L'ex presidente sloveno è morto sabato mattina in seguito ad una lunga e grave malattia. Negli ultimi mesi Drnovšek si era ritirato nella sua casa di campagna dove si dedicava a scrivere libri e a meditare, abbandonando di fatto la politica attiva
L'ex presidente della Slovenia Janez Drnovšek è deceduto sabato mattina in seguito ad una lunga e grave malattia. La notizia era attesa da tempo considerate le precarie condizioni in cui si trovava Drnovšek, visibili pure in occasione dell'investitura del nuovo presidente sloveno Danilo Türk a cui non aveva voluto mancare malgrado il suo critico stato di salute.
Nato nel 1950 Drnovšek rimane un figura centrale nella breve storia dello stato sloveno. La sua ascesa politica ha inizio nel 1989, quando - da candidato alternativo a quello del partito di potere e da illustre sconosciuto, con l'appoggio dell'allora Lega della gioventù socialista - Drnovšek vince le elezioni per la rappresentanza slovena nella presidenza collettiva jugoslava. I suoi modi pragmatici e moderati riuscirono a smussare l'irritazione dell'esercito per le svolte democratiche e anche tendenzialmente separatiste in Slovenia e ad evitare un intervento dell'armata che ponesse fine ai cambiamenti di Lubiana.
L'indipendenza della Slovenia, nel 1991, lo trovò su posizioni di mediatore: in quanto tale favorì, con l'appoggio della comunità internazionale, l'accordo di Brioni con cui si evitò un'escalation militare in Slovenia dopo dieci giorni di tensione e di scontri armati, seguiti alla dichiarazione di indipendenza che costarono 76 vite umane. Ma già nel 1992 Drnovšek entrò nella politica nazionale come nuovo presidente del Partito democratico liberale (Lds), una compagine di centrosinistra, non nazionalista, allora all'opposizione.
Lo stesso anno, per la crisi e le scissioni nella coalizione nazionalista di governo, il Demos, Drnovšek assunse il mandato di premier, che venne riconfermato l'anno successivo in seguito alla vittoria del Lds alle elezioni politiche. Rimarrà premier anche per i successivi mandati, fino al 2002, quando - resa pubblica la malattia che lo affligge, un cancro al rene - sceglie di candidarsi alla presidenza del paese e vince.
Janez Drnovšek ha il merito di aver portato il paese sui binari di una transizione soft, attenta a non intaccare alcune conquiste sociali e restia alle chimere del neoliberalismo fatte proprie da altri paesi ex socialisti. Prudente, realista ma anche caparbio, ha mantenuto sempre posizioni equilibrate tessendo coalizioni e alleanze che sembravano impossibili ma che hanno mantenuto la stabilità politica ed economica del piccolo paese ex jugoslavo e lo hanno portato, senza scossoni, nell'Unione Europea e nella Nato.
Durante il mandato presidenziale Drnovšek ha vissuto una radicale svolta, non solo politica, ma anche e soprattutto personale. Da pragmatico calcolatore politico di un tempo si è trasformato - a detta degli osservatori per la sua malattia ed una nuova filosofia di vita ispirata alla new age - in politico impegnato a promuovere istanze ecologiste, di giustizia sociale e della società civile, entrando spesso in conflitto diretto con il governo di Janez Janša.
Sorprendendo tutti fu l'unico presidente europeo e occidentale a partecipare, in Bolivia, all'investitura di Evo Morales. Tentò inoltre delle iniziative per la pace nel Darfur, proponendo una propria mediazione, rifiutata però dalle grandi potenze. Negli ultimi mesi Drnovšek si era ritirato nella sua casa di campagna dove si dedicava a scrivere libri e a meditare, abbandonando di fatto la politica attiva.
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