Riparte la “rivoluzione colorata” in Macedonia. Lunedì 20 giugno decine di migliaia di cittadini sono scesi in strada a Skopje per prendere parte alle proteste anti-governative
Foto OBC
Le proteste sono iniziate lo scorso 12 aprile in seguito all’amnistia concessa dal presidente Ivanov (in seguito ritirata) a 56 persone, la maggior parte dei quali politici coinvolti nello scandalo intercettazioni scoppiato nel 2015. Le proteste prendono di mira anche i numerosi monumenti eretti nell’ambito del progetto “Skopje 2014”, simbolo delle politiche controverse attuate in 9 anni dal governo VMRO-PDMNE dell’ex-primo ministro Nikola Gruevski.Secondo i media della regione, sarebbero circa 20.000 i cittadini scesi in piazza lunedì scorso dopo alcune settimane segnate da episodiche azioni dimostrative da parte di alcuni attivisti. I manifestanti chiedono che la Corte Costituzionale macedone non annulli il mandato del procuratore speciale che indaga sugli abusi connessi allo scandalo intercettazioni illegali, nei quali sarebbero implicati numerosi esponenti del partito di governo. Dopo essersi dati appuntamento davanti alla sede del procuratore speciale, incaricato accertare le vicende legate allo scandalo intercettazioni, il corteo si è diretto verso la sede del governo. Fra gli slogan dei manifestanti, “Nema pravda, nema mir”, “Non c'è pace senza giustizia”.Il corteo si è poi diretto verso il Parlamento, la cui sede è stata colpita del lancio di numerose “bombe colorate”. Dopo aver preso di mira la sede del Parlamento, alcuni manifestanti hanno cercato di abbattere uno dei monumenti che si trovano di fronte all’edificio, la statua raffigurante Prometeo che fa parte del nuovo arredo urbano previsto dal progetto "Skopje 2014"La polizia è intervenuta per fermare il tentativo di abbattere il monumento, provocando alcuni momenti di tensione senza che però si verificassero scontri aperti fra le forze dell'ordine e i manifestanti.