Il sindacato europeo dei giornalisti, EFJ, nostro partner nel progetto Media Freedom Rapid Response (MFRR), considera pericolosa per la libertà di stampa la decisione dei vertici europei di voler oscurare alcune emittenti russe, accusate di diffondere propaganda e disinformazione
Al momento della reazione del sindacato europeo, martedì, si trattava soltanto di un annuncio della presidente della Commissione, per cui non sembravano esserci elementi concreti di applicazione, ma con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale la volontà di far cessare le trasmissioni di RT e di Sputnik in Europa è diventata azione concreta, dando mandato alle autorità nazionali che regolano le frequenze di bloccare RT e Sputnik, via satellite, via cavo, internet e su app anche già installate.
Da subito però, le parole della presidente Ursula von der Leyen pronunciate domenica, non hanno mancato di provocare una reazione decisa da parte del sindacato europeo dei giornalisti, che teme "gli effetti di questa spirale di censura".
Il segretario generale della European Federation of Journalists Ricardo Gutiérrez si è detto alquanto sorpreso: "Innanzitutto bisognerebbe ricordare che regolamentare i media non rientrano tra le competenze della UE. Crediamo che l'Unione non abbia alcun diritto di concedere o ritirare le licenze di trasmissione. Questa competenza è esclusiva degli Stati Membri".
"In secondo luogo - prosegue Gutiérrez nel comunicato diffuso da EFJ martedì - la chiusura totale di un'emittente non mi sembra il modo migliore per combattere la disinformazione o la propaganda. Questo atto di censura può avere un effetto del tutto controproducente sul pubblico dell'emittente censurata. Secondo noi, è sempre meglio contrastare la disinformazione dei media che diffondono propaganda o presunta propaganda, smascherandone gli errori e il cattivo giornalismo, dimostrandone la mancanza di indipendenza economica e operativa, mettendone in luce la fedeltà agli interessi governativi e il disprezzo per il pubblico interesse".
Il sindacato europeo dei giornalisti ricorda come nella raccolta di sentenze della Corte Europea dei Diritti Umani pubblicata nel 2018, si affermi che l'oscuramento di un'emittente o la chiusura di una testata costituisce un atto molto grave, che deve essere fondato su motivazioni legislative solide e su elementi oggettivi, in modo da evitare abusi e arbitrio. "La sfida per le democrazie - ha dichiarato ancora Gutiérrez - è combattere la disinformazione continuando però a tutelare la libertà di espressione".
Secondo EFJ ci sono altre strategie da preferire: aumentare il sostegno al giornalismo indipendente, rafforzare l'autonomia delle testate, rafforzare la posizione dei giornalisti, promuovere l'etica professionale tramite organi indipendenti di regolamentazione, incoraggiare il pluralismo dei media, promuovere l'alfabetizzazione su larga scala, accrescere la trasparenza.
"Il vero antidoto alla disinformazione - ancora il segretario generale - non è oscurare i media, ma promuovere un ecosistema mediatico vivace, plurale, professionale, etico e affidabile, che sia del tutto indipendente dal potere".
Anche perché il rischio di ritorsioni è molto forte, come si è visto nel caso di Deutsche Welle chiusa in Russia in risposta all'oscuramento di RT in Germania. "Il risultato di questa escalation - precisa Gutiérrez - è stato l'impoverimento del pluralismo mediatico in Russia. I cittadini hanno perso il diritto di accedere alle notizie trasmesse da Deutsche Welle. Questo è il risultato, ed è sicuramente deplorevole".