Il contestato accordo Ue-Turchia sui migranti stenta a decollare e intanto le navi crociera escludono dalle loro rotte le isole greche. Atene teme per il turismo, fondamentale voce di introiti per un paese in crisi
Forse, il miracolo del ritorno dei turisti a Lesbo lo faranno Angelina Jolie e Brad Pitt. Fra i pochi vacanzieri che hanno già prenotato per l'estate 2016 le loro vacanze nell'isola greca a un braccio di mare dalla Turchia, isola che già ospita cinquemila migranti nei suoi centri di accoglienza, c'è infatti la coppia più famosa di Hollywood. Non ci si può lamentare: fra guardie del corpo e prole numerosa, il clan Brangelinas occuperà molti posti letto. Lo ha assicurato la bella protagonista di tanti film di successo, oltre che ambasciatrice di buona volontà dell’Onu per i rifugiati, nel suo viaggio blitz a Lesbo lo scorso 18 marzo.
Intanto, le isole a ridosso della Turchia incrociano le dita, ora dovrebbe entrare in vigore il discusso accordo fra Unione europea e Ankara sulla gestione del flusso dei migranti fra costa anatolica e lidi ellenici. Il turismo corrisponde a un quarto del PIL greco: per un paese già flagellato dalla crisi economica e dalle politiche di austerity imposte dall’Unione europea e dal Fondo Monetario internazionale, vedere minacciato questo settore dell’economia è un incubo da togliere il sonno.
La presenza di 48mila migranti sparsi da un capo all’altro della Grecia- non certo per colpa loro ma per la responsabilità di una miope gestione di questa immane migrazione da parte del Vecchio Continente- non incoraggia certo l’arrivo di chi vuole pensare solo a godersi il mare, il sole e le spiagge incontaminate per un paio di settimane.
Secondo l'accordo Ue-Turchia, dal 20 marzo nessuno avrebbe più dovuto tentare il rischiosissimo viaggio sui gommoni nell’Egeo, perché le guardie costiere turche lo avrebbero dovuto impedire, in cambio di tre miliardi versati da Bruxelles nelle casse di Ankara, a cui altri tre miliardi seguiranno se l'accordo funzionerà davvero.
Intanto, il primo giorno in cui il trattato sarebbe dovuto entrare in funzione e in cui le guardie costiere turche avrebbero dovuto impedire la partenza di barconi carichi di disperati in fuga dalla guerra, sono arrivati rispettivamente 294 profughi a Lesbo, 113 a Samo, 441 a Chios e 27 ad Andros. Senza contare chi non è riuscito proprio ad approdare, come due bambine annegate al largo di Ro.
Sempre lo stesso 21 marzo, il quotidiano ellenico “Proto Thema” segnala l’arresto da parte della capitaneria greca di Chios di due scafisti turchi, rispettivamente di 27 e di 21 anni, alla guida di uno yacht che aveva appena lasciato 20 migranti nell’isoletta di Oinussa.
Ma torniamo ai turisti, tanto attesi dall’economia greca. Se le previsioni generali sono ottimiste, quelle riguardanti le località più coinvolte dal dramma dei migranti sono le peggiori degli ultimi quarant'anni. Almeno secondo il termometro di fine febbraio: come ha dichiarato al quotidiano “Kathimerini” il presidente degli albergatori di Lesbo, Pericle Antoniu, tocchiamo il 90% delle cancellazioni sull’isola, mentre il 60 % a Chios, il 40% a Samo e il 36% a Kos. Persino molte navi crociera hanno cambiato il loro itinerario.
Più rosea invece è la situazione delle località più lontane dal Mediterraneo nord orientale: più di tutte trionfa Creta, con un aumento del 50% dei turisti solo considerando quelli che prenotano dalla Germania secondo l’osservatorio berlinese TravelTainment. Tedeschi che gettonano pure Rodi per le loro vacanze, ma che stanno alla larga proprio dalla Turchia, dove si registra un calo del 40% delle prenotazioni.
Se poi si allarga la visuale oltre al mercato turistico proveniente dal paese guidato da Angela Merkel, l’associazione che riunisce tutti gli operatori greci del settore vacanziero, dalle agenzie di viaggio ai tour operator agli albergatori, la SETE, prevede addirittura un anno record di arrivi dall’estero.
“In tutto il 2016 i turisti potrebbero raggiungere i 25 milioni, anzi: i 27,5 milioni includendo anche i crocieristi", ha dichiarato Andreas Andreadis, presidente della SETE. "I relativi introiti potrebbero raggiungere i 15 miliardi di euro, rispetto ai 14,2 miliardi del 2015”. Ottimo. Peccato che ci sia un “ma”.” Questo aumento eccezionale non riguarderà tutto il paese, avverte Andreadis. Determinate località colpite dal flusso dei migranti avranno un grande calo negli arrivi di turisti. Non solo: “Requisito necessario per tutte le nostre stime sarà l’applicazione efficace delle decisioni prese a livello europeo. In caso contrario, c’è il serio rischio che l’immagine della Grecia come meta turistica sarà danneggiata, e di conseguenza tutta l’economia nazionale, soprattutto riguardo i posti di lavoro nel nostro settore”.
Mentre la Bulgaria e la Spagna stanno a guardare, in attesa di una possibile impennata degli arrivi di vacanzieri fuggiti dalla Grecia, trasformata da un paradiso delle vacanze in un enorme centro di accoglienza per persone in fuga dalla guerra.