Belgrado, Daniele Dainelli

Belgrado, Daniele Dainelli

Il governo serbo vara un sostanzioso pacchetto di riforme economiche: serve infatti quasi un miliardo di euro per evitare il crollo finanziario. L'Fmi approva, ma è a rischio la stabilità della coalizione di governo

15/10/2013 -  Dragan Janjić Belgrado

Con le misure economiche per il 2014, ufficializzate  una decina di giorni fa, il governo della Serbia sta cercando di “prendere tempo” per evitare il crollo finanziario e per garantire una relativa stabilità sociale. Almeno per l'anno prossimo.

Le misure non hanno alcun carattere di sviluppo ed è difficile portino ad una crescita economica. In sostanza si limitano al tentativo di ridurre il deficit di bilancio con una distribuzione il più possibile equa della povertà, evitando al contempo vi siano licenziamenti di massa nel settore pubblico.  

Le misure principali riguardano l’abbassamento degli stipendi dei dipendenti del pubblico impiego che superano i 60.000 dinari (poco più di 500 euro), l’aumento del livello più basso dell’Iva dall’8 al 10 per cento, la riduzione delle sovvenzioni alle aziende pubbliche e delle spese per l’acquisto di merci e servizi, e l’utilizzo di prestiti più convenienti.

Il governo stima che così facendo verranno risparmiati circa 800 milioni di euro sul bilancio dell’anno prossimo.

La riduzione degli stipendi colpirà i numerosi funzionari statali e i dipendenti delle aziende pubbliche, che sono per lo più in perdita, ma anche professori, medici, giudici, ingegneri del settore pubblico, cioè quella fetta di popolazione - la cosiddetta classe media - che ci si aspetta contribuisca in modo decisivo, con la propria creatività e competenza, alla ripresa economica.

Si calcola che l’abbassamento dei salari colpirà tra le 180.000 e le 200.000 persone. Il governo, a quanto pare, non sa nemmeno esattamente quanti siano i dipendenti dell’ingombrante settore pubblico che i partiti politici da decenni profusamente usano per assicurare il lavoro ai propri funzionari e attivisti, oppure per familiari e amici. Tempo fa si stimava che in tutto ci sono circa 500.000 dipendenti pubblici, ora il governo nomina una cifra di 700.000.

I funzionari dei partiti e i dirigenti pubblici saranno colpiti ulteriormente dalle nuove misure, perché è prevista l’abrogazione dei rimborsi per i membri dei vari consigli di amministrazione, soprattutto nelle istituzioni statali, e anche l’introduzione dei livelli salariali, così che i dipendenti del settore pubblico a parità di lavoro avranno lo stesso stipendio, a prescindere dal dipartimento in cui sono impiegati.

Il pacchetto

Il governo ha comunicato il pacchetto delle misure per l’anno prossimo durante una seduta aperta al pubblico del consiglio dei ministri dove il ministro delle Finanze Lazar Krstić ha stimato che se le misure della stabilizzazione fiscale non venissero adottate e applicate la Serbia finirebbe in bancarotta nell’arco di due anni.

Krstić è ben consapevole che con il pacchetto di interventi sta solo acquistando tempo e che sono necessarie ben più serie riforme delle finanze pubbliche. Krstić ha precisato che, nel caso in cui le riforme non dovessero essere applicate, il deficit nel 2016 potrebbe arrivare all’otto o al nove per cento, e il debito pubblico supererebbe l’85 per cento del Pil.

Il governo ha già iniziato a lavorare sul pacchetto di misure a lungo temine, con lo scopo di ridurre il deficit fiscale nel 2017 dal due al tre per cento del Pil, e con lo scopo di stabilizzare il debito pubblico al di sotto del 75 percento del Pil. In questo momento il deficit di bilancio è di circa il 6,5 per cento, e il debito pubblico il 58 per cento del Pil. Il pacchetto di interventi a lungo termine comprende la riforma del sistema di protezione sociale, per far sì che nel 2015 vengano stanziati per esso ulteriori 60 milioni di euro, il 50 per cento in più di adesso e la riforma del sistema pensionistico.

Il piano è che entro il 2020 si avvicinino i limiti dell’età pensionabile tra donne e uomini e che gli uomini vadano in pensione a  65 anni e le donne a 63 anni di età. Entro la fine del 2013  dovrebbero inoltre essere addottati gli emendamenti alla Legge sul lavoro, con i quali si facilita l’assunzione e il licenziamento dei lavoratori, e sarà anche resa più semplice la procedura delle concessioni edilizie. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) e il Consiglio fiscale della Serbia, che da tempo insistevano sul taglio della spesa pubblica, hanno accolto in modo positivo le misure adottate, con la nota che le misure potevano essere ancora più severe e che esiste il rischio che nel 2014 non vengano raggiunti gli effetti desiderati. 

La politica

Il blocco governativo avrà seri problemi nell’applicazione delle misure previste. Il gran numero di impiegati nel settore pubblico è infatti anche la più importante fonte di voti e di sostegno per i partiti di governo. E non prenderanno bene le misure adottate. È poco probabile che coloro a cui saranno abbassati gli stipendi scendano in piazza per dimostrare, visto che non appartengono alle più ampie fasce dei poveri, e formano solo un terzo del numero complessivo dei dipendenti nello settore pubblico. Ma potrà facilmente accadere che alle prossime elezioni tolgano il loro sostegno ai partiti di governo.

A quanto pare, il governo teme di più la massa dei dipendenti i cui stipendi sono soltanto di qualche centinaia di euro. Ecco perché non ha optato per i licenziamenti ma per l’abbassamento dei salari, calcolando che ciò dovrebbe bastare per mantenere non solo la stabilità sociale ma anche quella politica. È certo che ci saranno resistenze interne e tentativi di truccare o eludere queste misure, ma è altrettanto certo che il blocco governativo è consapevole che, nel caso in cui l’anno prossimo non si taglierà il bilancio di quasi un miliardo di euro, la sua permanenza alla guida del paese potrebbe essere messa in questione.

Infatti, il partito progressista serbo (SNS), cosciente del pericolo incombente, ha iniziato fortemente ad aumentare la retorica populista. Sui media serbi si continua a parlare della drastica riduzione dei viaggi d’affari, in particolare all’estero, della diminuzione del numero delle auto blu e di altri risparmi. Lo scopo è convincere i ceti più poveri della popolazione - che non saranno colpiti dalla riduzione degli stipendi, ma lo saranno comunque dall’aumento dell’IVA sui prodotti alimentari - che il peso della crisi finalmente colpisce anche i ceti più ricchi della società.

Questo approccio dei partiti al governo è unito alla dura campagna contro la corruzione, nella quale il principale colpevole di tutti i mali è il Partito democratico (DS), oggi all’opposizionema che era l’asse portante del governo precedente. Ogni giorno si viene informati su chi è stato arrestato e chi potrebbe esserlo. Così facendo si crea un’atmosfera di terrore dell’autorità e del potere dei partiti di governo e dei loro funzionari, mentre l’influenza effettiva delle principali istituzioni del sistema e la fiducia in esse continuano a diminuire.

Con un’ininterrotta campagna contro l’opposizione, l’SNS prepara il terreno per le eventuali elezioni anticipate le quali, se l’applicazione delle misure proposte non dovesse procedere nel modo in cui è stata pianificata, si potrebbero tenere già in primavera. Nel caso di insuccesso l’SNS potrebbe accusare i partner di coalizione e chiedere agli elettori un ulteriore sostegno per portare a termine le riforme.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l'Europa all'Europa


Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!