
Manifestazione ad Istanbul dopo l'arresto del sindaco İmamoğlu © Sahan Nuhoglu/Shutterstock
Con pesanti accuse, dal favoreggiamento al terrorismo, è stato arrestato in Turchia Ekrem İmamoğlu, sindaco di Istanbul e principale avversario di Erdoğan alle prossime elezioni presidenziali. Una mossa che approfondisce il carattere autocratico del regime
Ekrem İmamoğlu, esponente di punta del Partito repubblicano del popolo (CHP) e sfidante di Recep Tayyip Erdoğan alle prossime presidenziali, è rimasto invischiato in più cause giudiziarie sin dalla sua elezione a sindaco di Istanbul nel 2019, nella quale peraltro si dovette tenere un secondo turno, dopo che Il Supremo Consiglio Elettorale (YSK) annullò l'esito della prima votazione.
L'accanimento della magistratura turca nei confronti di İmamoğlu ha subito un'improvvisa accelerazione lo scorso martedì, quando l'Università di Istanbul (İU) ha invalidato il suo diploma di laurea.
Secondo la direzione generale dell'ateneo, il trasferimento da un'università privata cipriota alla facoltà di Scienze dell'Economia fu effettuato da İmamoğlu in maniera non conforme alle procedure previste dal Consiglio per l'Alta Educazione (YÖK).
L'uso politico dello strumento giudiziario nei confronti del primo cittadino di Istanbul sembrava aver raggiunto l'obiettivo finale.
Con quella decisione, la più antica università del paese aveva di fatto privato İmamoğlu della possibilità di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali, ponendo una pietra tombale sulle sue aspirazioni politiche. Essere in possesso di un titolo di laurea è infatti un requisito imprescindibile per ricoprire il ruolo di presidente della Turchia.
Il giorno successivo un centinaio di agenti della polizia turca in assetto anti-sommossa hanno circondato la residenza della famiglia İmamoğlu. Dopo aver effettuato una perquisizione della villa, le forze di polizia lo hanno prelevato e condotto in carcere.
È stato İmamoğlu stesso a darne la notizia, tramite un video pubblicato sulla piattaforma X : "Lo dico con tristezza, alcune persone con questa azione stanno cercando di usurpare la volontà del popolo" ha affermato il sindaco di Istanbul.
"Siamo di fronte a un atto di tirannia nei confronti di 16 milioni di cittadini" ha poi aggiunto, mentre si sistemava la camicia nel camerino della sua abitazione, pochi istanti prima dell'arresto.
Oltre a İmamoğlu, nell'operazione di polizia sono finite in carcere anche decine di esponenti di rilievo vicini all'opposizione, come il suo braccio destro Murat Ongun e il celebre giornalista televisivo İsmail Saymaz.
Pesanti le accuse mosse dal procuratore generale di Istanbul, secondo il quale İmamoğlu sarebbe stato a capo di un'organizzazione a delinquere colpevole di più reati: favoreggiamento, turbativa d'asta, corruzione e abuso di ufficio, nonché vicinanza all'organizzazione terroristica del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). La procura ha anche disposto il sequestro preventivo dell'azienda edile di famiglia.
Dopo quattro giorni di custodia cautelare, il procuratore aveva l'obbligo di esprimersi, e così ha fatto nelle prime ore di domenica, condannando İmamoğlu per corruzione, di conseguenza il ministero degli Interni lo ha rimosso dall'incarico di sindaco di Istanbul.
Per il momento non sono state confermate le accuse di terrorismo da parte della corte, in questo modo a capo della municipalità della metropoli turca non siederà un kayyım, ovvero un fiduciario nominato dallo stato. Sarà invece il consiglio comunale a indicare un sostituto nei prossimi giorni.
İmamoğlu è stato in seguito condotto nella maxi-prigione di Silivri, dov'è rinchiuso anche il filantropo Osman Kavala e il leader ultra-nazionalista Ümit Özdağ.
Nonostante le circostanze, nella giornata di domenica si sono svolte le primarie per le elezioni presidenziali, nelle quali l'unico candidato era proprio Ekrem İmamoğlu, visto che il sindaco di Ankara Mansur Yavaş aveva deciso in precedenza di farsi da parte.
Secondo i dati forniti dal CHP più di 10 milioni di persone si sono recati alle urne, tra iscritti al partito e cittadini comuni. La candidatura verrà formalizzata dopo la fine del Ramadan a un congresso straordinario indetto dal segretario del CHP, Özgür Özel.
Le proteste e il polso del paese
Da giorni - alle 20.30 - i manifestanti si riuniscono nella piazza di fronte al comune di Istanbul, nel distretto di Saraçhane, a pochi passi dall'Acquedotto di Valente, nella penisola storica della città.
Una scelta obbligata per chi prende parte alle dimostrazioni, visto che Piazza Taksim, il cuore storico dei movimenti di protesta turchi, è presidiata notte e giorno da ingenti forze di polizia.
Cortei spontanei si sviluppano anche in altre parti della città, per poi spegnersi dopo qualche ora. Chi non scende in strada manifesta il proprio dissenso percuotendo pentole e coperchi.
Lo spirito di Gezi Park viene spesso invocato, tuttavia la società civile, erosa da anni di attacchi, arresti e divieti, non pare avere la forza necessaria per intaccare la stabilità di un sistema di potere che rende la Turchia sempre più simile alla Russia putiniana.
Un monolite che si muove ben rodato nei momenti di crisi, con il sostegno di una macchina mediatica martellante e di istituzioni compiacenti.
Nel 2013 la scintilla che fece scattare le proteste fu casuale, imprevista, ovvero l'abbattimento di decine di alberi nel Parco di Gezi, per far spazio a un centro commerciale. Oggi l'evento catalizzatore è rappresentato dall'arresto di un sindaco regolarmente eletto, ma la rabbia ha cause molteplici.
L'anima delle proteste è rappresentata da giovani e giovanissimi, universitari, associazionismo di sinistra e sindacati minori. Sono per ora assenti le masse popolari e il proletariato.
Il malcontento è diffuso ma gran parte della società turca è sfiduciata oltre che intimorita dalla capacità coercitiva del sistema. Centinaia gli arresti tra i manifestanti, impossibilitati a coordinarsi a causa di rallentamenti e blocchi imposti ai principali social media.
Oltre a Istanbul sono le città di Ankara e Smirne a far registrare una considerevole partecipazione alle proteste, silente l'Anatolia Centrale, il sud-est a maggioranza curda e il Mar Nero.
Il calcolo di Erdoğan e l'economia
Erdoğan certamente teme, o meglio temeva, Ekrem İmamoğlu, l'unica figura politica potenzialmente in grado di sconfiggerlo alle urne. Il presidente turco, formalmente all'ultimo mandato, ha davanti a sé due opzioni per restare al potere: indurre elezioni anticipate o attuare una modifica costituzionale.
Va letto in quest'ottica il corteggiamento verso il Partito dell'Uguaglianza e della Democrazia dei Popoli (DEM) e la rinnovata apertura nei confronti della minoranza curda, alla quale è stato permesso di festeggiare il nowruz, il capodanno iraniano che celebra l'arrivo della primavera.
L'attuale congiuntura politica internazionale ha probabilmente convinto il presidente turco a infliggere un colpo mortale all'opposizione, non a caso sono state blande le reazioni di condanna del Dipartimento di Stato americano e quelle provenienti da Bruxelles.
La Turchia ha assunto un ruolo geopolitico di rilievo sia per meriti che per fortuna, l'isolazionismo statunitense obbliga infatti l'Unione Europea e la Nato a non scontentare Ankara, e Erdoğan, reduce da un'insperata vittoria in Siria, ne è pienamente consapevole.
I mercati hanno reagito in maniera negativa alla notizia della convalida dell'arresto di İmamoğlu. La contrattazioni alla Borsa di Istanbul sono state sospese per eccesso di ribasso e la lira turca ha perso valore nei confronti dell'euro e del dollaro, aggravando ulteriormente lo stato dell'economia turca, già falcidiata da un'inflazione galoppante.
Il ministro dell'Economia Mehmet Şimşek aveva assicurato agli investitori stranieri che la Turchia era uno stato di diritto, ora si troverà costretto a fornire delle spiegazioni in merito.
È proprio l'economia il tallone d'Achille del presidente turco, che per l'ennesima volta conta di sopravvivere indenne alla tempesta, nella speranza che le proteste non coinvolgano altri segmenti della popolazione e calino d’intensità con il passare dei giorni.
Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!