Un saggio recentemente pubblicato racconta la realtà delle badanti in Italia, che rimane troppo spesso sottotraccia e poco conosciuta
Fare la badante “è uno dei lavori più logoranti sul mercato, con un ricambio elevatissimo perché le donne non ce la fanno”. Una definizione, quella della Acli-Colf, in cui si concentrano anni di vita di quasi un milione di donne romene che sono emigrate in Italia per bisogno, per fame, per dare un futuro migliore ai propri figli e che per raggiungere l’obiettivo hanno dovuto accettare condizioni di lavoro molto dure, isolamento volontario, poche tutele sindacali, paghe basse e pregiudizi. Il saggio “Badanti romene ambasciatrici d’amore”, scritto dall’avvocato italiano Giancarlo Germani e dalla giurista romena Alexandra Cristina Grigorescu, edito da Viola Editrice, nasce dalla voglia dei due autori di spiegare, raccontare e far conoscere una realtà spesso sottotraccia e quasi confinata in mondi paralleli.
La presentazione del libro è stata fatta non a caso a Roma, dove vivono migliaia di romeni e tra questi moltissime badanti, e non a caso di giovedì pomeriggio, orario che di consuetudine viene dedicato alla libera uscita delle collaboratrici durante la settimana.
"Vogliamo spiegare agli italiani una realtà che resta spesso sottotraccia in Italia – ha spiegato Grigorescu, nata a Bucarest, laureata in Giurisprudenza in Romania e dal 2010 in Italia dove oltre al mestiere di avvocato è anche vicepresidente dell’Associazione Italia-Romania per l’integrazione e lo sviluppo – abbiamo voluto spiegare come lavorano queste donne che sono arrivate dalla Romania con zero euro in tasca, ma che hanno portato un grandissimo contributo in Italia, l'amore. In questo rapporto tra Romania e Italia grazie a loro c’è più amore”.
In contrasto con un’immagine pubblica che non rende loro giustizia, le badanti romene hanno portato e portano, secondo il libro di Grigorescu e Germani, un grande contributo anche di nuovo welfare a vantaggio della società italiana e delle famiglie italiane. “Quanto vale avere una persona straniera, brava, seria e affettuosa vicino ai propri cari, a prezzi spesso modici considerando che in Italia siamo sempre più anziani e andando avanti non avremo pensioni e welfare? – si domanda l’avvocato Germani – è ora che pensiamo a instaurare rapporti più umani e approfonditi per migliorare le vite delle badanti e delle persone a cui esse badano”.
Gli autori hanno voluto ricostruire uno spaccato delle dinamiche umane e sociali che hanno portato in Italia la moltitudine di badanti romene come ben traspare dal sottotitolo del libro: “Vita, speranze, sacrifici, luoghi comuni, pregiudizi e leggende metropolitane sulle principali protagoniste del welfare familiare in Italia”. Per raggiungere l’obiettivo alla fine di ogni capitolo è stato abbinato un articolo o più articoli di cronaca relativo a “fatti, misfatti e storie di vita registrati dai media italiani sulle badanti romene”, si legge nella prefazione.
"Il libro nasce da un'esperienza televisiva durata due anni che abbiamo fatto a Romait tv con il programma 'L`Avvocato della Comunità' con il quale abbiamo informato le badanti romene in romeno sui loro diritti e sui loro doveri di cittadini comunitari in Italia – ha spiegato ancora Germani sottolineando uno dei temi che trovano maggiore spazio nel testo, cioè la mancanza di tutela sindacale soprattutto nei primi anni di ondata migratoria - da quell'esperienza è nata l’idea del libro, che è unico nel suo genere: non è un romanzo, ma un saggio per spiegare agli italiani chi sono le badanti romene, i sacrifici che fanno per venire qui e per ricordarci che un tempo eravamo noi quelli che emigravano come le tante italiane del Veneto che alla fine dell’Ottocento emigrarono in Romania”.
Il libro si divide in 18 capitoli che affrontano diversi aspetti della sfaccettata realtà quotidiana delle badanti romene. Da “Badanti per forza” a “La Famiglia”, da “I figli” a “Gli affetti”, che trattano la dimensione intima e il sacrificio delle donne che lasciano la casa, i figli e i parenti per provare a dare loro tutto il possibile grazie al proprio lavoro. “Vita da badante”, “L’alienazione”, “La domenica” e “La giornata tipo”, che descrivono da un lato i ritmi pesanti imposti alle lavoratrici a cui spesso è chiesto di badare a persone non autosufficienti e nello stesso tempo stare dietro alle faccende di casa, e dall’altro del conforto offerto dalla Chiesa Ortodossa come luogo di ritrovo dove trascorrere le domeniche riappropriandosi di una dimensione sociale spesso messa da parte per forza di cose o per un ripiegarsi su se stessi.
Nel saggio si sottolinea, infine, un dato tra gli altri, che l’avvocato Germani tiene a precisare: “Nonostante il Pil romeno abbia ripreso a crescere, ogni cinque minuti un romeno emigra. Un dato che abbiamo cercato di spiegare insieme a quello di quei milioni di romeni che sono già fuggiti, perché dobbiamo iniziare a capire quello che succede a due ore di volo da noi”.
E una di quel milione e passa è la storia di Veronica Oancea, eletta Miss badante 2016 all’inizio dell’anno. “Cinque anni fa l'economia romena aveva subito un crollo – ha raccontato Veronica che ha partecipato come molte connazionali alla presentazione – avevo problemi di soldi, lavoravo tutto il giorno ma non riuscivamo a vivere in maniera decente. Allora ho deciso che dovevo partire, per mio figlio, per la mia famiglia. Nel 2011 sono venuta in Italia e i primi mesi erano molto duri per me, perché dovevo imparare la lingua, abituarmi alle persone per cui lavoravo, a come volevano che facessi il mio mestiere, a come dovevo pulire, badare ai bambini”. Difficoltà a cui si sono aggiunte quelle legate ai pregiudizi, scoglio che tutte hanno dovuto affrontare: “E' normale dover affrontare la diffidenza. Arrivi e non hanno fiducia in te, perché sono romena e ci sono tante persone che si comportano male. Poi cerchi di farti conoscere e anche se è dura, è bello lavorare a fianco della gente”.
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