La politica si mescola pesantemente alla cultura e ne esce non solo una figuraccia ma lo svilimento di un'istituzione come il Museo nazionale di Lubiana. La paradossale storia di una "straordinaria" mostra che non si terrà mai
Doveva essere una mostra eccezionale. 160 opere provenienti da una ricchissima collezione privata. Tra le tele in esposizione anche lavori di Pablo Picasso, Vincent van Gogh, Amedeo Modigliani, Oskar Kokoschka, Claude Monet, Edgar Degas, Henri Matisse, Pierre-Auguste Renoir, Paul Cézanne, Henri de Toulouse-Lautrec, Joan Miró, Edvard Munch, Marc Chagall e Vasilij Kandinsky. Al Museo nazionale a Lubiana tutto era pronto per l’inaugurazione: i quadri erano stati piazzati nelle sale ed era stato preparato anche un prestigioso catalogo. Un posto d’onore era stato riservato alla pittrice Saša Boljkovac che, come era stato precisato, non era solo la madre di due figli, ma anche la madre della collezione di famiglia che sarebbe stata esposta. Un patrimonio inestimabile di cui in Slovenia praticamente nessuno conosceva l’esistenza. Le opere erano state acquistate nel corso di una cinquantina d’anni anche in una serie di aste dove, hanno specificato i proprietari, erano state battute a prezzi convenientissimi.
L’esposizione, che non era nel programma ufficiale del museo per il 2022, doveva essere una vera e propria sorpresa e visti i nomi avrebbe attirato frotte di visitatori. Un colpo eccezionale per una iniziativa preparata addirittura senza coinvolgere gli esperti del settore. Del resto di quadri e di esposizioni pittoriche in Slovenia, in genere, si occupano altre istituzioni come la Galleria nazionale o il Museo d’Arte Moderna.
L’annuncio del roboante appuntamento culturale fatto a pochi giorni della sua apertura, fissata l’8 giugno, ha subito destato più di qualche sospetto. Per allestire una cosa del genere ci sarebbe voluta una cospicua assicurazione e misure di sicurezza straordinarie. Era accaduto alcuni anni fa quando nel paese era stato portato un celebre dipinto di Picasso. Questa volta però nulla di simile sembrava essere stato fatto, anche se secondo gli esperti, visti i nomi e le tele esposte, il valore dei quadri avrebbe superato il miliardo di euro.
A far sentire immediatamente la loro voce una serie di critici e di storici dell’arte secondo cui non si sarebbe trattato d’altro che di eclatanti falsi di cui nessuno si era premurato di verificare l’autenticità. In Slovenia, ha detto uno di loro, al massimo, può esserci qualche grafica degli autori proposti, ma sicuramente non un loro dipinto.
Il museo aveva affidato la cura dell’esposizione non ad un esperto d’arte, ma ad un numismatico. Ad assegnargli l’incarico il direttore del Museo nazionale Pavel Car, noto collezionista di divise e onorificenze. L’informatico, con un dottorato in storia, è stato voluto alla guida dell’istituzione nel dicembre del 2020, dal ministro della Cultura Vasko Simoniti, un fedelissimo di Janez Janša, che infischiandosene del parere degli organismi preposti ha preferito non riconfermare la vecchia direttrice del museo. Per averlo lì vennero addirittura abbassati i criteri richiesti per la nomina, tanto che la procedura fu lunga ed articolata e passò attraverso l’annullamento di un primo bando.
Intanto, tutto era pronto per l’apertura della mostra. Per chi l’aveva preparata non c’erano criticità e l’assicurazione era che tutti i quadri erano provvisti degli adeguati attestati di autenticità. Una tesi che però non era condivisa dagli esperti, sempre più preoccupati che dei falsi potessero venir esposti in un museo. Se ciò fosse accaduto sarebbe stato in qualche modo proprio il museo a dire alla Slovenia ed al mondo che quelli esposti erano proprio dei quadri di Picasso, van Gogh, Modigliani, Kokoschka… A quel punto si è mossa anche la neonominata ministra della Cultura, Asta Vrečko, in carica da pochi giorni, che prima di entrare nel governo insegnava storia dell'arte all'università e curava mostre pittoriche di un certo livello. Alla fine a Car non è rimasto che cancellare la mostra e rassegnare le sue dimissioni precisando di essere stato ingenuo e di essersi affidato alla persona sbagliata.
I dipendenti del Museo Nazionale sconsolati hanno condannato l’accaduto e senza mezzi termini hanno puntato il dito sui gravi danni d’immagine arrecati al museo nazionale ed in genere ai musei in Slovenia. La polizia, intanto, ha aperto un fascicolo e sta indagando sull’accaduto.
Il governo di centrodestra durante i suoi due anni di permanenza in carica non ha mancato di mettere in atto tutta una serie di avvicendamenti ai vertici di svariate istituzioni del paese, tra cui quelle culturali. Le polemiche che ne sono seguite sono state ferocissime. L’accusa più frequente mossa dal centrosinistra, ma anche da una serie di operatori del settore, era di aver rimosso affermati esperti e di aver messo in posti chiave degli incompetenti. La tesi di molti è che Janša ed il suo governo abbiano volutamente affidato una serie di istituzioni culturali a persone non all’altezza, non soltanto perché non avrebbero avuto altri da mettere al loro posto, ma soprattutto con il fine di umiliare tutto il settore cultura, imponendo i loro uomini al di là di quelli che avrebbero dovuto essere i normali standard etici e professionali. Un ragionamento non molto differente viene fatto anche per altri settori e per altre nomine che il precedente governo ha lasciato in eredità ai suoi successori.
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