Milorad Dodik - © Alexandros Michailidis/Shutterstock

Milorad Dodik - © Alexandros Michailidis/Shutterstock

Il tribunale della Bosnia Erzegovina ha condannato Milorad Dodik, presidente della Republika Srpska, a una pena detentiva e all'esclusione dalle cariche pubbliche per non aver rispettato le decisioni dell'Alto rappresentante in BiH. E' l'inizio della fine per Dodik?

28/02/2025 -  Eldin Hadžović

(Originariamente pubblicato da Novosti, il 26 febbraio 2025)

Con la sentenza emessa mercoledì 26 febbraio, il tribunale della Bosnia Erzegovina ha condannato Milorad Dodik, presidente della Republika Srpska, ad un anno di carcere per non aver rispettato le decisioni dell’Alto rappresentante in BiH. A Dodik è stato imposto anche il divieto di ricoprire la carica di presidente della RS.

Il secondo imputato, Miloš Lukić, direttore della Gazzetta Ufficiale della RS che ha pubblicato le controverse leggi, è stato assolto per un vizio procedurale, perché al momento della pubblicazione delle leggi non aveva ancora ufficialmente assunto l’incarico di direttore ad interim della Gazzetta.

Il verdetto, letto mercoledì scorso dalla giudice Sena Uzunović, seppur di primo grado, rischia di scuotere le fondamenta del sistema politico della Bosnia Erzegovina.

Il tribunale ha condannato Milorad Dodik per non aver attuato le decisioni dell’Alto rappresentante in BiH, o meglio per aver deliberatamente ignorato la decisione di Christian Schmidt di impedire l’entrata in vigore di due atti legislativi approvati dall’Assemblea popolare della RS: la Legge sulla non applicabilità delle decisioni della Corte costituzionale della BiH e la Legge sulle modifiche alla Legge sulla pubblicazione delle leggi e degli altri normativi della RS.

La sentenza potrebbe comportare serie conseguenze per Dodik. Se il verdetto dovesse diventare definitivo, oltre a scontare una pena detentiva, Dodik dovrebbe fare i conti anche con il divieto di ricoprire la carica di presidente della RS per un periodo di sei anni. Ne conseguirebbe anche il divieto di ricoprire qualsiasi carica legislativa, esecutiva, giudiziaria e in altri organismi finanziati con risorse pubbliche.

Come ha successivamente chiarito il tribunale della BiH, se Dodik dovesse essere condannato in via definitiva, non potrebbe ricoprire alcuna carica pubblica.

Questo divieto, insieme alla pena detentiva, rappresenta un duro colpo per Dodik, mettendo seriamente in discussione i suoi progetti e le sue promesse di voler continuare a lottare contro la Bosnia Erzegovina e le sue istituzioni.

Pur avendo assicurato che continuerà la sua lotta politica, per Dodik il recente verdetto è sicuramente una sconfitta. Potrebbe però segnare anche l’inizio di una dinamica destinata ad acuire ulteriormente le divisioni politiche in BiH.

Dodik, come da consuetudine, ha continuato con i suoi attacchi politici, rilanciando la lotta contro le istituzioni della Bosnia Erzegovina. Durante una manifestazione organizzata a Banja Luka dopo la lettura del verdetto, Dodik ha invitato i suoi sostenitori a unirsi alla sua battaglia. Ha nuovamente invitato anche il presidente serbo Aleksandar Vučić a recarsi a Banja Luka per “capire insieme come procedere”.

Così facendo, il leader della RS ha inviato un chiaro messaggio, dimostrando di volersi mettere al di sopra della legge per poter continuare a distruggere l’ordinamento giuridico della BiH.

“Approveremo diverse leggi”, ha affermato Dodik nella sua prima reazione al verdetto definendolo “una schifezza” [approvate dall'Assemblea della RS nella seduta serale di ieri, 27 febbraio, ndr].

“La prima sarà una legge per impedire il lavoro della procura e del tribunale della BiH nel territorio della RS, poi una legge sul divieto di lavoro del Consiglio superiore della magistratura della BiH (VSTV) e sulla creazione del Consiglio superiore della magistratura della RS, la legge sul divieto di attività delle forze di sicurezza (SIPA) e dei servizi segreti (OSA) della BiH nel territorio della RS, e infine la legge sul divieto di lavoro in istituzioni statali”.

Con queste parole Dodik ha dimostrato chiaramente non solo di opporsi alle istituzioni statali, ma anche di essere pronto a fare di tutto pur di distruggere la Bosnia Erzegovina dall’interno.

Il leader della Srpska non riconosce la sentenza a suo carico, né alcuna decisione delle istituzioni della BiH e della comunità internazionale.

Aleksandar Vučić, che non nasconde il suo sostegno a Dodik, ha convocato una riunione d’urgenza del Consiglio per la sicurezza nazionale della Serbia, recandosi immediatamente a Banja Luka.

Poche ore prima della pronuncia del verdetto, alcuni rappresentanti e ministri della RS hanno minacciato di abbandonare le istituzioni statali in caso di condanna di Dodik. Poi subito dopo la lettura della sentenza, l'Assemblea popolare della RS ha preparato e messo all’ordine del giorno otto documenti che respingono chiaramente il verdetto e contestano la giurisdizione del tribunale della BiH.

Secondo l’Assemblea della RS, la sentenza contro Dodik si basa su una decisione di “uno straniero non eletto” [dal popolo della BiH], riferendosi all’Alto rappresentante Christian Schmidt.

I parlamentari della RS hanno poi invitato a non rispettare le decisioni delle istituzioni internazionali, comprese quelle di Christian Schmidt, dimostrando così che la lotta politica continuerà ad essere combattuta sul terreno delle istituzioni della RS, che rifiutano con sempre maggiore insistenza qualsiasi autorità centrale.

L’Assemblea ha chiesto anche di perseguire penalmente i procuratori e i giudici del tribunale della BiH che, secondo i parlamentari della Srpska, hanno agito sulla base di una legge “imposta”.

Pur avendo inflitto un duro corpo a Dodik e alla sua carriera politica, la recente sentenza sicuramente non segna la fine della sua lotta contro le istituzioni statali. Il leader della RS di certo non rinuncerà ai suoi obiettivi politici volti a indebolire e destabilizzare ulteriormente lo stato bosniaco-erzegovrse.

Interpellato sulla sentenza a carico di Dodik, Aleksandar Jokić, avvocato di Banja Luka, ha affermato che si tratta di un verdetto “astuto”, sostenendo che l’intero procedimento penale sia stato una farsa, priva di qualsiasi logica giuridica.

D’altra parte, Enver Kazaz, professore della Facoltà di Filosofia di Sarajevo, ritiene che il verdetto possa segnare la fine della carriera politica di Milorad Dodik. Per Kazaz, la sentenza di condanna non è una sorpresa perché Dodik ha palesemente violato l’ordine della BiH e l’autorità dell’Alto rappresentante, stabili degli Accordi di Dayton.

“Il tribunale ha agito in modo professionale, mantenendo la sua integrità ed emettendo un verdetto corrispondente al reato”, commenta Kazaz.

Il professore spiega che le minacce di Dodik di voler approvare una nuova legge elettorale della RS e vietare l’operato del VSTV, del tribunale, della SIPA, dell'OSA della BiH possono essere facilmente contrastate dall’Ufficio dell’Alto rappresentante.

“Dodik non è riuscito a mobilitare i cittadini della RS – prosegue il professore – e oggi inizia la liberazione dei cittadini della RS e della BiH dal terrore, dalla criminalità e dal nepotismo di una persona che ha trasformato la Republika Srpska in un deserto. Spero che il verdetto venga confermato, rendendo così liberi i cittadini della RS e di tutta la Bosnia Erzegovina”.

“Ora entreremo in una crisi politica, perché Dodik, pur avendo ormai solo tre rappresentanti nella Camera dei Popoli, può continuare a bloccare il lavoro delle istituzioni statali, cioè del Consiglio dei ministri e del parlamento della BiH. Anche questo problema però può essere superato con un intervento dell’Alto rappresentante”, conclude Kazaz.