Ennesima ed ultima fumata nera per l’elezione del presidente della Repubblica in Grecia. Il Parlamento non ce l'ha fatta. Ora si sciolgono le camere e si affacciano nuove elezioni politiche. Tonfo della Borsa di Atene. Tsipras mira al governo del Paese
La fatidica giornata era cominciata in modo eloquente, con la Borsa di Atene a perdere 10,62 punti. Erano le 12.29 di lunedì 29 dicembre: pochi minuti dopo, alle 12.37, a meno di un chilometro di distanza, nella capitale greca, il Parlamento non è riuscito a eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. E contemporaneamente ha fatto la sua scelta definitiva: scioglimento della Camera entro dieci giorni, come recita la Costituzione ellenica, e elezioni anticipate probabilmente il 25 gennaio. Perché solo un Parlamento rinnovato potrà eleggere il nuovo Capo dello Stato.
Era la terza e ultima votazione nel giro di 20 giorni. Nelle prime due tornate il candidato della coalizione governativa, Stavros Dimas, ex Commissario Ue per l’ambiente dal 2004 al 2009, aveva raggranellato rispettivamente 160 e 168 voti, sui 300 della sessione plenaria della Boulè (il Parlamento ellenico) che servivano. Alla terza chiamata alle urne dei parlamentari, sarebbe bastato un quorum abbassato a 180.
Il premier di centrodestra Antonis Samaras contava sulle divisioni all’interno di piccoli partiti come ANEL (Greci indipendenti) e Dimar (Sinistra democratica). Ma le sue speranze sono andate in fumo, nonostante le affannose riunioni e stratagemmi per raggiungere i voti necessari della vigilia, con addirittura una denuncia di un tentativo di corruzione da parte di un deputato dei Greci Indipendenti, Pavlos Chaikalis. “Mi hanno offerto prima un anticipo di 700mila euro e poi fino a 2-3 milioni di euro per votare a favore di Dimas” ha dichiarato Chaikalis ai giornalisti. Il parlamentare ha detto poi di avere registrato la scottante conversazione e di avere consegnato tutto alla Polizia.
All’annuncio dell’esito della votazione, i primi a esultare minacciando di assalire anche fisicamente alcuni ministri in carica, sono stati i neonazisti di Alba Dorata, scortati in Parlamento fin dalle 6.30 del mattino dal carcere di massima sicurezza di Korydallos proprio per esprimere il voto: “Siete tutti finiti!” “Adesso Samaras andrà in prigione!” hanno cominciato a urlare dai loro seggi.
Ricordiamo che il fondatore di Alba Dorata Nikos Michaloliakos, oltre ad altri suoi colleghi come Christos Pappas, Ilias Kasiriadis, Ghiannis Lagos - in tutto sono finiti dietro le sbarre sei dei 18 deputati del partito di estrema destra - sono stati condannati nel 2013 per associazione a delinquere, omicidio, estorsione e riciclaggio in seguito all’uccisione del rapper antifascista Pavlos Fissas.
Era stato fitto all’epoca del processo il dibattito nel Parlamento, nello stesso governo e nel Paese sul dichiarare o meno fuori legge Alba Dorata, decisione poi rientrata perché ritenuta un boomerang politico: nonostante l’ondata di arresti, Alba Dorata continua a essere nei sondaggi il terzo partito del Paese.
Ma il vero vincitore della giornata è stato il capo dell’opposizione di sinistra Alexis Tsipras: “Fra pochi giorni i dettami dell’austerity imposta ai greci saranno solo un ricordo” ha dichiarato il leader di Syriza. Aggiungendo che “oggi è una giornata storica, i deputati e i partiti dell’opposizione hanno dimostrato che la democrazia non può essere violentata: oggi il governo di Antonis Samaras, che per due anni e mezzo ha ridotto la società ellenica sul lastrico e che già stava impegnandosi per contrarre nuovi debiti con la Troika formata dal Fondo monetario internazionale, dall’Unione Europea e dalla Banca centrale europea, e per imporre ai greci nuovi sacrifici, appartiene ormai al passato”.
Già, è proprio questo che impensierisce gli analisti finanziari di mezzo mondo, ben espressi dal tonfo delle Borse all’annuncio di una possibile vittoria di Syriza alle prossime elezioni politiche. Anche se nell’ultimo mese il giovane e fascinoso leader di Syrza ha cercato di rassicurare i giornali stranieri sul proprio programma economico: “Non dovete aver paura di noi. Syriza non sarà la fine dell’euro. Sarà piuttosto la sua salvezza” ha dichiarato all’italiana “Repubblica” il capo politico della sinistra radicale greca, assicurando che “faremo decollare davvero il progetto di unione fiscale dell’Europa”. Esprimendo così una critica a tutto campo della linea di Angela Merkel, di cui - secondo Tsipras - il candidato presidente dei socialdemocratici, Martin Schulz, rappresenta la continuazione.
Il leader greco propone "una conferenza europea per il debito, sul modello di quella del '53 che cancellò gran parte del debito della Germania postbellica, dandole la spinta necessaria per il miracolo economico". La Bce - sostiene Tsipras - "dovrebbe funzionare come una vera banca centrale, simile a quella americana, che presti agli Stati e non solo alle banche".
Per Tsipras, è giunto il momento di "varare un New Deal europeo, un piano di investimenti pubblici per lo sviluppo. Gli attuali vertici dell’Ue hanno utilizzato la crisi per imporre il modello del neocapitalismo liberista, scatenando un attacco senza precedenti al mondo del lavoro". Parole che affascinano i greci, se è vero che negli ultimi sondaggi Syriza sarebbe il primo partito, superando il centrodestra di almeno il 4% dei voti.
Quanto alle preoccupazioni internazionali, persino il Financial Times ha ammesso alla vigilia di questa tornata elettorale che “la prospettiva di un governo Syriza non è più così tabù a Bruxelles”, laddove solo due anni fa si temeva la conseguente uscita dall’euro. “Nel corso di incontri con funzionari di Governo a Berlino, Bruxelles e Washington, Alexis Tsipras si è presentato con realismo e ha attenuato parte della retorica più incendiaria” delle sue ultime campagne elettorali. Alcuni investitori tuttavia sono meno persuasi che sia così. “La Grecia ci ricorda che la politica non sempre va nella direzione che gli investitori vogliono” commenta invece Nick Nelson della società finanziaria Ubs attiva in oltre 50 Paesi.
Intanto, l’ormai ex premier Samaras lancia l’anatema su coloro che si sono presi la responsabilità di gettare il Paese nel caos. “Syriza e Alba Dorata si son uniti per fare cadere il governo. Nelle prossime settimane i greci capiranno quanto eravamo vicini a uscire dalla crisi prima di tutto questo” Il settimanale satirico To pontiki pubblica una vignetta che disegna amaramente come molti abitanti dell’Ellade vivono questa “imminente uscita dalla crisi”:
“Buongiorno” chiede un giornalista a un vecchietto che rovista in un cassonetto per trovare rifiuti da mangiare in questi giorni delle festività di fine anno “Che opinione avete della candidatura del signor Dimas a Presidente della Repubblica?” Il vecchietto, uno dei pensionati che si sono visti tagliare in media del 40% dal 2010 il già risicato reddito, non risponde e continua a cercare.