
Manifestanti protestano nel sito di costruzione dell'acquedotto, 2024 - Foto di Nensi Bogdani
Tre anni di lotta per salvare il fiume Shushica, in Albania meridionale, importante affluente dell'ultimo grande fiume libero d'Europa al di fuori della Russia, il Vjosa. Finalmente, per cittadini e attivisti della regione, è arrivata una vittoria
Se c’è una cosa che la popolazione della valle del fiume Shushica ha imparato è di non fidarsi mai. Quando si ottiene una vittoria bisogna festeggiare, ma restare vigili.
Il 2024, grazie alle mobilitazioni costanti dei cittadini della valle (oltre 50mila persone), supportati da organizzazioni come EkoAlbania e Impetus, da campagne come "Save the Blue Heart of Europe " e da progetti come "Lungo le Vie dell’Acqua ", è finito con una buona notizia.
Il Tribunale amministrativo di primo grado di Tirana, il 13 dicembre scorso, ha bocciato il progetto per quattro centrali idroelettriche sul fiume Shushica, affluente del più grande e protetto fiume Vjosa. Il tribunale ha dato ragione ai residenti del villaggio di Brataj che sono così riusciti a bloccare il primo tassello della strategia di sfruttamento del fiume Shushica da parte del governo albanese.
Il fiume Shushica, nell'Albania meridionale, è un importante affluente dell'ultimo grande fiume libero d'Europa al di fuori della Russia, il Vjosa appunto. Grazie alle battaglie dei cittadini e degli attivisti, in passato, supportati da campagne internazionali e dalle organizzazioni locali, il governo albanese riconobbe al fiume lo status di zona protetta e parco nazionale.
Dopo pochi anni, però, è iniziata la battaglia per il fiume Shushica. In quanto affluente, il governo non lo ritiene protetto e ha approvato un progetto molto impattante: deviare parte delle acque del Shushica verso la zona costiera – in particolare attorno alla cittadina di Himare – che in estate, a causa dell’enorme numero di turisti che arrivano, conosce cicliche crisi idriche.
La popolazione della valle del fiume Shushica si è mobilitata immediatamente, prima denunciando come la procedura di "coinvolgimento della comunità locale" raccontata dal governo sia a loro dire falsa, poi rifiutando il progetto. Sia perché hanno bisogno della loro acqua (che cala vistosamente a causa del cambiamento climatico) per agricoltura e allevamento, sia perché furiosi per il fatto di subire un progetto che serve per alimentare un turismo insostenibile.
Le centrali idroelettriche erano un progetto a margine di quello principale, ma è quello che stava già partendo – come denunciato dai residenti – che hanno iniziato a vedere cantieri e ruspe e che con un’azione veloce e incisiva, sostenuta dalle organizzazioni e dalla solidarietà internazionale, hanno vinto in tribunale.
"Il nostro lavoro e la nostra dedizione sono stati premiati dopo quasi tre anni di campagna per la protezione del Vjosa e di lavoro degli avvocati, nello sforzo continuo di proteggere il Vjosa e i suoi affluenti da progetti distruttivi. Crediamo che le autorità rifletteranno su questa decisione, che arriva in un momento in cui Vjosa è stato dichiarato parco nazionale, non presentando ricorso", ha affermato Besjana Guri di EKoAlbania .
Quanto possono immaginare di stare tranquilli i cittadini della valle di Shushica? Da un alto, come spiega Guri, il governo non ha presentato ricorso, dall’altro questa sentenza – in modo indiretto – sembra far prevalere il principio giuridico che la ‘protezione’ garantita per legge al fiume Vjosa si possa considerare estesa anche ai suoi affluenti e quindi salvare il fiume e la valle dai progetti per portare acqua ai turisti sulla costa.
"Dal punto di vista della prassi giudiziaria, si tratta di un passo avanti qualitativo, perché apre la strada alla possibilità che un contratto amministrativo possa essere contestato in tribunale dal pubblico, senza essere parte contraente. Dal punto di vista della tutela ambientale, questa decisione protegge definitivamente il fiume Shushica dalla costruzione di centrali idroelettriche", ha affermato l'avvocato Irena Dule, del centro Res Publica dopo la sentenza.
Resta da vedere come andrà a finire, ma questa sentenza è la prova che una cittadinanza attiva che si batte per proteggere le risorse idriche dei propri territori e della propria memoria, supportata dalle organizzazioni della società civile e da campagne di sensibilizzazione e informazione internazionali, sono la risposta migliore e forte per difendere il diritto all’acqua, che è locale e globale allo stesso tempo.
Ascolta il podcast Lungo le vie dell'acqua: