La scorsa settimana la Commissione Europea ha pubblicato la Relazione sullo Stato di Diritto 2023 attraverso cui monitora i principali sviluppi relativi allo stato di diritto registrati nell'ultimo anno nell'UE e nei 27 paesi membri
“La guerra di aggressione russa in Ucraina è un tragico promemoria del fatto che i valori fondamentali su cui l’UE si fonda non possono mai essere dati per scontati. (...) La necessità di difendere e sostenere in modo proattivo la democrazia, i diritti umani e lo Stato di diritto nell'UE e nei paesi partner è di vitale importanza”. Si apre così la quarta Relazione sullo Stato di Diritto pubblicata la scorsa settimana dalla Commissione Europea (CE) che restituisce un aggiornamento relativo alla qualità dello stato di diritto nell’Unione Europea (UE) e nei 27 paesi membri .
La relazione si inserisce all’interno del Meccanismo per lo Stato di Diritto , uno dei diversi strumenti di cui l’UE dispone per promuovere e tutelare lo stato di diritto all’interno dello spazio politico europeo. Il meccanismo, introdotto dalla CE nel 2019, prevede un ciclo di esame annuale volto a valutare i contesti nazionali ed individuare preventivamente eventuali minacce allo stato di diritto, scongiurando così l’attivazione di strumenti più severi, ad esempio l’articolo 7 del Trattato sull’Unione Europea il quale prevede misure sanzionatorie nei confronti di un paese che violi i valori fondamentali dell’UE, tra cui, in ultima istanza, la sospensione del diritto di voto in seno al Consiglio Europeo.
Tale monitoraggio prevede un dialogo tra la CE, le autorità nazionali competenti e diversi portatori di interessi a livello europeo e nazionale, i quali vengono coinvolti attraverso consultazioni mirate e visite nei paesi membri.
La relazione si concentra su quattro tematiche, considerate i pilastri dello stato di diritto: i) sistema giudiziario, ii) quadro anti-corruzione, iii) libertà e pluralismo dei media e iv) altre questioni relative al bilanciamento dei poteri istituzionali. A partire dallo scorso anno, la relazione include inoltre una serie di raccomandazioni specifiche attraverso cui la Commissione esorta i singoli stati membri ad adottare le misure necessarie per garantire il pieno rispetto degli standard democratici.
Nella relazione pubblicata la scorsa settimana, la Commissione nota positivamente che circa due terzi delle raccomandazioni avanzate, seppur in misure diverse, hanno trovato riscontro da parte degli stati membri, a riprova del fatto che “il meccanismo è diventato un vero e proprio promotore di riforme positive all’interno degli stati membri, i quali si sono impegnati per dare seguito alle raccomandazioni dell’anno precedente e affrontare le criticità individuate”.
Nonostante alcuni sviluppi positivi, la Commissione rileva tuttavia che problemi di natura sistemica permangono all’interno di alcuni stati, soprattutto in relazione all’indipendenza della magistratura, ad alti livelli di corruzione, all’influenza politica nel settore dei media e al continuo restringimento dello spazio civico.
Quanto all’Italia , la Commissione riconosce che il paese ha compiuto qualche passo in avanti rispetto alle raccomandazioni ricevute lo scorso anno, ad esempio per quanto riguarda la digitalizzazione del settore della giustizia. Permangono tuttavia alcune criticità.
Rispetto al pilastro della libertà di stampa, ad esempio, la Commissione nota che, nonostante “in Italia il quadro giuridico che disciplina il settore dei media sia solido ed efficace”, si registrano preoccupazioni relative alla sicurezza dei giornalisti, i quali “continuano a subire diverse forme di intimidazione, quali attacchi, minacce e molestie, anche online”. Particolarmente preoccupanti sono i sempre più numerosi casi di azioni pretestuose (in inglese SLAPP - Strategic Lawsuits Against Public Participation) volte ad ostacolare la partecipazione pubblica soprattutto di giornalisti e attivisti.
Per quanto riguarda invece il cosiddetto sistema di “check and balances”, la Commissione evidenzia l’assenza di una Istituzione nazionale per i Diritti Umani, esortando per l’ennesima volta il nostro paese a rispettare l’impegno preso ormai 30 anni fa in seno alle Nazioni Unite con l’adozione della risoluzione sui Principi di Parigi . L’introduzione di un’autorità indipendente permetterebbe infatti di rafforzare l’assetto istituzionale a tutela dei diritti umani, nonché di vigilare sugli spazi di iniziativa della società civile, in un contesto in cui lo spazio civico viene ancora considerato “ristretto”.
Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa ha partecipato attivamente alle consultazioni sullo stato di diritto, presentando un proprio contributo individuale, collaborando alla redazione di un rapporto ombra e sottoscrivendo una dichiarazione congiunta insieme ad altre organizzazioni della società civile europee.
Nei mesi a venire, OBCT, in collaborazione con partner italiani ed europei, continuerà a dare visibilità al meccanismo per lo stato di diritto per far sì che diventi un efficace strumento di advocacy attraverso cui alimentare il dibattito pubblico e fare pressione sui decisori politici affinché si adoperino per dare seguito alle raccomandazioni ricevute.