Prove tecniche di indipendenza per la regione a maggioranza turcofona, che ha indetto un referendum consultivo per staccarsi da Chişinău. La Moldavia rischia di perdere pezzi sulla via dell’Europa
Un nuovo fronte separatista si apre in Moldavia. La regione autonoma turcofona di Găgăuzia ha infatti annunciato un referendum per l’indipendenza per il prossimo 2 febbraio. Il governo di Chişinău non intende però stare a guardare un altro pezzo del proprio paese andare alla deriva, dopo l’irrisolta questione della Transnistria, e si prepara a dare battaglia. Legale, per ora.
Il tribunale di Comrat, capitale – o piuttosto, capoluogo – della regione autonoma, si è infatti affrettato a dichiarare l’illegittimità del referendum indetto dall’Assemblea popolare găgăuza con una pronuncia del 6 gennaio, mentre la procura generale di Chişinău ha avviato un’azione di responsabilità contro gli organi del governo locale.
Per tutta risposta il Comitato esecutivo della Găgăuzia, in una seduta d’emergenza del 17 gennaio, ha emanato una risoluzione per l’organizzazione della consultazione. “Il referendum si farà, che lo vogliano o no. Sappiamo che i nostri tribunali sono politicizzati, che questa è una decisione politica e non giuridica. Per questo insistiamo sul fatto che il referendum si faccia”, ha dichiarato il deputato dell’Assemblea popolare Roman Tiutin al canale televisivo Publika.
UE, un Accordo per tutti
La voglia di referendum non piove dal nulla. Poco più di un mese prima che a Comrat si cominciasse a discuterne, la Moldavia al summit di Vilnius sul partenariato orientale siglava l’avvio dell’iter per l’Accordo di associazione con l’Unione europea, che potrebbe essere firmato già il prossimo anno a Riga. Si tratta di una scelta di campo netta da parte di Chişinău, finora in bilico tra Europa e Russia. Una scelta non così scontata per gli abitanti della Găgăuzia, chiamati infatti a esprimersi non solo sull’indipendenza della regione ma anche su quale strada intraprendere, se quella europea o quella dell’Unione doganale a guida russa.
Con encomiabile tempismo il commissario europeo per l’allargamento, Štefan Füle, è andato a Comrat il 23 gennaio per illustrare i vantaggi dell’Accordo di associazione anche per la Găgăuzia. “L’accordo è pensato per la Moldavia, per la Găgăuzia, e per ogni singolo cittadino”, ha detto agli studenti dell’università di Comrat. “L’Unione europea ha apprezzato molto il riconoscimento dello status di autonomia concesso dalla Moldavia. L’UE tiene in particolare conto la Carta europea dell’autonomia locale, in cui si riflettono i valori fondanti di mutuo rispetto, valori che si trovano anche nell’Accordo di associazione”.
La Găgăuzia gode di un’ampia autonomia già dal 1994, da quando cioè – a seguito di un tentativo di secessione e un referendum a favore dell’Urss – la neonata Moldavia, inserì nella propria costituzione il diritto all’autodeterminazione del popolo găgăuzo ed emanò una legge sull’autonomia, evitando così un secondo conflitto sul modello di quello transnistriano.
Se le parole di Füle, al di là della diplomazia necessaria, hanno tutta l’aria di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, hanno però l’innegabile merito di non alimentare le pulsioni separatiste. A differenza di quanto addebitato al presidente rumeno Traian Băsescu che, al canale televisivo TVB1, ha detto che “il prossimo grande progetto della Romania, dopo l’entrata nella Nato e nell’Unione europea, deve essere la riunificazione con la Moldavia. L’UE non sta facendo niente per il rischio di perdita di sovranità della Moldavia. La Romania non starà a guardare se la situazione politica in Transnistria e Găgăuzia andrà in stallo”.
Il presidente del parlamento moldavo, Igor Corman, ha accusato Băsescu di gettare benzina sul fuoco separatista della Găgăuzia, mentre il governatore găgăuzo, Mihail Formuza, ha detto che il presidente rumeno meriterebbe di essere dichiarato "persona non grata" in Moldavia.
Il magnate dalla Russia
Nonostante si tratti solo di referendum consultivi, privi di valore vincolante, la decisione dell’Assemblea popolare di andare avanti con la loro organizzazione sta richiamando l’attenzione sulla regione. Se l’effetto immediato dell’annullamento da parte del tribunale è stato quello di impedire l’iscrizione a bilancio delle spese organizzative, i găgăuzi non si sono persi d’animo e hanno dato il via a una campagna per il reperimento de i fondi.
E la somma necessaria stimata, circa 200mila euro, sono stati subito offerti da un uomo d’affari russo di origini găgăuze, Yuri Iacubov che, con una lettera inviata da Mosca al Comitato esecutivo, ha fatto sapere di provare “un senso di orgoglio per gli abitanti della Gagauzia che si stanno dimostrando un esempio di cittadinanza attiva e di patriottismo”. Forse è solo un caso che una spinta verso l’indipendenza arrivi da Mosca.
La Găgăuzia si trova nel sud della Moldavia, a due passi dal confine ucraino, in una parte di quella che era l’antica Bessarabia. È contraddistinta da una variegata composizione etnica, con una spiccata maggioranza turcofona, circa l'82%, dei găgăuzi, seguiti da minoranze di bulgari, russi, moldavi e ucraini. In tutto 150 mila abitanti circa sparsi su un territorio di nemmeno 2mila chilometri quadrati, per di più sparpagliato in diverse exclavi prevalentemente rurali.
Dopo essere stata un bastione del Partito comunista moldavo, negli ultimi anni la Găgăuzia è stata teatro di un’aspra lotta politica con la capitale Chişinău, di cui questo è l'ennesimo capitolo.
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