La risposta è molto semplice caro Enrico e la spiegazione sta 1.nel trauma subito dai kosovari in un secolo di brutale dominio serbo (escluso 1974-1989) e nella reazione che ne è seguita, 2. nella concezione sbagliata (o forse no?) di una minoranza kosovara che la pulizia etnica paga (vedi Republika Srpska e Kosovo del Nord). E con Dayton, quando il Kosovo fu ignorato per pacificare la Bosnia per mezzo di Milosevic(!) e dei suoi simili, la cultura della non-violenza, coltivata con successo fino al 1995da quel grande uomo che fu Rugova, comiciò a perdere credito tra i kosovari, fino allo scoppio delle ostilità del 1998-1999. E' indubbio comunque che la predisposizione antiserba dei kosovari albanesi, ragionevolmente totale nel 1999, oggi si è notevolmente affievolita. Credo che scomparirà quando le minoranze e le chiese non saranno più manipolate per avanzare pretese irreali e non condivise dalla maggioranza dei kosovari, ma saranno effettivamente parte integrante e ricchezza del paese. Per arrivare a questo però è necessario uno stato funzionante, sotto forte tutela europea fino a quando sarà necessario, visto che né il protettorato ONU/UE, né la riannessione alla Serbia non sono strade percorribili. LAST BUT NOT LEAST c'è chi da ogni incidente interetnico trae capitale politico, soprattutto chi sostiene che serbi e albanesi in Kosovo (cioè le loro aree) vanno divisi, siccome non possono vivere insieme. Ma per ogni incidente etnico riportato, ci sono più episodi di normalità