Dopo continui rinvii, dal 9 dicembre è attiva su tutto il territorio kosovaro la missione europea Eulex. Il dispiegamento di poliziotti, giudici e doganieri europei è avvenuto senza problemi anche a Mitrovica, nonostante i timori della vigilia e le molte incertezze che restano
Anche se fino a qualche settimana fa non si aveva alcuna certezza che la missione europea Eulex sarebbe riuscita ad avviare ufficialmente il suo mandato in Kosovo entro la fine dell'anno, domenica scorsa i suoi ufficiali non hanno nascosto soddisfazione ed entusiasmo. Dopo diversi mesi di rinvio, circa 1300 membri Eulex hanno iniziato ad operare su tutto il territorio del Kosovo. E' stato reso noto che entro la fine dell'inverno saranno dispiegati in totale circa 1900 membri delle forze internazionali.
Nonostante i funzionari europei avessero affermato con convinzione che la missione avrebbe avuto inizio a dicembre, al contempo erano state prese in considerazione anche variazioni su un nuovo possibile rinvio, fino al momento in cui le posizioni di tutte le parti in causa sull'approvazione dell'Eulex si sono armonizzate. A Pristina c'è chi sostiene che i kosovari albanesi avessero minacciato che di Eulex non si sarebbe fatto nulla se il suo dispiegamento fosse stato nuovamente rimandato al prossimo anno. Per quanto riguarda i serbi, il rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, reso noto il 24 novembre scorso, è stato interpretato come l'elaborazione di un piano di sei punti proposto dalla diplomazia serba, e quindi come una nuova vittoria. Questo rapporto del Segretario generale è servito ai negoziatori serbi per la definizione di un quadro giuridico all'interno di cui poter dare finalmente il via libera al dispiegamento della missione UE.
Il rinvii subiti da Eulex sono stati conseguenza diretta della forte opposizione interna alla comunità serba verso questa missione, ritenuta "illegale". Nelle ultime settimane la resistenza si è manifestata anche tra gli albanesi del Kosovo, più precisamente da quando si è venuto a sapere che i funzionari di Belgrado stavano conducendo negoziati con l'Onu, ma anche colloqui con i funzionari europei sulle condizioni a cui la Serbia avrebbe concesso il proprio benestare alla missione. Gli albanesi hanno colto il piano in sei punti come pretesto per manifestare contro la "minaccia all'integrità territoriale del Kosovo". Il piano è stato interpretato dall'opinione pubblica generale come una cementificazione della divisione de facto del territorio, cosa che nella prassi vorrebbe dire che l'Unmik resterà attiva nelle principali aree a maggioranza serba del Kosovo, soprattutto al nord, mentre l'Eulex avrebbe pieno mandato nelle aree a maggioranza albanese.
Tuttavia, gli albanesi hanno ricevuto ripetute assicurazioni che "l'integrità territoriale del neonato stato" sarebbe stata completamente rispettata e che il ruolo di Eulex non è cambiato rispetto a quello originario, previsto dal piano Ahtisaari. A spingersi più di ogni altro nell'incoraggiare gli albanesi del Kosovo ad accettare il dispiegamento di Eulex è stato vice segretario di Stato americano Daniel Fried. Il giorno dopo la pubblicazione del rapporto Ban Ki-Moon, in un'intervista per la Radiotelevisione del Kosovo, Fried ha affermato con convinzione che proprio il dispiegamento di Eulex è garanzia del fatto che non si arriverà ad una partizione del Kosovo, e che questo piano rappresenta una sconfitta per tutti coloro che hanno sostenuto l'idea della permanenza dell'Unmik a nord di Mitrovica. Daniel Fried ha rassicurato gli albanesi del Kosovo che nessuno tenterà di cambiare nulla in Kosovo senza una consultazione preliminare con "il governo sovrano kosovaro".
Nuovo vento per le vele kosovaro-albanesi, ma anche per la stessa missione Eulex, è stato lo spettacolare e pacifico dispiegamento, avvenuto lo scorso martedì 9 dicembre, di circa un centinaio di poliziotti, personale di dogana e giudici Eulex nel Kosovo settentrionale. Sulla stampa albanese questo viene interpretato come l'inizio del pieno controllo di Pristina sull'intero territorio del Kosovo, ma anche come "la fine delle istituzioni parallele" dopo l'"inerte" governo dell'Unmik.
Secondo le dichiarazioni del portavoce Eulex, nelle stazioni di polizia di quattro comuni del Kosovo settentrionale sono stati dispiegati otto poliziotti che per ora lavorano come osservatori. Contemporaneamente, la polizia internazionale Unmik cessa la sua attività in Kosovo. In molti casi si tratta però degli stessi, che si sono limitati a togliere il simbolo Unmik, sostituendolo con quello Eulex. Nei due valichi di frontiera settentrionali sono stati disposti quattro ufficiali di dogana Eulex e 15 dei 32 poliziotti presenti oggi alla frontiera con la Serbia. A febbraio scorso, lo ricordiamo, i serbi avevano rimosso le stazioni di frontiera dopo la dichiarazione di indipendenza dei kosovaro-albanesi da Belgrado.
Cinque giudici e pubblici ministeri Eulex si trovano da martedì nel tribunale di Mitrovica. Il 17 marzo scorso il tribunale è stato teatro di tragici scontri tra i serbi di Mitrovica e le unità speciali di polizia internazionale, in cui un soldato ucraino ha perso la vita e più di un centinaio di persone sono rimaste ferite. I giudici serbi, dopo lunghi negoziati con l'Unmik sul ritorno alle loro sedi, hanno abbandonato la riunione in segno di protesta dopo che gli è stato comunicato che nell'edificio si sarebbe insediato il personale Eulex.
Nonostante i precedenti e accesi discorsi, che promettevano che non sarebbe stata permessa a nessun costo l'entrata delle forze Eulex in queste aree, e il rinnovato appello ai "traditori serbi" a Belgrado, i leader serbi del Kosovo settentrionale hanno fatto sapere che non si opporranno all'arrivo dei funzionari Eulex, soprattutto perché è venuto meno il sostegno del governo di Belgrado, ma hanno fatto sapere anche che la missione UE verrà ignorata.
Così i serbi del nord, come nel resto del Kosovo, sono rimasti tranquilli quando sono entrati in città i primi mezzi con i nuovi simboli Eulex.
Tuttavia, anche a causa dei segnali e dei messaggi provenienti da Belgrado, che suggeriscono si tratti di un buon accordo, e all'incoraggiamento ai serbi del Kosovo di essere ben disposti nei confronti di Eulex, la popolazione locale è stata sorpresa dalla nuova situazione.
Oltre alle dichiarazioni contrastanti dei leader locali, ciò è dovuto in gran parte all'inerzia dei funzionari del governo, soprattutto del ministero competente per il Kosovo, che ha concentrato la maggior parte delle sue attività a Belgrado. Anche se a capo di questo ministero ci sono proprio due leader serbi del Kosovo, questi hanno commentato il dispiegamento della missione Eulex dai loro gabinetti belgradesi.
Gli abitanti di Mitrovica sono prudenti, nel timore che si tratti di un nuovo inganno. La confusione è alimentata dall'insicurezza e dal disorientamento del personale Unmik, che potrebbe presto terminare la propria missione. In questi giorni, nel Kosovo settentrionale si dice che la missione resterà neutrale fino a quando Eulex non tenterà di estendere la legislazione del Kosovo all'intero territorio, cosa che ci si dovrà senz'altro aspettare.
Il capo missione di Eulex, il generale francese in pensione Yves De Kermabon, sottolinea che lo status della missione sarà neutrale e di carattere tecnico. In un'intervista ad una radio locale ha dichiarato che Eulex applicherà le leggi vigenti in Kosovo, anche se non ha precisato quali.
Da Eulex fanno sapere che la missione collaborerà con tutti i giudici e poliziotti che dipendono dalle istituzioni kosovare. Non farà distinzioni a seconda che questi siano stati nominati dall'Onu, come nel caso delle comunità serbe, oppure dal governo di Pristina, come nella gran parte del territorio kosovaro. In un'intervista per la BBC, il portavoce Eulex Viktor Reuter ha affermato che Eulex non nominerà nuovi giudici:
"Lavoreremo con le istituzioni esistenti. Si tratta di decisioni che vengono prese sul piano politico, per quanto riguarda i rapporti con l'Onu, noi avremo una semplice catena di comando che porta a Bruxelles. Vale a dire che faremo rapporto a Bruxelles, a Solana, agli stati membri UE e in particolare agli organi dell'Unione deputati alla programmazione e gestione delle missioni civili. Sarà Solana, poi, a fare rapporto alle Nazioni Unite".
Eulex agisce con il mandato del piano "Azione comune", firmato dal Consiglio dei ministri Ue lo scorso febbraio.
Il budget della missione per i primi 6 mesi è di 205 milioni di euro.
Ad Eulex parteciperanno gran parte degli stati membri dell'Ue, USA, Norvegia, Svizzera, Turchia e Croazia. Il mandato della missione ha una durata prevista di 2 anni, ma il piano UE stabilisce che la missione terminerà effettivamente il suo lavoro solo "quando le autorità del Kosovo avranno un'esperienza sufficiente per garantire il governo dei diritti a tutti i membri della società".
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