamente per rendere il calcio femminile una realtà.
"Nel 2016 abbiamo iniziato con 6 squadre, il numero minimo per soddisfare gli standard di base della Uefa," spiega Nino Sordia che per anni è stata anche alla guida degli arbitri della Federazione Nazionale. Gli standard di cui parla Sordia includono regole sulla dimensione del campo e la sua superficie, la capacità degli stadi e l'attrezzatura. Per l'Under-19 la GFF dovrebbe mettere a disposizione quattro stadi in linea con gli standard internazionali per le partite ufficiali, più otto strutture ad-hoc per l'allenamento delle squadre ospiti. Attualmente la nazionale femminile della Georgia non ha uno stadio proprio, deve chiedere in prestito la base di allenamento della nazionale maschile a Lagodekhi, nell'est della Georgia, e per le partite quello ufficiale a Tbilisi.
Il campionato del 2016 è stato la svolta, non da ultimo perché ha dato coraggio alle ragazze, le quali hanno capito che ci poteva essere un futuro concreto. Dal 2018 vi sono 10 squadre e Sordia si aspetta un aumento a 12 squadre per il campionato 2019-2020.
Questa crescita è in linea con l'incredibile espansione del calcio femminile a livello internazionale, soprattutto in Europa. Nel 2018 la UEFA ha annunciato che avrebbe aumentato del 50% i fondi ai progetti di sviluppo del calcio femminile nel tentativo di renderlo il primo sport femminile a livello europeo.
"Il potenziale del calcio femminile è illimitato," ha affermato il presidente della UEFA Aleksander Ceferin, che, dalla sua nomina nel 2016, ha reso il potenziamento del calcio femminile una priorità per l'organizzazione. Uno dei provvedimenti è stato separare le finali della Champions' League: nel 2019 saranno ospitate in due città diverse; quella femminile sarà a Budapest, quella maschile a Madrid.
Gli arbitri donne sono anch'esse in aumento e in Georgia l'Accademia degli arbitri creata dal GFF nel 2017 ha avuto 7 donne nel gruppo dello scorso anno. Anche lì però gli stereotipi e il sessismo persistono.
"È accaduto che l'allenatore di un'importante squadra femminile si sia rifiutato di giocare una partita appena ha scoperto che l'arbitro era una donna," ha riportato una fonte che vuole rimanere anonima.
Ma può andare peggio: un ex allenatore della squadra 'Tbilisi' di Tbilisi è stato licenziato per molestie psicologiche e bullismo.
"Aveva l'abitudine di dire alle ragazze che non si meritavano niente e che non erano nessuno", spiega Eka Kartsivadze. "Invece di incoraggiarle e sostenerle, metteva fretta negli spogliatoi e dava calci violenti contro il muro. Tutti ne erano a conoscenza ma io sono stata l'unica a parlare". La direttrice ha così inoltrato una denuncia ufficiale alla Federazione di Calcio della Georgia GFF, che ha portato avanti delle investigazioni, confermando successivamente le dichiarazioni.
Nel 2016 Eka Kartsivadze ha istituito il Fondo di sostegno e sviluppo per il Calcio Femminile, un'organizzazione indipendente che mira a fornire supporto, includendo anche fondi, per le giocatrici di calcio. Kartsivadze ha ottenuto per quest'iniziativa anche sostegno dal comune di Tbilisi e da UN Women, ma il nucleo centrale del suo finanziamento deriva da donazioni private. Le squadre sono sempre a corto di risorse finanziarie e la loro sopravvivenza dipende dalla passione e dalla buona volontà della GFF e di altri donatori. Quando la squadre Nike, con sede a Tbilisi, ha vinto il campionato del 2018, l'unica cosa che hanno vinto le giocatrici è stata la gloria, in quanto non vi erano soldi legati al vincere il campionato. Rimane così un circolo vizioso: la mancanza di interesse e sostegno porta ad una mancanza di soldi.
Sordia ne è consapevole e ha detto che "oltre alla buona volontà, la Federazione ha dato alle squadre il sostegno finanziario di 10,000 lari per aiutarle a non rimanere indietro," mentre nel 2017 il municipio di Tbilisi ha assegnato 4,560 lari (1,727 dollari) alla Lega femminile.
Elene Raukh, figlia sedicenne di Eka Kartsivadze e difensore della squadra nazionale, si ricorda che quando ha iniziato a giocare, 3 anni fa, poteva allenarsi solo su un campo lungo 100 metri, il quale poteva essere usato solo quando non era utilizzato dalla squadra maschile locale.
Le ragazze devono lottare per ciò che vogliono: mentre si allena nella periferia di Tbilisi, Raukh sostiene che chi ama lo sport deve superare gli ostacoli e non mollare. Il segreto è continuare a giocare. "Non lasciare che queste difficoltà ti facciano smettere".
Mozaidze sogna di trasferirsi e giocare in Spagna; vuole tuttavia che la sua passione ispiri gli altri e progetta di trovare i fondi per la costruzione di uno stadio nel suo paese natale: per le ragazze che vogliono giocare a calcio.
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