Shopping cart (Foto Caste Aka Adrem/Flickr)

Pullmann e auto private in colonna oltre confine per risparmiare su spesa, dentista, abiti e benzina. Così i greci colpiti dalla crisi riscoprono il mercato bulgaro, dove tutto costa meno della metà. Una 'fuga di capitali' che potrebbe toccare i 12 milioni di euro l'anno

12/04/2010 -  Gilda Lyghounis

A Sandanski, cittadina di 30mila abitanti nel sud della Bulgaria, i dentisti lavorano soprattutto nel fine settimana e hanno imparato ad appendere, fuori dai loro studi, grandi insegne pubblicitarie in greco: “Odontoiatreio” (studio odontoiatrico).

Non solo: Technomarket, il grande centro commerciale nei pressi della frontiera elleno-bulgara, una ventina di chilometri più a sud di Sandanski, è sempre pieno e da uno scaffale all’altro riecheggia sempre più spesso la lingua di Aristotele.

E’ l’effetto crisi che affligge i consumatori greci. Ma di conseguenza riempie i borsellini bulgari di euro, effigiati con la caratteristica civetta simbolo di Atene. A dedicare un soddisfatto reportage al fenomeno è il quotidiano “Standard” di Sofia, poche settimane fa. Ma da Salonicco, capoluogo della Macedonia sull’Egeo, la più grande regione del nord ellenico, confermano tutto.

“Ogni week end dai comprensori di Serres e di Drama, le nostre cittadine più vicine alla frontiera con la Bulgaria, ma anche da Salonicco, partono almeno 1000 abitanti in pullman per andare a fare la spesa oltreconfine. Senza contare le automobili private!” riferisce a Osservatorio Balcani e Caucaso Pantelis Filippidis, vicepresidente dell’Unione commercianti di Salonicco particolarmente ferrato sull’argomento, dal momento che è anche titolare di un’impresa tessile che dal 1998 ha «delocalizzato» i suoi capannoni in Bulgaria, licenziando 180 operai greci per assumere altrettanti lavoratori locali (“li pago l’equivalente di 6 euro e mezzo al giorno, in Grecia mi costerebbero 42 euro!”).

“Per quanto riguarda il flusso dei miei compatrioti verso Sandanski e la più vicina Petrich, o Petritsi come la chiamano i greci, vanno a rifornirsi non solo di scarpe e di vestiti ‘taroccati’ di grandi firme a basso prezzo, ma anche di frutta, verdura e carne nei supermarket, oltre che di prodotti elettrici – spiega Filippidis. Tutto costa la metà rispetto alla Grecia, dove negli ultimi dieci anni i prezzi sono schizzati alle stelle, con un rincaro maggiore che in Italia o in Germania”.

Gli stipendi medi invece “rimangono fra i 700 e i 1300 euro: la metà di quelli europei – continua Filippidis. Così le famiglie si mettono d’accordo: percorrono i 70 chilometri che separano, per esempio, Serres da Sandanski e ogni week end fanno la spesa per tutta la settimana.

Si dividono il costo della benzina: ma riempiono il carrello del supermarket con 100 euro invece dei 200 che spenderebbero a casa loro. Risultato: se partono in due capofamiglia hanno ognuno un vantaggio di 80 euro la settimana: non è poco per chi fatica ad arrivare a fine mese!”.

Inutile dire che in uno dei momenti più difficili dal punto di vista economico per la Grecia dal dopoguerra ad oggi, questa ‘fuga di euro’ all’estero è un duro colpo. “Basta fare due conti - afferma Filippidis. Se in mille persone ogni week end spendono 100 euro a testa, e in realtà ne spendono molti di più se ai viveri aggiungono altri acquisti, per non parlare delle spese mediche, fanno ogni mese un milione di euro greci finiti in Bulgaria, 12 milioni l’anno”.

Troviamo puntuale contrappunto nelle testimonianze raccolte dal quotidiano di Sofia ‘Standard: "Con la crisi si ci organizza. Talvolta si spedisce una sola persona a fare il pieno e a riempire la macchina con tutte le taniche che riescono a starci, e che poi vengono divise tra amici e vicini" spiega George Ephtimios, un contadino del piccolo villaggio greco di Vironia.

Lui stesso viene parecchie volte a settimana a Sandanski alla ricerca di buoni affari come formaggi, legna da ardere e mobili. Mostra delle scarpe da tennis comprate in Bulgaria: “A 5 euro!”. L’agricoltore ne ha prese tre paia.

Alcuni suoi compatrioti, soprattutto pensionati, hanno fatto addirittura il grande passo e si sono trasferiti a Petrich, prendendo in affitto un piccolo appartamento o una casa. Si prodigano di consigli verso i loro concittadini o si trasformano addirittura in guide turistiche. "Accolgono gruppi interi e fanno loro visitare la regione", racconta sempre a “Standard” Nikola Chopov, che abita a Petrich. "Segnalano loro i migliori affari, le boutiques e i ristoranti che praticano sconti per i greci. In cambio ricevono una piccola percentuale".

Ma non è finita. Ricordate le insegne con scritto “Odontoiatreio” che affollano le strade di Sandanski? “Quegli studi dentistici sono presi d’assalto da tutta la Grecia, non solo da quella del nord - continua Filippidis - perché permettono di spendere un terzo rispetto a un’analoga parcella ateniese.

Un esempio concreto? Tre impianti endossei a Salonicco costerebbero 4.500 euro, a Sandanski 1.500. E in genere i medici bulgari sono preparati, tanto è vero che in passato molti studenti greci, che non riuscivano a superare la difficile barriera del numero chiuso delle facoltà elleniche, sono andati a studiare medicina all’università di Sofia.

Semmai, la qualità non è sempre eccelsa nei materiali usati, ma dipende dall’odontoiatra, come dappertutto. E il passaparola, qui vale moltissimo”. Insomma, grazie alla crisi greca i supermarket, i rivenditori di prodotti elettrici e i dentisti bulgari sono già entrati nella zona euro, anche se la Bulgaria intesa come Stato non lo è ancora, pur essendo stata accolta nell’Unione europea.

Per non parlare dell’economia sommersa del turismo sessuale: le lucciole dell’Est, alloggiate nelle cittadine di frontiera, attirano gli agricoltori e i montanari greci come fari nel buio.

Non solo. “Al flusso degli abitanti di Salonicco, Serres e Drama verso la Bulgaria, fa da contraltare l’esodo da shopping dei residenti di Alexandrupolis e dintorni (nella Tracia ellenica ai confini con la regione di Istanbul, ndr) verso la Turchia, anch’essa meno cara rispetto all’Ellade”, aggiunge Filippidis.

Per rincarare la dose, è notizia di questi giorni una fuga di euro ben più cospicua: secondo la Banca Centrale Greca – riferiscono quotidiani inglesi come il ‘Daily Telegraph’ - solo nel mese di febbraio 3 miliardi di euro appartenenti a facoltose famiglie elleniche sono “fuggiti” all’estero, aggiungendosi ai 5 miliardi di euro portati al sicuro in banche svizzere o in paradisi off shore nel mese di gennaio.

L’unica consolazione per la terra degli dèi? “C’è anche un flusso controcorrente di denaro portato in Grecia dai nuovi ricchi bulgari - conferma Filippidis - Comprano ville e hotel in Calcidia, oppure fanno shopping di lusso nei negozi di Salonicco.

Per i bulgari, infatti, prima della caduta della Cortina di ferro, Salonicco equivaleva a un grande sogno: venire a ‘Solun’, come chiamano la nostra città con la sua Torre Bianca, significava vedere il mare, assaporare l’odore della libertà e dei grandi spazi mediterranei. Ora, anche grazie alla nostra crisi, quel sogno lo possono realizzare”.


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