Cittadini per le vie di Novi Sad, in Serbia

(chrisaut /Flickr)

Belgrado potrebbe andare ad elezioni anticipate entro giugno 2011, se a Bruxelles il Consiglio europeo del prossimo 25 ottobre non dovesse avviare entro fine anno l'iter per lo status di candidato

21/10/2010 -  Željko Pantelić Bruxelles

Le prossime elezioni parlamentari in Serbia dovrebbero tenersi a primavera 2012 ma, come fonti diplomatiche e governative da Belgrado e Bruxelles confermano, il voto rischia di essere anticipato. Se infatti il Consiglio dei ministri dei Ventisette non aprirà la procedura per concedere lo status di candidato Ue alla giovane Repubblica prima della fine dell'anno, i cittadini serbi potrebbero essere chiamati alle urne già nella prima metà del 2011.

Un sì dal Consiglio Ue entro il 2010, lo scenario perfetto per Tadić

Il perché lo spiegano i nostri interlocutori a Belgrado e a Bruxelles: se il Consiglio dei ministri Ue trasmetterà alla Commissione europea entro la fine del 2010 la domanda serba di adesione (il primo passo della procedura per approvare lo status di candidato), significherebbe che Belgrado è avviata ad ottenere lo status di candidato a dicembre 2011 o a marzo 2012.

"Sarebbe lo scenario perfetto per il presidente Boris Tadić e per lanciare verso la vittoria il suo Partito democratico alle prossime elezioni. Si presenterebbe con un importante successo nel processo di integrazione europea della Serbia.

Il presidente serbo Boris Tadic (St. Gallen Symposium/Flickr)

In più, verrebbe mantenuta la promessa data ai cittadini serbi nell'ultima campagna per le elezioni parlamentari 2008" ha spiegato a Osservatorio Balcani e Caucaso una fonte ben informata vicina al governo di Belgrado.

La road map serba verso la Ue, chiave di volta per la politica regionale

Diplomatici a Bruxelles hanno confermato a Osservatorio che il Presidente Tadić - durante la trattativa per limare la bozza del testo della Risoluzione dedicata al parere della Corte Internazionale di giustizia sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo, poi approvata per acclamazione dall'Assemblea Generale dell'ONU - ha chiesto esplicitamente aiuto ai partners europei per far proseguire il processo di avvicinamento della Serbia alla Ue. Per Tadić, sarebbe questo infatti lo strumento decisivo per assicurarsi dal governo di Belgrado un atteggiamento costruttivo. Non solo sulla questione del Kosovo, ma anche in tutte le altre controversie regionali.

"Abbiamo capito che se la Ue perdesse l'occasione di aprire nel 2010 la procedura per lo status di candidato per la Serbia, il presidente Tadić attenderebbe questo passo di Bruxelles fino a primavera, decidendo di conseguenza se andare al voto immediatamente o aspettare la fine naturale della legislatura" ha indicato un diplomatico Ue sotto garanzia di anonimato.

Una campagna elettorale nel segno di Bruxelles

Dunque, se il Consiglio dei ministri passa la domanda serba alla Commissione nei primi mesi del prossimo anno - aggiunge il nostro
interlocutore - le elezioni si terranno prima dell'estate. Per Tadić è fondamentale che il suo partito si presenti alle elezioni con un risultato tangibile. Quindi, la data del voto verrà ancorata a quando Bruxelles darà il via all'iter per lo status di candidato.

Se la procedura parte prima della fine dell'anno, l'appuntamento con le urne in Serbia sarà per primavera 2011. Altrimenti, se il semaforo verde Ue arriverà in primavera o nell'estate 2011, l'appuntamento elettorale cadrebbe a ridosso delle decisioni di Bruxelles. 

Fronte aperto al Tpi, "l'Olanda non farà altre concessioni"

Non manca un avvertimento. Spiegano alcuni diplomatici, sarebbe incauto sottovalutare la ferrea posizione dell'Olanda sulla necessità che Belgrado cooperi pienamente con il Tribunale dell'Aja prima di autorizzare altri passi avanti verso la Ue. Oppure credere che l'intesa trovata all'ultimo momento tra le potenze occidentali e Belgrado sul Kosovo all'ONU sia sufficiente per accelerare l'integrazione europea della Serbia.

Nell'ultimo rapporto Brammertz

 si capisce come nessuno

sia più interessato a parlare di un

miglioramento della cooperazione,

ma di completamento della cooperazione,

ovvero l'arresto di Ratko Mladić

Fonti di Osservatorio al ministero degli Esteri olandese hanno confermato che l'Aja non farà concessioni ulteriori alla Serbia se il rapporto bimestrale di Serge Brammertz, procuratore generale del Tribunale penale per i crimini di guerra in ex Jugoslavia, sulla cooperazione di Belgrado, destinato al Consiglio di sicurezza dell'ONU, non sarà positivo.

"Se si legge attentamente l'ultimo rapporto di Brammertz si capisce come nessuno sia più interessato a parlare di un miglioramento della cooperazione, ma di completamento della cooperazione, ovvero l'arresto di Ratko Mladić (ex comandante dell'Esercito serbo-bosniaco accusato per il genocidio di Srebrenica e per crimini di guerra).

Quindi, i Paesi Bassi hanno dato una mano alla Serbia in giugno, ma senza l'arresto di Mladić non ci saranno altre concessioni a Belgrado nel cammino europeo" afferma un alto funzionario olandese.

Se si dovesse verificare un altro stop nel processo dell'integrazione europea della Serbia, il presidente Tadić e i suoi alleati al governo probabilmente abbracceranno di nuovo una retorica patriottica e populista sul Kosovo, pur di vincere le elezioni.

Questo però porterebbe un altro spreco di tempo. E la Serbia perderebbe un altro anno sul cammino verso la membership Ue.


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