Vittime dell'Operazione Tempesta dimenticate

5 agosto 2022

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Il "FHP - Fond za humanitarno pravo" (Centro per il diritto umanitario) di Belgrado, nell'anniversario dell'Operazione militare Oluja (Tempesta) avvenuta nell'agosto del 1995, denuncia in un comunicato stampa che a distanza di 27 anni non è stata ancora riconosciuta giustizia alle vittime.

"Un'operazione", scrive l‘FHP , “che ha provocato lo sfollamento di circa 200mila serbi di Croazia, la distruzione e il saccheggio delle loro proprietà e, secondo i dati del "Hrvatski helsinški odbor za ljudska prava - HHO" (Comitato Helsinki per i diritti umani di Zagabria), l‘uccisione di 410 civili che avevano deciso di rimanere nelle loro case“. Un dato, aggiunge, che non è per altro ancora definitivo, laddove il Centro di documentazione e informazione Veritas di Belgrado ha stilato una lista delle vittime civili e militari serbe durante Oluja– con nomi e cognomi, nome del padre, data di nascita, data e luogo di uccisione/sparizione - di 1719 persone.

Viene ricordato anche che nel 2012 il Tribunale dell'Aja, in appello, ha assolto il generale Ante Gotovina e Mladen Markač dall’accusa di crimini di guerra e contro l‘umanità, sebbene risulti che durante la Tempesta siano stati perpetrati diversi crimini contro civili serbi. Ma anche l‘arruolamento forzato di circa 5mila profughi arrivati dalla Croazia, per mano delle forze di polizia della Serbia, consegnandoli alla polizia e all'esercito dell'autoproclamata Republika Serbia di Krajina e della Republika Srpska di Bosnia. "Sebbene i tribunali della Serbia abbiano riconosciuto in più di 120 casi la responsabilità del paese nell'aver violato la Convenzione sui diritti dei rifugiati, solo mille tra gli arruolati a forza hanno ottenuto un risarcimento dei danni".

"La maggioranza dei crimini perpetrati durante l‘Operazione non è stata portata a processo", prosegue a denunciare il FHP. Come ad esempio il più recente caso: l'atto di accusa emesso dal Tribunale per crimini di guerra della Repubblica di Serbia il 18 maggio scorso, a carico di quattro alti ufficiali dell'esercito croato per aver bombardato una colonna di civili in fuga, provocando 12 morti, di cui 4 bambini, e decine di feriti. "I crimini di guerra perpetrati durante l‘Operazione devono essere portati a processo e con un accordo bilaterale tra i due stati si deve arrivare a riconoscere giustizia a tutte le vittime", sottolinea l'FHP.

Ad oggi, nessuna vittima di quella operazione ha ottenuto in Serbia lo status di vittima di guerra, ed è ancora in vigore una legge che impedisce di ottenerlo a chi lo ha subito fuori dal territorio della Serbia, mentre i rifugiati arrivati dalla Croazia sono rimasti senza assistenza economica, sanitaria e psicologica. In Croazia, solo nel luglio del 2021 è stata approvata una legge che riconosce questo status alle vittime civili della "Guerra patriottica" del 1995, che per quanto tardi rappresenta un passo avanti per le vittime di guerra in Croazia.

Tutto questo accade mentre i due paesi continuano ad utilizzare strumentalmente le vittime, dichiara infine il "Fond za Humanitarno Pravo": "Le istituzioni di Serbia e Croazia devono smettere di usare per fini politici queste vittime attraverso discorsi nazionalisti. È necessario invece arrivare ad un accordo di collaborazione affinché si processino i responsabili e si riconoscano alle vittime lo status di vittime civili di guerra e le relative tutele".