Jugonostalgia e un racconto incompiuto
24 dicembre 2021
“Divenuta maggiorenne nella Jugoslavia del dopoguerra, mia nonna si era vista come una parte intrinseca del tessuto sociale socialista. Come posso dare un senso al suo mondo oggi?”. Lura Limani, autrice di una bellissima long story costruita sul ricordo di sua nonna, ripercorre il mondo che, come lei scrive, “la generazione di mia nonna ha costruito e abitato e che è solo uno spettro nel Kosovo contemporaneo”.
La protagonista della long story, dal titolo “My grandmother, Yugo-nostalgia and an unfinished tale” pubblicata da Kosovo 2.0 lo scorso 15 dicembre , è Myrvete Hoxha. Lura Limani ha cercato di intrecciare ricordi personali ai racconti di diverse persone sulla figura di sua nonna e in questo lavoro di ricostruzione si è ritrovata ad essere in due modi contrastanti: “Il mio cognome ha aperto le porte, ma le ha anche chiuse. I soggetti che ho incontrato mi raccontavano storie che pensavano volessi ascoltare, supponendo che fossi in missione per salvare l'onore della famiglia, o per salvare le ultime vestigia della migliore vita jugoslava. Non avevano tutti i torti. Sono stata attratta dalla storia jugoslava come un archeologo dilettante che scava alla ricerca di manufatti nel proprio cortile".
Lamani riesce invece, senza alcun dilettantismo, a tenere in perfetto equilibrio la narrazione privata sulla figura della nonna con quella degli eventi pubblici e storici a cui la nonna ha partecipato. “Quando l'ho conosciuta, mia nonna era diventata una donna difficile”, scrive Limani, “sembrava severa: aveva un aspetto serio, una donna con cui non si doveva scherzare. In albanese abbiamo un'espressione, zonjë e randë, la cui traduzione avara sarebbe 'una signora pesante', ma un'approssimazione più vicina sarebbe una signora dignitosa. Ecco cos'era mia nonna: una donna difficile, dignitosa, orgogliosa; ordinata e pettinata anche se conduceva una vita da reclusa”.
Una vita da reclusa, mentre durante il periodo precedente le guerre degli anni '90 era stata una giovane attiva nella nascente Jugoslavia, dal secondo dopoguerra in poi. Una storia celata però, come sottolinea Lamani, “perché a differenza di Sarajevo, dove puoi prendere un caffè al Café Tito, o Skopje, dove puoi comprare una spilla con l'immagine del maresciallo al bazar, Pristina è un deserto per il turista jugonostalgico. In Kosovo, la segregazione prolungata degli anni '90 e la brutale guerra del 1998-99 con la Serbia, hanno interrotto una volta per tutte tutti i legami reali e immaginari con la Jugoslavia. La guerra è stata anche una frattura epistemica”.
Una rottura che per Lura Lamani si è incisa nel profondo di ciascuno: “Tutte le nostre vite sono ormai divise a metà: prima e dopo la guerra; il taglio, una ferita ancora aperta due decenni dopo..”.
Leggi la versione integrale della long story .
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