Referendum in Macedonia, vince l'astensione
1 ottobre 2018
Aveva bisogno di una vittoria ampia, Zoran Zaev, soprattutto nei numeri. Ne aveva bisogno per convincere parte dell'opposizione – i cui voti sono necessari nel parlamento di Skopje - a sostenere le riforme costituzionali essenziali per finalizzare gli accordi di Prespa. Un compromesso difficile, che vede cambiare il nome dello stato in Macedonia del Nord, ma che in cambio ottiene l'agognata via libera di Atene ai negoziati di adesione a Unione europea e NATO.
La vittoria, però, non è arrivata. O meglio è una vittoria azzoppata dall'astensione. Solo il 36,84% degli elettori (circa 650 mila) si è recato alle urne, molto sotto il 50% che avrebbe garantito ai risultati del referendum (comunque consultivo) un valore politico di tutt'altro peso. Tra i votanti, come facile prevedere fin dalla vigilia, dominano i “sì” (oltre il 90% secondo dati non ancora definitivi).
È proprio alla larghissima maggioranza di voti favorevoli che il primo ministro Zoran Zaev si è appellato ieri sera, annunciando che la maggioranza tenterà comunque di portare a compimento in aula il percorso negoziale con la Grecia, una strategia appoggiata indirettamente anche dall'Unione europea. Un compito però tutt'altro che facile: il governo conta oggi su 71 voti (su 120) e ha bisogno di corteggiare almeno nove rappresentanti dell'opposizione per raggiungere “quota 80”, necessaria a modificare la costituzione. Se l'operazione dovesse fallire, ha aggiunto Zaev, i socialdemocratici ricorreranno all'altro strumento democratico a loro disposizione: nuove elezioni anticipate.
Se il governo annaspa, a festeggiare ieri in piazza a Skopje c'erano gli attivisti per il boicottaggio. Gongola anche l'opposizione di destra della VMRO, che ha ufficialmente dato libertà di scelta ai propri sostenitori, sostenendo però in pratica la scelta dell'astensione. Oggi il potere di contrattazione del partito è molto più forte: in molti sostengono che verrà usato per garantire un lasciapassare all'ex premier Nikola Gruevski, finito nel mirino della magistratura dopo essere stato estromesso dal potere.
I cittadini macedoni restano a favore dell'adesione del paese all'UE, ma l'aver legato il referendum ad una prospettiva di adesione lontana e incerta, in cambio di una rinuncia immediata e dolorosa (quella al nome) non ha avuto il potere di mobilitare i cuori dell'elettorato macedone. Ripartire dopo i risultati di ieri non è impossibile, ma diventa ancora più complicato.