Il 2 gennaio del 2020 è venuto a mancare Rade Petrović, Professore dell'Università di Sarajevo, storico e intellettuale di primo piano che molto ha contribuito ai rapporti tra le due sponde dell'Adriatico, il mare che bagna la Dubrovnik dove nacque nel 1932 e dove si è spento all'inizio del nuovo anno.
A Zagabria la Commissione elettorale centrale ha ufficializzato i risultati del ballottaggio di domenica: Zoran Milanović è dunque il nuovo Presidente della Repubblica di Croazia. Ha vinto con il 52,7 per cento dei voti, grazie soprattutto ai consensi ottenuti nelle grandi città e nella parte occidentale del paese.
Un cittadino turco, residente in Bosnia Erzegovina da quindici anni, viene invitato a presentarsi nella stazione di polizia del cantone Una-Sava. Lì, in assenza di un avvocato, gli viene comunicato che il suo permesso di residenza è stato annullato, senza apparenti motivazioni. Segue trasferimento nel centro di detenzione di Lukovica e la probabile estradizione verso la Turchia.
È il film balcanico dell'anno. “Dio è donna e si chiama Petrunya” della macedone Teona Strugar Mitevska - in uscita italiana il 12 dicembre per la distribuzione Teodora e Premio della giuria ecumenica del 69° Festival di Berlino in febbraio, dove era stato tra i titoli più apprezzati del concorso - ha riscosso riconoscimenti per tutto il 2019, tra gli ultimi il premio Utopia dai giovani del festival svizzero Castellinaria. Ora è arrivato anche il prestigioso Premio Lux del Parlamento europeo, consegnato nei giorni scorsi dal presidente David Sassoli alla regista.
Nel 2017 EDJNet faceva il punto sulla violenza di genere in Europa, ricercando e soppesando vari indicatori. Il primo ostacolo contro cui si scontrò l’analisi fu l’assenza di dati: alcuni paesi membri dell’Unione Europea non riconoscono il femminicidio come categoria di reato e, per questo, non raccolgono dati a riguardo.
Martedì 19 novembre, nel corso di una seduta straordinaria della presidenza tripartita della Bosnia Erzegovina Milorad Dodik, Šefik Džaferović e Željko Komšić si sono infine messi d'accordo per nominare Zoran Tegeltija al posto di Primo ministro. Dopo più di un anno di blocco questa nomina apre la strada alla formazione di un governo.