Dopo l'abbuffata di cinema dell'est del Festival di Trieste al via un'altra rassegna storicamente attenta ai nostri vicini orientali: il Festival di Berlino. Una rassegna
Danis Tanović in corsa per l'Orso d'oro, insieme ad altri 17 (su 23 della selezione ufficiale), mentre per l'Italia c'è il documentario “Fuocoammare – Fire at Sea” di Gianfranco Rosi, già Leone d'oro per “Sacro Gra”. Il 66° Film Festival di Berlino in partenza giovedì, fino a domenica 21 (informazioni e programma www.berlinale.de), si annuncia ancora una volta molto interessante. Come tradizione c'è parecchia attenzione, nelle sezioni collaterali, al cinema dell'Europa sudorientale, in particolare stavolta Croazia, Romania, Serbia e Turchia.
In concorso torna, con “Smrt u Sarajevu – Death in Sarajevo”, Danis Tanović dopo i premi ottenuti con “An Episode in the Life of an Iron Picker” nel 2013. Il nuovo film del regista premio Oscar, in calendario lunedì 15, è una coproduzione Francia/Bosnia, con Jacques Weber, Snežana Vidović, Izudin Bajrović e Vedrana Seksan. Tutto si sviluppa il 28 giugno 2014 all'Hotel Europa di Sarajevo, il migliore della città. Si attendono diplomatici e politici per celebrare il centenario dell'attentato che innescò la Prima guerra mondiale, ma, mentre il manager Omer è impegnato negli ultimi preparativi, il personale è pronto a uno sciopero, dal momento che non è pagato da mesi. Tra ironia e scenari da incubo, speranza e violenza, una riflessione su quanto è successo e quel che ci attende.
Nella sezione Panorama c'è “S one strane – On the other side” del croato Zrinko Ogresta (conosciuto per “Isprani” del 1995, “Tu - Here” del 2003 e “Iza stakla – Behind the Glass” del 2008) con Ksenija Marinković, Lazar Ristovski e Tihana Lazović. Quest'ultima, rivelata da “Sole alto – Zvizdan” di Dalibor Matanić, sarà anche una delle Shooting Star della Berlinale, le attrici e gli attori emergenti su cui investire per il futuro. Un'altra storia di passato che ritorna, per una famiglia che aveva cercato di metterselo alle spalle. Vesna è un'infermiera che vive a Zagabria con i suoi due figli e la moglie, incinta per la seconda volta, del figlio maschio. Tutto procederebbe bene se non fosse che un giorno suona il telefono e la donna sente la voce del marito Žarko, che aveva combattuto di Bosnia, e la riporta alle indicibili sofferenze patite.
In Panorama Documentari c'è invece “Hotel Dallas” di Livia Ungur e Sherng-Lee Huang, produzione Romania/Usa, che tra finzione e documentario ricostruisce l'impatto della serie tv Dallas nella Romania comunista degli anni '80. Ancora il documentario “Mariupolis” del lituano Mantas Kvedaravicius (noto per “Barzakh” girato in Cecenia), un viaggio nella città ucraina di Mariupol, tra fedeli del governo di Kiev e separatisti che vogliono unirsi a Mosca.
Molto ricco è il programma della sezione Forum e molto attento all'Europa sudorientale. “Ilegitim – Illegitimate” è il nuovo film del romeno Adrian Sitaru (“Pescuit sportif – Hooked”), vicenda familiare dove tutti si devono confrontare con il tornare a galla di un episodio che aveva visto coinvolto il patriarca. “Vlažnost – Humidity” del serbo Nikola Ljuca è un ritratto del capitalismo nella Belgrado di oggi, protagonista un uomo d'affari alle prese con l'improvvisa scomparsa della moglie. Esordio interessante è “Dust Cloth – Toz bezi” della turca Ahu Öztürk con Serra Yilmaz, un film sul rapporto tra due donne di origine curda, Nesrin e Hatun, che si mantengono facendo pulizie nelle case borghesi a Istanbul. Entrambe vorrebbero poter lavorare di più, la prima per mantenere la figlia e pagare l'affitto (mentre il marito Cafer se n'è andato e non ha più dato notizie), la seconda per andare a vivere in un quartiere benestante, tanto pronta a cambiare vita da pregare nella chiesa ortodossa e farsi prendere dalla suggestione di essere “circassa”.
Il documentario “Dubina dva – Depth Two” del serbo Ognjen Glavonić ricostruisce la vicenda del camion con 53 cadaveri affondato nel Danubio vicino al confine romeno nel '99, durante i bombardamenti Nato. In “Houses without Doors – Manazil bela abwab”, Avo Kaprealian racconta in modo personale dei siriano-armeni, che conservano la memoria dell'esilio e si trovano nel mezzo di un nuovo conflitto.
La sezione per ragazzi Generation ha selezionato il documentario turco “Young Wrestlers” di Mete Gümürhan sui ragazzi dell'accademia di lotta ad Amasya che sognano le Olimpiadi. Ancora ci sono altri due film, entrambe opere prime di finzione, dalla Turchia, a conferma del talento della nuova generazione di registi turchi nel raccontare di ragazzi: “Mavi bisiklet – Blue Bicycle” di Ümit Köreken, storia del dodicenne Ali che vive solo con la madre e sogna una bicicletta blu, e “Rauf” di Barış Kaya e Soner Caner, con un undicenne alle prese con il primo amore.