ENI denuncia un esponente di ReCommon per un’intervista a Report. La coalizione CASE Italia: «La nostra solidarietà ad Antonio Tricarico, ENI ancora una volta si mostra intollerante al dissenso»
ROMA, 21.11.24 - L’ENI ha denunciato per diffamazione a mezzo stampa il program director di ReCommon Antonio Tricarico, in seguito a un'intervista rilasciata a Report lo scorso maggio, in cui si metteva in evidenza la sovrapposizione dei tempi dell’assegnazione della licenza di sviluppo del ricco giacimento di gas di Zohr, al largo delle coste egiziane, da parte di ENI e la drammatica vicenda che ha visto il rapimento e l’uccisione del ricercatore universitario Giulio Regeni. Un’affermazione obiettiva, che peraltro è stata ampiamente suffragata nel secondo servizio trasmesso da Report nella serata del 17 novembre, in cui documenti confidenziali di Eni ribadiscono quanto affermato da Tricarico.
Lo scorso ottobre, l’ENI aveva citato in giudizio ReCommon e Greenpeace Italia, per aver intrapreso «una campagna d’odio» nei confronti dell’azienda, presumibilmente in ritorsione alla denuncia di tali associazioni contro l’ENI per la Giusta Causa, contenzioso climatico ora pendente davanti alle Sezioni Unite civili della Corte di Cassazione.
Negli ultimi anni, ENI si è affermata in quanto querelante seriale nei confronti di giornalisti, attivisti, whistleblower e testimoni in tribunale che hanno criticato le sue attività. Questo ricorso sistematico alle molestie legali in risposta a voci dissenzienti denota una preoccupante intolleranza alle critiche, soprattutto quando nel ruolo del querelante siede un’azienda a partecipazione statale, come per l’appunto ENI. In quanto questione di pubblico interesse, è diritto dei cittadini italiani essere informati adeguatamente, anche sulle attività di ENI in Egitto.
Il gruppo di lavoro CASE Italia esprime la sua solidarietà ad Antonio Tricarico e a ReCommon e ribadisce la ferma opposizione all'utilizzo sistematico delle azioni temerarie dirette a mettere a tacere le critiche, le cosiddette SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation).
In Italia, assistiamo a un numero crescente di aziende, politici e figure pubbliche di altissimo livello che ricorrono ad azioni temerarie per mettere a tacere le critiche su questioni di pubblico interesse. Le SLAPP rappresentano un grave ostacolo alla libertà d’espressione, anche nel nostro Paese. La legislazione in vigore in Italia è assai carente nel contrastare il fenomeno delle SLAPP, malgrado la recente direttiva europea 2024/1069 , anche chiamata Legge di Daphne, imponga a tutti gli Stati membri di adeguare la propria legislazione entro il 2026.
Firmato
Amnesty International Italia
Articolo 21
A Sud Ecologia e Cooperazione
Campagna Nazionale Per Il Clima Fuori dal Fossile
Civic Initiatives (Serbia)
Coalition For Women In Journalism
European Environmental Bureau
FIBGAR
Free Press Unlimited (FPU)
Foundation Atelier for Community Transformation- ACT, Bosnia and Herzegovina
Greenpeace Italia
In Difesa Di
Pro Publico
OBC Transeuropa (OBCT)
Rete No Bavaglio
The Daphne Caruana Galizia Foundation
The Good Lobby Italia