L'uscita della Turchia dalla Convenzione di Istanbul ha incontrato la condanna delle istituzioni europee e dure critiche al Parlamento europeo durante la plenaria del 25 marzo. Durante li dibattito parlamentare è stato ribadito che la Convenzione è uno strumento efficace e legalmente vincolante per combattere la violenza contro le donne
Il 19 marzo 2021 il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan ha emanato un decreto nel quale annunciava il ritiro del suo paese dalla Convenzione di Istanbul. La Convenzione è un accordo internazionale promosso dal Consiglio d’Europa ed entrato in vigore nel 2014 che nasce per prevenire, combattere ed eliminare tutte le forme di violenza contro le donne, compresa la violenza domestica. La Convenzione di Istanbul è stata ratificata nell’omonima città e la Turchia fu proprio il primo paese a firmarla.
A seguito dell’annuncio molte istituzioni europee hanno condannato l’accaduto. Se ne è occupato anche il Parlamento europeo (PE) che ne ha discusso il 25 marzo in apertura della seduta plenaria. Ana Paula Zacarias, sottosegretaria di Stato per gli Affari europei del Portogallo - paese che attualmente guida la presidenza dell’UE - ha aperto il dibattito sottolineando che l'uguaglianza tra uomini e donne è intrinseca alla dignità umana e che il ritiro dello stato turco dalla Convenzione di Istanbul è un enorme passo indietro per quanto riguarda lo stato di diritto, il contrasto alle discriminazioni e alla violenza contro le donne.
Ana Paula Zacarias ha anche riportato le parole di Josep Borrell, Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione europea, il quale in una dichiarazione ha evidenziato come questa decisione, che mette a repentaglio la protezione e i diritti fondamentali delle donne e delle ragazze in Turchia, invii in realtà un messaggio pericoloso in tutto il mondo per quanto riguarda le pari opportunità e il rispetto dei diritti fondamentali.
Al dibattito sono intervenuti molti europarlamentari che hanno sottolineato come la Convenzione di Istanbul sia uno strumento efficace e legalmente vincolante per combattere la violenza contro le donne, violenza che - come ha sottolineato Helena Dalli, Commissaria europea per l’Uguaglianza ed anch’essa presente al dibattito presso il PE - non può essere considerata un fatto privato ma un comportamento criminale per il quale non nessuna impunità è possibile.
La deputata italiana Pina Picierno del Gruppo dell’alleanza progressista S&D è intervenuta ricordando anche altre ferite europee dove i diritti fondamentali sono quotidianamente violati, incluse molte situazioni nei Balcani.
Sui social altre europarlamentari come la belga Hilde Vautmans di Renew Europe e la tedesca Terry Reintke del Gruppo dei Verdi si sono esposte chiedendo all'Unione europea di sospendere formalmente i negoziati dell’adesione turca all’Unione e accusando Erdoğan di aver paura di donne libere e indipendenti e di una società in cui le stesse possono decidere liberamente sul proprio corpo e sulla propria vita.
Anche la Presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen, esortando tutti i paesi a ratificare la Convenzione, ha espresso il suo disaccordo dichiarando : “La violenza contro le donne non è tollerabile”.
Nel frattempo ad Istanbul e in tutto il paese divampano le proteste e la Women's Platform for Equality (EŞİK), un'organizzazione di oltre 300 organizzazioni femminili e LGBTI+, ha fatto appello al Consiglio d'Europa contro il ritiro della Turchia dalla Convenzione.
Queste manifestazioni avvengono all’interno di un paese dove, ad oggi, le proteste studentesche, come riporta Human Rights Watch , portano ad arresti e dove si tenta di neutralizzare le voci politiche d’opposizione. Tra i più recenti fatti, per esempio, Bekir Sahin, il procuratore capo della Corte suprema d'appello ha inoltrato la richiesta alla Corte costituzionale di chiudere il Partito democratico dei popoli (HDP), terza maggiore forza politica del paese .
L’uscita della Turchia dalla Convenzione riaccende le braci di un dibattito molto sentito nel paese. Le voci che denunciano la violenza contro donne e ragazze, infatti, stanno aumentando simultaneamente agli abusi. Secondo Bianet - un’agenzia di stampa indipendente turca - nel solo mese di febbraio in Turchia 33 donne sono state uccise, 57 sono state vittime di violenza, 12 sono state stuprate e 104 sono state vittima di prostituzione forzata.
In queste ore si sta tenendo in videoconferenza il Consiglio europeo dove i leader dell'UE intervengono per fare il punto su diverse questioni, tra cui la situazione delle relazioni UE-Turchia. Questo mentre dai banchi dell'europarlamento, alcune forze politiche, in particolare i Verdi per bocca dell’eurodeputato tedesco Damian Boeselager , accusano i governi europei di essere troppo deboli e di aver paura di esporsi con la Turchia - per ragioni principalmente economiche e legate all’accordo UE-Turchia sulle migrazioni - quando in gioco ci sono le vite e i diritti di migliaia di donne, migranti, attivisti e giornalisti attualmente sotto processo o in prigione nel paese.
Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Parlamento dei diritti 3", cofinanziato dall'Unione europea (UE) nel quadro del programma di sovvenzioni del Parlamento europeo (PE) per la comunicazione. Il PE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è di OBC Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'UE. Vai alla pagina “Il Parlamento dei diritti 3”.