Giornalisti sotto attacco, scheletri nell'armadio in Montenegro

3 febbraio 2014

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Era il 27 maggio del 2004 quando Duško Jovanović, proprietario e direttore del quotidiano montenegrino “Dan” veniva ucciso mentre usciva dal suo ufficio di Podgorica. “Dan” non ha mai lesinato attacchi all'esecutivo, e le minacce dirette al giornale e al suo direttore erano frequenti.

Oggi, a quasi dieci anni dall'omicidio, su cui non è mai stata fatta piena chiarezza, il caso Jovanović provoca ancora forti polemiche in Montenegro. Al centro delle critiche è oggi Duško Marković, oggi vice premier e ministro della Giustizia, e all'epoca della morte di Jovanović a capo dei servizi segreti.

Durante una trasmissione recentemente andata in onda sul canale “Vijesti”, il vice premier ha dichiarato che i servizi segreti sapevano che la vita di Jovanović era in pericolo ben prima della sua uccisione, tanto che lo stesso Marković aveva avvertito delle minacce Andrija Jovićević, all'epoca ministro della Polizia.

Le dichiarazioni in tv non sono passate inosservate. Il suo omonimo Nikola Marković, presidente della commissione governativa dedicata ad occuparsi degli attacchi ai giornalisti e alla stampa, ha deciso di presentare un'accusa formale nei confronti del vice premier.

“Davanti al magistrato inquirente [nel settembre 2004] l'allora capo dei servizi doveva dire tutto quello che sapeva...Nascondere informazioni importanti ha significato aiutare in modo diretto gli esecutori e i mandanti dell'omicidio”.

Ad oggi l'unica condanna nel caso Jovanović è quella emessa contro Damir Mandić, condannato a 18 anni per complicità nell'omicidio. Nessuna verità è emersa su chi ha voluto la morte del direttore di Dan, né sulle motivazioni che hanno spinto gli assassini.

 

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