E poi, smettiamola di cianciare di mafie. Dieci anni fa tra la Puglia e l'Albania viaggiavano gommoni carichi di clandestini, di droga e di armi; oggi ci sono cinque traghetti a notte nelle due direzioni. Certo nel doppio fondo di qualche camion ci sarà merce di conrabbando o traffici illegali, ma non più di quanta non ne passi per i valchi di frontiera tra Romania e Ungheria, tra Ucraina e Polonia o sui traghetti tra San Pietroburgo e Stoccolma. Ma, caro Rumiz, nessuno a Berlino si sognerebbe di dire che il rapporto con l'Est europeo è un problema di criminalità. Quattro giorni fa Milo Djukanovic è venuto a Bari a farsi interrogare dai magistrati italiani: che cos'è questo se non un riconoscimento della giurisdizione italiana e della legalità internazionale, sia pure al netto della certezza dell'archiviazione della propria posizione grazie all'immunità di cui gode un capo di governo? E allora se la strada italiana per il Sud Est europeo a Trieste (e a Lubiana e a Zagabria) è sbarrata dal "passato che non passa", proviamo a passare per Bari. Forse scopriremo che da qui non sono più vicine solo Tirana, Podgorica e Skopje, ma anche Prishtina e Belgrado. E il Mar Nero.
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