
Manifestazione di supporto a Călin Georgescu, Bucarest 30 dicembre 2024, Romania © LCV/Shutterstock
Si alza la tensione in Romania per l’indagine su Călin Georgescu, in fermo cautelare con l’accusa di reati gravi, e per la partenza per gli USA dei fratelli Tate, imputati di traffico di esseri umani. I casi riflettono tensioni politiche e geopolitiche, con implicazioni sui rapporti Romania-USA
La Romania continua ad attirare l’attenzione internazionale per via delle decisioni prese dalle autorità di Bucarest, nonché per le proteste di strada. Il primo fatto che ha avuto eco nazionale ed internazionale è accaduto giovedì 27 febbraio quando la Procura Generale ha aperto un’indagine contro l’ex candidato Călin Georgescu preferito dalla Russia e dagli USA.
Georgescu è stato fermato dalla polizia e portato in Procura per essere interrogato. Vincitore del primo turno delle elezioni presidenziali (in seguito annullate dalla Corte Costituzionale il 6 dicembre a causa di ingerenze russe) Georgescu è accusato di almeno sei reati tra cui istigazione ad azioni contro l'ordine costituzionale, diffusione di false informazioni, false dichiarazioni finanziarie in forma continuativa, promozione in pubblico del culto di persone colpevoli di genocidio e crimini di guerra, sostegno a un’organizzazione di carattere fascista, razzista, xenofoba e antisemita.
Georgescu è stato sottoposto ad una misura cautelare giurisdizionale per 60 giorni e pertanto non gli è consentito lasciare il paese. Altre decine di persone sono indagate per reati come: azioni anticostituzionali, possesso illegale di armi, istigazione al razzismo, al fascismo e alla xenofobia e "promozione del culto di personalità accusate di genocidio e crimini di guerra”.
Intanto Călin Georgescu annuncia che nei prossimi giorni si presenterà per registrare la sua candidatura per le elezioni presidenziali previste per il mese di maggio. I suoi sostenitori - a partire dal partito ultranazionalista di estrema destra AUR (Alleanza per l’Unità dei Romeni) - temono che a Georgescu sarà vietato di ricandidarsi. In suo sostegno AUR ha organizzato sabato scorso nella capitale romena una manifestazione con decine di migliaia di persone.
Il giorno seguente al fermo di Georgescu, un’altra notizia dalla Romania ha fatto il giro dei media internazionali, soprattutto oltreoceano. La Corte d’Appello di Bucarest ha deciso di accettare il ricorso della Direzione per le indagini sulla criminalità organizzata e il terrorismo (DIICOT), revocando così il divieto di lasciare il paese ai fratelli Tate, già ai domiciliari per il presunto sfruttamento sessuale di 34 donne.
Il giorno stesso del pronunciamento della Corte i due fratelli sono volati in Florida (USA) a bordo di un aereo privato, dovrebbero ritornare in Romania entro fine marzo.
Andrew e Tristan Tate (residenti in Romania dal 2016) con doppia cittadinanza britannica e americana, sono stati inviati a giudizio nel 2023, accusati di formazione di un gruppo criminale organizzato, traffico di esseri umani, stupro, accesso illegale a un sistema informatico, percosse e altre violenze.
Andrew Tate (kick-boxer professionista) è un noto influencer con oltre 10 milioni di follower sulla rete X di Elon Musk, dove promuove un certo maschilismo attraverso messaggi omofobici e razzisti.
È un fan di Donald Trump e secondo il Financial Times, Richard Grenell, emissario del presidente americano, avrebbe chiesto alle autorità romene, durante un incontro a metà febbraio con il ministro degli Esteri romeno Emil Hurezeanu, di consegnare i passaporti ad Andrew Tate e a suo fratello Tristan.
Il primo ministro Marcel Ciolacu ha assicurato che gli Stati Uniti "non hanno avanzato alcuna richiesta" relativa alla "situazione giuridica" dei fratelli Tate.
A reagire davanti alla clamorosa partenza di Tate è stata, invece, Elena Lasconi, presidente dell’Unione Salvati Romania (USR): "I fratelli Tate, simbolo della misoginia e del disprezzo per le donne, hanno lasciato silenziosamente la Romania. Un paese che avrebbe dovuto dimostrare loro che la legge è uguale per tutti, indipendentemente dal denaro, dalla fama o dall’arroganza.”
Il filo rosso che lega il caso Georgescu al caso Tate porta a Washington. Negli ultimi anni la Romania ha trovato negli USA un partner strategico, affidabile e un garante della sicurezza di fronte alla minaccia russa. E vorrebbe che i rapporti continuassero. In questo momento, circa 1500 soldati americani si trovano nelle basi di Mihail Kogalniceanu, Deveselu e Campia Turzii. Il rafforzamento del fianco orientale dell’Alleanza ha aumentato in realtà ad oltre 5000 la presenza dei soldati stranieri in Romania, nel contesto della guerra in Ucraina.
Tuttavia, sembra che l’amministrazione Trump non sia più disposta a garantire la sicurezza, tanto per ragioni economiche quanto per quelle geostrategiche.
L’Europa dovrà contare soprattutto su se stessa, a partire dall’aumento dei fondi destinati alla difesa. La Romania ha già destinato circa il 2% per la difesa, ma probabilmente dovrà aumentare la percentuale a breve, così come dovranno fare anche altri paesi europei.
Al summit per la difesa dell’Europa di domenica 2 marzo a Londra c’era anche il presidente romeno ad interim, Ilie Bolojan che prima di arrivare in Gran Bretagna si era recato a Chișinău per incontrare la presidente della Repubblica Moldova, Maia Sandu. Due paesi a due passi dalla guerra in Ucraina, due paesi che conoscono bene le ambizioni della Russia perché la storia l’hanno vissuta insieme.