Katrina
(01/08/2011 09:30)
Giovani impavidi che si chiamano Djokovic, che si chiamano Krasic.
Riottosi all' omologazione filo - occidentale, poco globalizzati, adattabili ovunque ma comunque inconfondibili. Ascoltano narodna muzika e non se ne vergognano affatto. Vincono perchè, molto semplicemente, gli altri non sono come loro. Raccattano palle impossibili e ci fanno miracoli. Osano dove gli altri non sanno.
Gli avversari li temono psicologicamente, e fanno bene.
Nessuno vince in quel modo solo per sè stesso, e infatti dietro di loro c'è un popolo, e lacrime e sangue e rivendicazioni e un "sentire" fortissimo, un pathos che da solo sbaraglia.
Non è furia cieca nè arroganza, ma calma consapevolezza, identità e destino, talento e senso di scopo.
L' Europa arroccata e anemica deve includerli e velocemente, orientandone le straordinarie risorse. Ha più bisogno lei dei giovani balcanici, più di quanto loro abbiano bisogno di lei.