
Janez Janša - © 24K-Production/Shutterstock
Alle elezioni politiche in Slovenia manca più di un anno: la nuova atmosfera arrivata con la vittoria negli USA di Donald Trump ha fatto però ripartire in anticipo la campagna elettorale. Al centro come al solito, il padre-padrone del centrodestra Janez Janša
Grandi speranze si stagliano all’orizzonte: la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti offre scenari e prospettive inimmaginabili sino a ieri, che Janez Janša, il padre padrone del centrodestra sloveno è intenzionato a cogliere.
La scorsa settimana ha acceso le polveri nella piazza di fronte al parlamento, con un raduno in cui ha chiesto una grande alleanza per raccogliere quella maggioranza di 2/3 necessaria per mettere mano alla costituzione con l'intento di salvaguardare la tradizione, le tasche dei cittadini e la normalità.
Il nuovo vento che arriva nelle vele del centrodestra ha fatto così partire la campagna elettorale, che si preannuncia come sempre lunga, tortuosa e senza esclusione di colpi. Al voto manca più di un anno, ma la destra intanto vuole rifilare quante più spallate al governo, con l'intento di farlo cadere al più presto e di arrivare, se possibile, al voto anticipato.
La prima trappola sarà il referendum sulle pensioni per merito previste per gli artisti. Il governo facendo seguito ad una sentenza della Corte costituzionale ha regolato una materia che sino ad oggi era lasciata al caso ed alla volontà politica.
Janša ed i suoi uomini sono subito partiti all'attacco dando ad intendere che il provvedimento serve solo a riempire le tasche a vecchi cantori della sinistra che nulla avrebbero a che fare con l'arte e men che meno con produzioni di livello straordinario.
Ora stanno raccogliendo le firme per portare gli sloveni al voto e molto probabilmente non avranno difficoltà a trovarle. Poi cominceranno le danze, quando i cittadini saranno chiamati ad esprimersi sul provvedimento, ma ancor più a far capire a Robert Golob ed al suo esecutivo che il tempo è scaduto e che ne hanno abbastanza di lui e del suo governo.
I segnali per l’esecutivo, del resto, non sono confortanti. A scendere in piazza anche la società civile di sinistra raccolta intorno a “La voce del popolo”. Erano stati quelli che al tempo dell’ultimo governo Janša avevano protestato in strada ogni venerdì, sfidando i decreti anti-Covid e i provvedimenti della polizia.
Questa volta hanno ripreso a farsi sentire per dire che a quasi tre anni dal suo insediamento il governo di centrosinistra ha mantenuto ben poche promesse. Non è stata una manifestazione oceanica, come quelle che erano andate in scena quando si trattava di manifestare contro il centro destra, ma è bastata per dire che molti elettori di centrosinistra sono profondamente delusi per come stanno andando le cose.
In Slovenia, del resto, tutto sembra ripetersi come in un noioso ritornello. Ancora una volta un volto nuovo ha preso in mano le redini del paese, solo per evitare che Janša resti in sella. Il vecchio leader del centrodestra è una delle figure più controverse della politica slovena. Idolatrato dai suoi adepti, è visto come una specie di messia dai suoi sostenitori. Un vero e proprio uomo della provvidenza contro cui figure oscure, legate al vecchio regime ed ai suoi servizi segreti da decenni starebbero ordendo orribili congiure per lasciarlo all’opposizione.
Dall’altra parte Janša è considerato un pericoloso principe delle tenebre, intenzionato a portare al Slovenia verso uno stato autoritario di stampo orbaniano, dove la democrazia e la libertà sarebbero irrimediabilmente compromesse.
Da qui un muso contro muso perenne, dove due paesi contrapposti ed antitetici non riescono né a comunicare né ad interagire. Chi cerca di gettare ponti viene osteggiato da entrambe le parti. L’ultimo che ci sta provando è Anže Logar, l'ex candidato presidenziale, che partendo da destra era riuscito a raccogliere più consensi del solito al centro. Subito ripudiato da Janša è visto dal centrosinistra come un pericoloso cavallo di Troia di cui non ci si può e non ci si deve fidare.
Ora, però, nuovi scenari si aprono anche in Slovenia. Il nuovo vento che arriva dagli Stati Uniti potrebbe lasciare il segno. In politica ancora nulla si sta muovendo. Al momento la sfida che sembra profilarsi all’orizzonte dovrebbe essere ancora una volta quella tra sostenitori e detrattori di Janez Janša.
Di lui non nascondono che farebbero volentieri a meno anche nel centrodestra. Le cose con i democristiani di Nuova Slovenia non stanno andando benissimo. Con i democratici di Janša, non riescono a far squadra, nemmeno al parlamento europeo, dove entrambi pur facendo parte dei popolari sono l’un contro l’altro armati.
Nel centrosinistra intanto devono decidere se continuare a puntare ancora su Golob o se tirare l’ennesimo colombo fuori dal cilindro. Intanto bisognerà vedere quanto reggeranno gli equilibri con i socialdemocratici e con la sinistra radicale, mentre i rapporti sembrano già tesi con la Presidente della Repubblica, Nataša Pirc Musar.
Intanto la slovena più famosa al mondo sta a guardare. Melania, dopo il giuramento si è fatta vedere solo una volta in pubblico con il potente marito. Era ampiamente nelle previsioni che non avrebbe voluto stare al centro della scena.
Accanto a lei al momento del giuramento c’era suo padre, ma anche una serie di amici, tra cui l’arcivescovo di Lubiana Anton Jamnik ed Ivo Boscarol, un imprenditore che ha saputo costruirsi una fortuna con i suoi aerei ultraleggeri. Una figura quest’ultima che se lo volesse potrebbe certamente giocare un ruolo di primo piano nella politica slovena e che sarebbe in grado di importare in Slovenia quella che a tutti gli effetti sembra essere la rivoluzione americana.