Evpatoria (Crimea) Tatari durante la celebrazione di un evento funebre nei pressi del monumento dedicato alle vittime della deportazione tatara © Alexey Pavlishak/Shutterstock

Evpatoria (Crimea) Tatari durante la celebrazione di un evento funebre nei pressi del monumento dedicato alle vittime della deportazione tatara © Alexey Pavlishak/Shutterstock

Non si può parlare di Crimea senza nominare i tatari, popolazione indigena, poi esule, poi reintegrata, che ha subito uccisioni, repressioni e deportazioni nel corso della storia travagliata della penisola sul Mar Nero

03/08/2023 -  Marilisa Lorusso

Fra le varie comunità della penisola di Crimea che a partire dall’annessione russa del 2014 hanno subito un particolare accanimento nella violazione dei propri diritti ci sono i Tatari, gruppo etno-linguistico indigeno. Da subito l’atteggiamento delle autorità russe nei loro confronti è stato caratterizzato da politiche repressive. In occasione del così detto referendum del 2014 il voto tataro è stato ostacolato e la loro attività politica perseguitata

I tatari erano presenti nella penisola come gruppo con specifica identità culturale già nel Basso Medioevo e nella Crimea ucraina godevano dei diritti di minoranza indigena. Secondo l’ultimo censimento ucraino, quello del 2001, i tatari erano circa 250mila sui 2 milioni e 400mila abitanti della penisola. Questo numero è già frutto di un diradamento dovuto alle politiche demografiche e repressive sulle minoranze dovute all'espansionismo coloniale russo. L’annessione russa della Crimea è del 1783, e da allora a ondate di migliaia di tatari hanno lasciato la penisola passata sotto il controllo russo.

Le ondate repressive sono proseguite in periodo sovietico, quando i tatari di Crimea hanno subito una completa deportazione. Fra il 1917 e il 1933 circa 150mila tatari furono uccisi o costretti a scappare dalla penisola. Nel 1944 l’intera minoranza rimasta, 200mila tatari di Crimea, furono deportati con l'accusa di essere nazisti o collaborazionisti dei nazisti. Di questo numero impressionante, dal 27% al 46% perirono per la deportazione. L’”Esilio”, il grande Sürgünlik in tataro, viene commemorato ogni anno  dai discendenti dei sopravvissuti.

Nel 1967 l'unione Sovietica riabilitò i tatari riconoscendo l’infondatezza delle accuse loro rivolte, ma senza permettere il loro rientro nella penisola, dove nel frattempo si erano insediate comunità russe. Dagli anni '80 ai tatari fu concesso di tornare in Crimea, dove hanno assistito alla nuova annessione russa. 

Il rapporto

Della situazione dei tatari di Crimea, popolazione indigena, poi esule, poi reintegrata, si sono occupati diversi articoli, studi e rapporti (qui una panoramica aggiornata). La loro condizione - dall'annessione del 2014 - è stata scrutinata nel limite del possibile per un territorio, la Crimea, che dall'oggi al domani si è trovata esclusa dai meccanismi di monitoraggio dei diritti umani, e del tutto inospitale per gli attivisti sia locali che stranieri - salvo quelli che hanno il beneplacito del Cremlino. Per questo anche il recente rapporto del Consiglio d'Europa, "Crimean Tatars’ Struggle for Human Rights" (aprile 2023) si basa su interviste ai tatari che sono rifugiati nel territorio controllato da Kiyv o che vivono all'estero. Gli unici contatti con i tatari che vivono in Crimea per raccogliere le loro sofferte testimonianze sono in remoto, e in anonimato per paura di ritorsioni.

Il rapporto è breve e organizzato in tre capitoli: una brevissima introduzione storica, i diritti umani durante il quasi decennio di occupazione russa, la mobilitazione, le deportazioni e i casi di persone scomparse. Non manca di dedicare particolare attenzione a come il febbraio 2022 abbia rappresentato una svolta negativa anche per i tatari di Crimea.

È una lettura consigliata, non solo perché è ben documentato e in poco spazio offre uno spaccato di una situazione complessa e drammatica, ma anche come mezzo di umana condivisione per vicende di persone di cui non rimane che un nome su una pagina. Cittadini travolti da una storia che non hanno che subito, per il solo fatto di essere tatari rientrati nella loro terra.

L'accanimento

I fatti e i numeri testimoniano che ai tatari è stato riservato un trattamento particolarmente ostile. Già con l’arrivo dei russi nel 2014, circa cinquemila tatari hanno lasciato la penisola di Crimea per riparare in Ucraina. Nel 2016 la Corte Suprema federale russa ha dichiarato il Mejlis, l’Assemblea dei tatari, organo istituito nel 1991, “organizzazione estremista”. Per questo è stato disciolto, nonostante la Corte Internazionale di Giustizia nel 2017 ne abbia ordinato il ripristino. Vari membri del Mejlis sono stati arrestati o condannati in contumacia.

In Crimea molte domande di registrazione presentate da organizzazioni tatare, religiose e non, sono state rifiutate. Con molta disinvoltura è stata applicata l’accusa di essere affiliati all’organizzazione religiosa radicale Hizb-ur-Tahrir, che è illegale in Russia ma non in Ucraina. Nel gennaio 2023 venticinque tatari che facevano parte di una rete di solidarietà a sostegno delle famiglie degli arrestati – molti dei quali sono stati trasferiti in territorio russo in colonie penali remote, dove non sono in condizione di incontrare i loro legali o ricevere visite dei famigliari – sono stati condannati per “terrorismo” con pene che vanno dai 13 ai 19 anni.

Sono ben 1500 le notifiche di mobilitazione militare ai tatari distribuite in poche zone della Crimea. La mobilitazione russa ha creato un nuovo esodo, altri 10mila tatari hanno lasciato la penisola e non senza difficoltà. Senza documenti di viaggio validi, che devono essere emessi dalle autorità locali, è difficile entrare in altri paesi. Se respinti e costretti a rientrare, i tatari sono vittime di ritorsioni. Li aspettano le liste dei renitenti alla leva.

Della cinquantina circa di persone che risultano scomparse in Crimea dal 2014, 13 sono tatari. Dei circa 250 arrestati o indagati dopo l’annessione, 173 sono tatari. E questo nonostante i tatari rappresentino solo un decimo della popolazione. Le detenzioni arbitrarie o dubbie di tatari si sono estese a tutti i territori caduti sotto occupazione russa, non solo in Crimea.

Non stupisce che fra i vari battaglioni a matrice nazionale che combattono contro i russi in Ucraina (come la Legione Georgiana, i battaglioni ceceni, quelli bielorussi) ne figuri uno tataro, il Battaglione Volontario dei Tatari di Crimea Çelebicihan. Noman Çelebicihan è stato un politico e intellettuale di spicco della Crimea indipendente. Eletto primo presidente della Repubblica di Crimea ha avuto vita breve, come la Repubblica stessa. All’invasione bolscevica nel 1918 fu fucilato e il suo corpo gettato nel mar Nero.

Dal 2014 alcuni ripetono la litania che la Crimea era storicamente russa. No. La Crimea è stata conquistata dalla Russia solo di recente, nell’età contemporanea, e da allora sono proliferati gli insediamenti russi. La storia della Crimea e dei popoli che la abitavano è ben più lunga che gli ultimi tre secoli, e non si può parlare di storia della Crimea senza parlare dei tatari.


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