Un settore in piena espansione, con investimenti esteri tra cui l’italiana Enel, rischia di rimanere bloccato dalla scarsa capacità delle rete di trasporto dell’energia elettrica prodotta dai parchi eolici romeni. L'energia c’è, mancano le strutture
Il vento soffia forte in Romania, forse troppo forte. Il settore dell'energia eolica, che ha registrato un ulteriore boom nell'ultimo anno, rischia una brusca frenata a causa della mancanza di capacità di trasporto della rete elettrica. Miliardi di investimenti, che vedono tra i principali player internazionali la ceca Cez e anche l'italiana Enel con la divisione Green Power, potrebbero restare bloccati o in un limbo, in attesa dell'allacciamento alla rete.
A lanciare l'allarme è la società nazionale Transelectrica, che si occupa della gestione del network di distribuzione dell'energia in Romania. Il problema principale, oltre alla tenuta vera e propria della rete, è l'instabilità e l'imprevedibilità dell'energia eolica insieme alla mancanza di fondi per modernizzare e ampliare le strutture.
C'è il rischio che alcuni parchi eolici romeni, in particolare a Dobrogea, regione sul Mar Nero dove si trova uno dei più grandi d'Europa, possano far andare a gambe all'aria l'intero sistema di distribuzione del Paese, facendo perdere prima di tutto energia, ma anche credibilità alla Romania, che sull'incentivazione degli investimenti in questo settore ha puntato molto negli ultimi anni, garantendo un sistema di “certificati verdi” per gli investitori.
A temere contraccolpi negativi è sia il governo che il folto gruppo di investitori stranieri: Cez, che intende mantenere un ruolo di supremazia investendo fino a tre miliardi di euro nei suoi progetti entro i prossimi cinque anni, E.On che ha già minacciato di fare un passo indietro e Enel che in Romania è particolarmente esposta e in prima linea nel settore energetico, dove detiene un terzo della distribuzione e parchi eolici in espansione per più di 500 Megawatt.
Iper produzione e mancanza di investimenti
Il pericolo più realistico, denuncia Transelectrica, è che durante le ore notturne, quando la produzione di energia si riduce, l'arrivo di forti raffiche di vento nell'area di Dobrogea possa causare un surplus di produzione che non riuscirebbe ad essere assorbito dal sistema. Anche se per bilanciare questo output la società ha valutato lo spegnimento di centrali elettriche o idroelettriche nelle medesime ore, non è detto che le misure siano sufficienti. Progetti miliardari come quello dell'impianto idroelettrico Tarnita-Lapustesti diventeranno comunque vincolanti per il funzionamento del sistema nazionale anche in condizioni normali.
Per sciogliere questa matassa servono in ultima analisi nuovi investimenti nella rete “per 500 milioni di euro. Ma Transelectrica non ha questi fondi. Senza questi soldi i parchi eolici esistenti e quelli nuovi potrebbero subire delle strozzature”, ha spiegato il direttore generale della società Octavian Lohan. Per il prossimo anno esistono già contratti di allacciamento alla rete per 8.300 megawatt di potenza soltanto per Dobrogea, il doppio di quello che può assorbire e gestire il sistema in questo momento. “Non possiamo rifiutare le richieste di allacciamento alla rete, a meno però che non si metta a rischio il sistema nazionale. E ad oggi possiamo garantire soltanto 5.000 Mw”, ha aggiunto Lohan sottolineando che per reperire fondi sarà necessario mettere in vendita azioni della compagnia statale.
Un treno da non perdere
Questo quadro, insieme alla possibilità che Bucarest riduca gli incentivi al settore, sta raffreddando alcuni entusiasmi delle compagnie internazionali. “Rischiamo che si verifichi una bolla energetica nei prossimi due anni con la conseguente riduzione degli investimenti - ha dichiarato Frank Hajdinjak , direttore generale di E.On, che ha investito 1,8 miliardi di lei (420 milioni di euro) dal 2005 ad oggi in Romania – la Romania ha perso molta credibilità negli ultimi anni quando ha annunciato investimenti mai realizzati”.
Intanto la quantità di energia prodotta da impianti eolici nei primi nove mesi dell'anno ha continuato a registrare un andamento positivo come accaduto negli ultimi cinque anni: la capacità installata è stata oltre 10 volte superiore rispetto allo stesso periodo del 2010. E nelle tasche degli investitori sono entrati più di 42 milioni di certificati verdi: ogni certificato vale dai 27 ai 55 euro.
La spiegazione principale di questa tendenza positiva è il completamento di alcuni grandi parchi, con l'aumento della capacità installata che è cresciuta del 60% negli ultimi 12 mesi. Nel mix energetico romeno l'eolico conta per l'1,2% del totale ma può soddisfare il fabbisogno di 500mila famiglie per nove mesi. Una fonte, quindi, che potrebbe ancora aumentare la sua importanza approfittando dello schema di incentivazione che ha la durata di 15 anni e non solo per l'eolico. “Uno degli effetti più importanti di questo sistema è la ricaduta in investimenti esteri diretti nel settore delle rinnovabili che potrebbe raggiungere 4-5 miliardi di euro”, ha spiegato Dan Plaveti, presidente dell'Agenzia nazionale di regolazione dell'energia. Un treno da non perdere.
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