
Disegno di Vučić, durante le proteste, Serbia, febbraio 2025 © Aleksandra.Vitorovic/Shutterstock
Sono dodici anni che il presidente serbo Aleksandar Vučić invoca una non ben definita lotta alla corruzione. Fino a poche settimane fa si trattava di una vuota retorica. Ora, per calmare l'impeto delle proteste, sono scattati alcuni arresti ma restano poco convincenti e le proteste non si placano
Mentre in Serbia da mesi proseguono le proteste, incentrate sulla richiesta di responsabilità politica e sulla necessità di indagare e prevenire pratiche corruttive come quelle che hanno portato ad una delle più grandi tragedie mai avvenute nel paese, il governo cerca in tutti i modi di distogliere l’attenzione dal problema e di convincere l’opinione pubblica, o almeno i propri sostenitori, che la corruzione non ha provocato la tragedia di Novi Sad, promettendo tolleranza "zero" per i corrotti.
Da anni ormai il presidente della Serbia annuncia una "lotta alla corruzione". Abbiamo sentito tante volte dire che "a breve verrà lanciata la più grande campagna per combattere la criminalità organizzata e la corruzione", però fino a qualche settimana fa nulla è stato fatto.
Il presidente Vučić, come di consueto, ha annunciato l’avvio di una campagna anticorruzione sui media, prima che l’opinione pubblica ne venisse a conoscenza dalla polizia, dalla procura e dalle altre autorità competenti.
Alla fine del 2024, Vučić ha affermato che "la politica dello stato si baserà su una lotta feroce contro la corruzione". Poi a inizio febbraio ha precisato che "la lotta sarà quotidiana, i procuratori faranno il loro lavoro, hanno mano libera, per noi sarà difficile, molto difficile. I cittadini devono avere fiducia nel loro paese, e chi è diventato smoderato… cosa ci posso fare?"
Vučić annuncia un’ampia lotta senza quartiere contro la corruzione da quando è salito al potere, dodici anni fa. Tuttavia, l'unica “ampia” azione intrapresa è stata quella contro Miroslav Mišković, imprenditore serbo e proprietario della compagnia Delta, che alla fine è stato assolto da tutte le accuse.
Da allora non è stata avviata alcuna inchiesta sulla "corruzione ad alto livello”, nonostante la Serbia, secondo la percezione dei cittadini, sia un paese altamente corrotto. Nel suo ultimo rapporto annuale, Transparency Serbia sottolinea che il paese “continua a scendere nella più importante classifica mondiale dei paesi in base alla percezione della corruzione nel settore pubblico", posizionandosi al 105° posto, il peggior risultato dal 2012, quando è stato introdotto l’attuale metodo di indagine.
La corruzione sta erodendo ogni poro della società, lo affermano da mesi gli studenti, i cittadini e l’opposizione. Che la corruzione sia la causa del crollo della tettoia della stazione di Novi Sad – si pensi alle norme aggirate, ai contratti da svariati milioni di euro stipulati segretamente, agli innumerevoli subappaltatori ingaggiati, ai costi dei lavori aumentati a dismisura – è chiaro a tutti tranne che alla procura e ai tribunali che, a quanto pare, non seguono nemmeno i flussi di denaro legati alla ricostruzione della stazione di Novi Sad.
Arresti
Nel tentativo di calmare la situazione, nelle ultime tre settimane, quella che il governo chiama la lotta alla corruzione è stata ridotta ad una serie di arresti quasi indiscriminati in tutta la Serbia.
Il giorno dopo l’annuncio di Vučić, è stato arrestato Milorad Grčić, ex direttore dell’Azienda elettrica serba (EPS) e presidente della municipalità di Obrenovac. La procura di Belgrado accusa Grčić di aver danneggiato l'EPS per oltre un milione di euro.
Insieme all’ex direttore dell’EPS sono state arrestate altre quattordici persone, tra cui il controverso imprenditore Dejan Papić, presumibilmente coinvolto nell’appropriazione indebita di fondi EPS.
“Questo è solo l'inizio di una vasta e annunciata campagna contro la corruzione e nei prossimi giorni mi aspetto nuove azioni”, ha affermato il procuratore capo Nenad Stefanović.
Anche l'ex sindaca di Niš Dragana Sotirovski è stata arrestata con l'accusa di aver danneggiato il bilancio della città per quasi quattro milioni di euro. Mercoledì 5 marzo sono state arrestate undici delle sedici persone sospettate di aver danneggiato l’Istituto nazionale di geodesia per circa 100 milioni di dinari (poco più di 9 milioni di euro).
Gli arresti per sospetta "appropriazione indebita" di denaro hanno coinvolto anche l'Accademia medica militare di Belgrado, una azienda pubblica di Senta (nella Vojvodina settentrionale), mentre a Kraljevo è stato arrestato un imprenditore, un certo Cicmil, proprietario della società Promont che controlla diversi alberghi di lusso in Vojvodina, con l'accusa di riciclaggio di denaro. Oltre a questi sospettati, sono stati arrestati anche i loro assistenti e complici.
Gli arresti non finiranno qui, almeno secondo quanto annunciato dal presidente e dal procuratore capo. L'azione – pensata per sgonfiare le proteste studentesche e civiche, distogliere l'attenzione da altri argomenti, o almeno tentare di dimostrare che nessuno è intoccabile, nemmeno tra gli esponenti del potere – non ha però prodotto l'effetto desiderato.
Le proteste non accennano a placarsi e i cittadini che non sostengono il regime percepiscono la recente azione anti-corruzione non tanto come una vera lotta alla corruzione, quanto come un intervento finalizzato all'arresto di "pesci piccoli" in una grande catena di corruzione.
Anche i sostenitori di Vučić, ad eccezione dei lealisti e del nocciolo duro del suo partito, sono scettici sulla possibilità che questi arresti possano fermare la corruzione, e continuano ad accusare di criminalità e corruzione tutti tranne Vučić, convinti che il presidente sia all’oscuro di tali pratiche e che se ne fosse a conoscenza non le permetterebbe.
Ong
Nel frattempo, a fine febbraio, la procura di Belgrado ha avviato indagini preliminari nei confronti di diverse organizzazioni non governative, sulla base delle affermazioni di alcuni funzionari americani sull'utilizzo improprio di fondi che gli Stati Uniti, tramite l'agenzia di sviluppo USAID, avevano destinato alla Serbia. Ad oggi però non è pervenuta alcuna richiesta ufficiale di indagine da parte degli Stati Uniti.
Ad ogni modo, la lotta di Trump contro l'USAID si fa sentire anche in Serbia, le cui autorità auspicano una buona cooperazione con l'amministrazione americana.
La polizia ha perquisito gli uffici di diverse ong, tra cui le Iniziative civiche, CRTA, il Centro per la politica pratica e la Fondazione Trag. Il procuratore Stefanović ha affermato che "la polizia deve sequestrare tutta la documentazione relativa alle donazioni USAID per stabilire se ci sia stato un utilizzo improprio del denaro".
I tabloid hanno pubblicato la notizia sulle "attività sospette" di suddette ong prima ancora che la polizia bussasse alle loro porte. La sera prima dell'operazione, il presidente Vučić l’ha annunciata in una trasmissione su Happy TV. "Bene, ci sono BRAVO, Sviće, NDNV, NUNS, MUNS, UNS, tutti pagati dall'estero. Aiuteremo l'FBI, forniremo tutte le informazioni che l'FBI ci chiederà”.
Ufficialmente, né l'FBI né l'amministrazione statunitense hanno chiesto ai colleghi serbi di indagare sul modo in cui sono state spese le donazioni USAID. Eppure, Vučić, la presidente del parlamento e il procuratore capo hanno ascoltato attentamente le affermazioni pronunciate dal presidente degli Stati Uniti e dal suo stretto collaboratore Elon Musk dall'altra parte dell'oceano. Non sorprende dunque che qualche giorno fa Trump, durante un discorso, abbia citato la Serbia come esempio di sperpero dei dollari dello Zio Sam, meravigliandosi della cifra di quattordici milioni di dollari destinata al miglioramento degli appalti pubblici in Serbia.
A beneficiare dei fondi USAID sono state sia le autorità che le organizzazioni non governative in Serbia. Oltre che per il miglioramento degli appalti pubblici, USAID ha sostenuto le istituzioni serbe anche in altri ambiti, comprese la riforma giudiziaria, la tutela ambientale, la competitività economica, la protezione dei diritti delle minoranze nazionali.
Le organizzazioni non governative hanno ricevuto fondi per vari progetti e campagne e si stima che il valore totale delle donazioni dal 2001 a oggi abbia superato i 937 milioni di dollari.
Ana Brnabić, presidente del parlamento di Belgrado, che in passato aveva lavorato per USAID (come si legge su Wikipedia), ha affermato di non avere nulla contro i finanziamenti esteri, purché siano trasparenti. Brnabić ha dichiarato di non capire il motivo per cui vengono finanziate le organizzazioni che si occupano dello stato di diritto, quando quelle stesse organizzazioni hanno chiesto di non adottare le modifiche costituzionali che “garantiscono l'indipendenza della magistratura e della procura".
La presidente del parlamento ha poi spiegato che "la Serbia è salita alla ribalta della cronaca dopo che l'amministrazione statunitense ha rivelato quanti soldi sono stati spesi per destabilizzare Vučić e un regime democraticamente eletto".
Il giornalista Branko Čečen ritiene che assistiamo alla strumentalizzazione della polizia per scopi politici perché si indaga sulle finanze delle organizzazioni non governative, mentre il riciclaggio di ingenti somme di denaro attraverso progetti statali viene ignorato.
Per le Iniziative civiche, l’intervento della polizia e della procura è "un grave attacco ai diritti umani fondamentali con cui si continua ad esercitare pressioni illegittime sulla società civile". Anche altre organizzazioni non governative, media e singoli individui ritengono che si tratti di un’azione politicamente motivata.
Intanto, l’Unione europea ha rilasciato una dichiarazione affermando che "la società civile svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo di una società democratica e pluralistica e dovrebbe funzionare liberamente, invece di essere costantemente sottoposta a pressioni”.