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Enrico, quest'osservazione è del tutto fuori posto. Gli "errori del passato" non si espiano con un tributo di sangue, come in certi codici antichi, mettendo sul piatto i morti di una parte e quegli degli altri, per poi dichiararsi purgato e semmai in debito, per poter ricominciare tutto da capo "al momento opportuno". Ogni morto è sempre e dovunque un'immensa tragedia. Il fatto è che in Serbia stenta a partire il processo dell'elaborazione di quel passato tragico, l'analisi delle cause e il riconoscimento delle proprie colpe, che sarebbe il primo passo per la conseguente catarsi e l'emancipazione della società serba. Questo è il presupposto per tornare alla normalità e così si interrompe la "faida tra popoli". Mi pare che in Serbia stia invece avvenendo l'esatto contrario, forse (ma non solo) a causa dell'imminente campagna elettorale. Ma le scorciatoie in politica spesso fanno prendere la strada più lunga e accidentata.