Gli spazi verdi della capitale georgiana Tbilisi sono sotto assedio. Lo sviluppo della società civile nel paese passa dall'ambientalismo?
(Pubblicato originariamente da RFE/RL il 24 agosto 2016. Al testo hanno contribuito anche i corrispondenti di RFE in Georgia Thea Topuria e Nino Tarkhnishvili da Tbilisi e Salome Asatiani da Praga)
Nata Peradze è sconosciuta al di fuori della nativa Georgia. Ma sta divenendo rapidamente una delle cittadine di Tbilisi più note a seguito del suo impegno a capo del movimento di protesta contro la rampante speculazione edilizia che si sta inghiottendo tutti gli spazi verdi della capitale georgiana.
Questo mese ha alzato la posta in gioco nella sua battaglia contro uno degli imprenditori più influenti del paese per impedirgli di costruire su terreni che per decenni sono stati adibiti a parco o aree verdi.
Invece di guidare un gruppo di attivisti a bloccare le ruspe dei cantieri oppure a protestare davanti alla sede del municipio, ha avviato uno sciopero della fame che non terminerà se non dopo le dimissioni del funzionario comunale responsabile per i parchi cittadini.
“A volte dobbiamo fare proteste estreme, come superare reticolati per occupare aree che vengono depredate”, afferma Peradze, spiegando il perché ha deciso di avviare, lo scorso 17 agosto, uno sciopero della fame. “I metodi di Gandhi qui non funzionerebbero”.
Sei giorni dopo l'avvio dello sciopero della fame Peradze ha subito un drastico peggioramento di salute ed ha dovuto interromperlo su indicazione dei medici. Ma è stata rapidamente sostituita da un'altra attivista, Elene Malashevski-Jakeli.
Le autorità cittadine si sono rifiutate di rilasciare dichiarazioni sugli scioperi della fame. Ma il funzionario di cui Peradze chiede le dimissioni – Nino Sulkhanishvili, a capo dell'ufficio per l'ambiente e le aree verdi – ha dichiarato di non aver alcuna intenzione di dimettersi. “Solo il sindaco ha il diritto di chiedermi di fare un passo indietro” ha dichiarato a RFE/RL il 18 agosto.
Ciononostante le autorità cittadine non sono tranquille. In un probabile tentativo di placare la protesta il sindaco di Tbilisi, David Narmania, ha annunciato lo scorso 22 agosto una moratoria di dieci giorni sull'abbattimento di alberi in città ed ha offerto la propria disponibilità “a sedersi con le parti interessate per discutere i vari problemi”.
Due visioni
In ballo vi sono due visioni differenti della città. Tbilisi, dall'indipendenza della Georgia nel 1991, ha vissuto vari boom edilizi: l'economia del paese è inizialmente collassata per poi invece subire una costante crescita che continua tutt'ora.
Vari imprenditori hanno investito nel mattone, spesso noncuranti delle tradizioni architettoniche e degli spazi verdi della capitale.
Gli attivisti accusano le autorità cittadine di dare priorità allo sviluppo ed ai progetti edilizi che procurano posti di lavoro e di non curarsi dell'abbattimento degli alberi. Non viene richiesta alcuna valutazione di impatto ambientale ai progetti edilizi e sia gli attivisti che i funzionari comunali riconoscono che attualmente il numero di metri quadrati di verde pro-capite è ben al di sotto dei 9 suggeriti dall'Organizzazione mondiale della sanità.
Georgia: la difesa degli spazi verdi
Peradze, che ha lavorato per anni nell'ufficio ambiente del comune prima di dimettersi per quella che definisce la “dilagante scarsa professionalità”, afferma che lo sciopero della fame è l'ultima risorsa in questa sua battaglia. Sottolinea che dalla fondazione di Tbilisi Guerrilla Gardeners, lei ed un gruppo di 50 attivisti sono stati del tutto ignorati dalle autorità sia durante l'amministrazione dell'ex presidente Mikheil Saakashvili che dall'attuale coalizione di governo guidata da Sogno georgiano.
“Negli ultimi tre anni, ogni settimana, ci siamo recati o presso l'ufficio del sindaco o presso il comune tentando di risolvere i problemi attraverso la discussione e le negoziazioni” ricorda “il governo precedente ci chiudeva tutte le porte, l'attuale, all'inizio, ha organizzato qualche incontro con noi e pensavamo che la situazione stesse cambiando. Ma alla fine ci siamo resi conto che si trattava solo di una strategia per lasciare le cose come stanno”.
Vittorie significative
Durante la sua campagna elettorale per l'elezione a sindaco, nel 2014 Narmania promise di piantare 1 milione di alberi a Tbilisi, e lo fece. Ciononostante gli alberi sono stati piantati con grande fretta e troppo vicini l'uno all'altro e molti quindi non sono sopravvissuti, come ampiamente riportato dai media georgiani. Nata Peradze chiede le dimissioni del funzionario per gli spazi verdi anche per come quest'operazione è stata gestita.
La richiesta di Peradze potrebbe anche andare a buon fine perché qualche risultato il suo gruppo l'ha ottenuto. I Guerrilla Gardeners, ispirati dal movimento globale che porta lo stesso nome, l'anno scorso hanno mobilitato almeno 1000 manifestanti contro la costruzione di un grande hotel in un angolo del parco cittadino Vake. La disputa è terminata dopo che una corte locale ha sancito che il comune aveva concesso illegalmente la concessione edilizia.
Molti osservatori ritengono che queste vittorie non siano solo importanti per l'ambiente ma anche per lo sviluppo in generale della società civile in Georgia, un paese che aspira all'Ue ma dove spesso dominano potentati locali che prescindono dall'opinione dei cittadini.
“Negli ultimi dieci anni la Georgia è divenuta più europea, con un governo che funziona molto meglio, ma tutto questo deve essere affiancato dallo sviluppo della società civile”, afferma Ghia Nodia, a capo dell'Istituto caucasico per la pace, la democrazia e lo Sviluppo di Tbilisi. “In termini generali la società civile è ancora molto debole in Georgia, non ha ancora un vero potere sociale ma gradualmente ne sta acquisendo un po'”.
Grandi sfide
Ciononostante grandi sfide aspettano gli attivisti. Su di una collina sovrastante uno dei quartieri storici di Tbilisi è in corso un progetto edilizio che supera di gran lunga quelli precedenti non solo in termini di ampiezza ma anche di sostenitori.
Il progetto, denominato Panorama, prevede la costruzione di hotel, uffici e aree residenziali e tra i maggiori finanziatori vi è anche l'ex primo ministro Bidzina Ivanishvili, fondatore della coalizione Sogno georgiano e uno degli uomini più potenti del paese. I critici temono che trasformerà il verde attuale della collina nel grigio metallico delle teleferiche che dovrebbero collegare la città alle quattro torri in vetro-acciaio progettate.
I Guerrilla Gardeners e altri gruppi di attivisti hanno già avviato azioni per bloccare il progetto. Ma Ivanishvili ha subito sottolineato che gli interessano poco le proteste civiche riguardanti il progetto. Intervistato di recente da RFE/RL in merito alle critiche che gli vengono mosse, ovvero di favorire la costruzione di complessi modernistici che sarebbero in contrasto con l'architettura storica della città, ha dato una risposta succinta. “Tutto sarà come dovrebbe essere”, ha affermato “lo so che questa risposta non vi basterà ma non sprecherò altro tempo su questa questione e non risponderò ad altre domande in merito”.