Articles by redazione

Il ruolo di ONG e società civile nell'integrazione europea

07/01/2002 -  Claudio Bazzocchi

L'integrazione europea non è un affare solo di governi e stati. E' una sfida che appartiene a tutte le forze sociali, perché è in gioco il futuro stesso di tutta l'Europa e del Mediterraneo.

Religione e politica in Bosnia-Erzegovina

24/12/2001 -  Dario Terzić Mostar

Oggi si deve dimenticare e perdonare, proprio come Dio ci insegna. Lo stesso Dio in nome del quale in tutti questi anni difficili e violenti si uccideva, con grande facilità.

Belgrado: intervista al presidente del sindacato

14/12/2001 -  Ada Soštarić Belgrado

I vecchi schemi di miloseviciana memoria, la difficile ripresa politica ed economica, lo sfruttamento dei disagi sociali per coprire le inadempienze del potere. Branislav Canak si sofferma sui nodi irrisolti e sulle tensioni in atto in FRY.

Il terzo settore in Serbia

08/12/2001 -  Ada Soštarić Belgrado

La nostra corrispondente ci informa dei problemi che incontrano le ONG locali, soffermandosi sulla disputa, riguardante i finanziamenti, tra Radio Index e l'Associazione dei media elettronici indipendenti. Chiude il testo una nota informativa sul Centro per lo sviluppo del settore non-profit di Belgrado. Testo in inglese.

La Macedonia nel limbo

04/12/2001 -  Dejan Georgievski Skopje

Dal nostro corrispondente da Skopje una rassegna delle questioni che rendono difficile in Macedonia l'implementazione di una pace di lunga durata. Testo in inglese.

Le ONG locali nel Sud della Serbia

22/11/2001 -  Mihailo Antović Nis

Il nostro corrispondente da Nis (Serbia meridionale) ci offre un quadro esplicativo sulle organizzazioni non governative locali.

I media in Serbia

21/11/2001 -  Mihailo Antović

Mihailo Antovic ripercorre la storia dei media in Serbia nell'ultimo decennio, evidenziando difficoltà che i mezzi di informazione hanno riscontrato nel dire la verità all'opinione pubblica. Testo in inglese.

La qualità dell'acqua del Danubio

07/11/2001 -  Ada Soštarić

Ada Sostaric intervista per l'Osservatorio i responsabili dell'Istituto idro-meteorologico della Serbia, e ci racconta la situazione ecologica del Danubio. Testo in inglese.

Associazione ambientale balcanica

07/11/2001 -  Ada Soštarić

Ada Sostaric per L'osservatorio sui Balcani ha incontrato i rappresentanti della Balkan Enviromental Association. Nel testo (in inglese) ci spiega i progetti in corso e gli obiettivi dell'associazione.

L'ambiente in Serbia

07/11/2001 -  Mihailo Antović

Un'interessante panoramica sulla situazione ambientale in Serbia, con particolare riguardo ai disastri ambientali provocati dai bombardamenti della NATO nel 1999. Testo in lingua inglese.

Le acque in Croazia: pulite grazie alla guerra

07/11/2001 -  Lino Veljak

L'Adriatico: una questione europea

La situazione media delle acque in Croazia non è molto differente da quella dei paesi che la circondano, e non ci sono condizioni problematiche particolarmente diverse da quelle dell'Italia, della Slovenia o dell'Ungheria.
Chiaramente lo stato delle acque risente degli scarichi industriali scarsamente filtrati, ma il danno maggiore in assoluto proviene dai fiumi italiani come il Po o, in misura minore, l'Isonzo, e altri... Le industrie e ancor più l'agricultura della pianura padana si riversano infatti interamente nell'Adriatico, e colpiscono perciò anche le risorse marine croate. Quanto più aumenteranno il controllo e la protezione delle acque ''padane'', tanto più crescerà la qualità delle acque sulla costa croata.

Introduzione alla ricerca "I Paesi balcanici e l'Unione Europea, a che punto l'int

03/11/2001 -  Claudio Bazzocchi

Claudio Bazzocchi esamina le ragioni alla base di questa ricerca e ne presenta i contenuti.

ONG in Macedonia: un commento alla nostra ricerca

24/10/2001 -  Claudio Bazzocchi

A fine agosto l'Osservatorio sui Balcani ha pubblicato un'indagine sulle ONG italiane operanti in Macedonia. Ora presentiamo un commento scritto da Claudio Bazzocchi, che affronta e rende visibili i nodi critici emersi dalla ricerca.

RFY: 5 ottobre, un anno dopo

05/10/2001 -  Luka Zanoni

La Serbia ad un anno dalla caduta del regime di Slobodan Milošević. La situazione economica, la politica del nuovo corso e lo shock della transizione. Nostra analisi

American Tragedy - Impact on Serbia

18/09/2001 -  Mihailo Antović Nis

The horrendous terrorist attacks in the USA have made their impact on the situation in Serbia, as well.
- There has been no information so far on any panic among American citizens or overt fear for the American objects on the Serbian territory. There was a meeting of the highest Yugoslav officials Tuesday evening local time, after which Federal Interior Minister Zoran Zivkovic stated Yugoslav authorities were on a state of alert, and additional security forces would start protecting the American Embassy and all the American officials in Yugoslavia immediately. Precaution measures included private objects of American citizens currently in Yugoslavia, and embassies of other Western countries, as well. In Kosovo, too, American citizens and especially soldiers have been warned of possible terrorist attacks, and most have been ordered to return to secure locations, including bases such as Bondsteel. Yugoslav Deputy Ambassador to the US, Ivan Zivkovic, stated that, according to his information, no Yugoslav citizens or officials currently in the US had been hurt in the attacks. He also said the Embassy issued an official warning to Yugoslav citizens to avoid any federal buildings in the American capital for fear of new attacks. Zivkovic confirmed many Yugoslavs from the United States had called the Embassy to express their disgust at the event.

The local reactions are, however, mixed. Politicians, including president Kostunica and Serbian prime minister Djindjic were unanimous in condemning the act of violence and offering words of comfort to the American people. Premier Djindjic also warned of the "alarming globalization of conflicts, in which events in distant countries, such as the Middle East, can bring about disaster practically in any part of the world in no time." Yugoslav Foreign Minister Goran Svilanovic cut short his visit to Tunisia to return to Belgrade and meet President Kostunica. He warned the Serbian population to "try to calm their emotions and share the sorrow with the American nation and the entire world today." The hint was at the 'it-serves-them-right' or 'let-them-have-some-of-their-own-medicine' attitude to America, still present in many locals. The virus did not miss some opposition officials, either. Milosevic's Socialist Party representatives condemned the act, adding, however, "this was partly a consequence of America's turning a blind eye to terrorism all over the world, and sometimes its open support to terrorists, including places such as Kosovo and Macedonia". Hardline Serbian Radicals gave no official reactions, apart from their leader's occasional hints on the local Nis TV Belle Amie last night that 'America is the one to really blame, due to its constant policy of bullying around all over the world.'

The reactions on the street were similar, at least in the beginning. At first, although many people felt pangs of consciousness, knowing that those who got killed were nothing more but innocent civilians, not in the least responsible for America's global policies, many felt this was necessary to bring America back to earth, and to show its citizens "what it is like to see the symbols of your country being torn down by madmen." The common comparison was the one with the TV tower on the Avala mountain, on the outskirts of Belgrade, once the prime symbol of the Serbian capital, destroyed by NATO bombs in 1999. Some claimed no one expected America would be humiliated as much as Serbia was just two years ago. However, after the initial urge for retaliation, Serbs calmed down (as usual). The images of innocent people killed or hurt downtown New York, with the stories of people jumping out through the windows in panic, made them really sympathize with ordinary Americans this time, although there is still no love lost of official American policy.
Any analyses offered so far aimed at global consequences. Possible American reactions have been examined, and there have also been hints this would be 'a landmark in international relations unseen in the last 100 years.' As for Yugoslavia's position, the only reaction was given by Serbian Finance Minister Bozidar Djelic, who claimed this would open up a way to a "visible recession" in the United States, which would then influence US's partners, including Europe, and therefore even we here might feel some economic consequences of this act. Other politicians, however, only gave general anti-terrorism statements, rarely failing to remind the public of the problems with Albanian terrorism in Serbia.

Ricerca del G17+: per i serbi la condizione economica peggiora

13/09/2001 -  Mihailo Antović

A quasi un anno dal nuovo governo in Serbia, i sentimenti della popolazione locale sono di un peggioramento delle proprie condizioni di vita anziché di un miglioramento. E ciò non è poi così paradossale, se pensiamo alla gestione politica dei posti di lavoro avuta dal regime di Milosevic, ai prezzi politici dei beni di prima necessità, etc... Oggi la popolazione serba valuta la propria situazione economica, in un scala da 1 a 5, a malapena di 2.27, per cui il 58 % del campione selezionato considera la propria posizione difficile o addirittura molto difficile. La ricerca è stata fatta da NGO G17+ (del quale alcuni rappresentanti sono membri del governo Federale e Serbo) e ha preso in considerazione il territorio della Serbia, della Voivodina e la città di Belgrado (il campione comprendeva 2006 famiglie). I politici dovrebbero essere preoccupati, Branko Milanovic, esperto della Banca Mondiale e uno dei promotori della ricerca, ha detto:"il 40% della popolazione pensa che la loro condizione si sia deteriorata negli ultimi sei mesi, mentre il 50% pensa che la situazione è la stessa che esisteva durante il regime precedente." Finora il 25% crede che il precedente regime fosse esattamente lo stesso da incolpare per la situazione attuale, ma il numero di quelli che ugualmente incolpano il presente governo è del 40% e sta aumentando. Quando si chiede quanto dovrebbero essere pagati mensilmente per il loro lavoro, il 50% risponde due volte di più e il 29% persino tre volte di più del loro attuale salario. La paura della privatizzazione è ancora forte in più del 90% dei soggetti. Più del 60% dei partecipanti, comunque, crede che il governo dovrebbe procedere a qualsiasi costo nella realizzazione delle riforme, in modo tale da garantire abbastanza presto benefici reali a tutta la popolazione.

Serbia: la povertà non è un brutto ricordo

05/09/2001 -  Mihailo Antović Nis

Dopo qualche tempo di inattività per mancanze di fondi, la mensa per poveri della Croce Rossa di Nis riaprirà i battenti. In passato questa mensa preparava pasti per 2000 cittadini in situazioni di estrema, ma con la nuova apertura - prevista per il 1° ottobre prossimo - si aggiungerà alla lista un altro migliaio di persone. "Inizialmente, tutte le spese verranno coperte dalla Croce Rossa" ha dichiarato Stojan Prokopovic - portavoce dell'organizzazione - "ma nel frattempo cercheremo il supporto di altri donatori, che siano disposti a coprire una parte delle spese fisse - soprattutto i costi di energia elettrica - e l'acquisto di alcuni generi alimentari di base necessari alla preparazione dei pasti". Prokopovic ha anche annunciato che in futuro la Croce Rossa vorrebbe anche avviare un servizio di mensa dietro pagamento di prezzi popolari rivolto a tutti i cittadini di Nis, in modo da assicurare il servizio gratuito a coloro che non alcuna possibilità economica.
La situazione allarmante, emerge anche dai dati resi ufficiali dagli esperti del Gruppo G17+ - tra i quali vi sono anche personaggi che fanno parte del Governo Serbo e Federale - relativi ad una ricerca effettuata a Belgrado e in aree della Serbia e della Vojvodina, su di un campione di circa 2000 famiglie.Come ha sottolineato Branko Milanovic - esperto delle Banca Mondiale e promotore della ricerca - i politici dovrebbero seriamente preoccuparsi dei dati emersi, considerato che "il 40% delle famiglie ha dichiarato che negli ultimi sei mesi le proprie condizioni di vita sono peggiorate, mentre il 50% ha la sensazione che non sia cambiato nulla rispetto alla situazione in cui vivevano nel precedente regime". Inoltre solo il 25% degli intervistati ritiene che la responsabilità della situazione attuale è del precedente regime mentre ben il 40% ne addossa la colpa al governo attuale, ma è emerge un alto livello di insoddisfazione anche dalle risposte date rispetto agli aumenti salariali considerati "minimi". Il 50% ha risposto che per vivere avrebbe la necessità di vedere il proprio salario mensile aumentato del doppio, e il 29% di almeno tre volte l'attuale mensilità percepita. (Glas Javnosti, 1 settembre).

L'altra Jugoslavia contro i nazionalismi e le guerre

01/09/2001 -  Redazione

Rada, Mirjana, Halit, Suada, Sicko, Lino, Blanka. Sono uomini e donne dell' "Altra Jugoslavia", che non hanno condiviso il nazionalismo e la discesa in guerra. Che hanno manifestato, hanno disertato pagando con la vita o la carcerazione, oppure hanno 'semplicemente' sottratto alla pulizia etnica persone di un'altra nazionalità

Summar time in Serbia and Montenegro - 1° parte

15/08/2001 -  Mihailo Antović

Global warming seems to have had a double impact on Serbia in the recent years. On one hand temperatures have literally risen in the previous five years so much that the assumption is that the until-now moderate climate throughout Serbia is to become Mediterranean in a couple of years. Additionally, the heated political climate, filled with wars, political instability and poverty has made life around here almost unbearable for most of the population. Vacation - a rather normal, and throughout the year much anticipated event in any stable part of the world - only brings about more nightmares to many Serbs.

Jugodivas

15/08/2001 -  Nicola Falcinella

Il documentario su cinque artiste balcaniche a New York, tra sentimento di colpa e indefinite appartenenze. Nostra intervista alla regista, Andrea Staka